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Leo, da Arezzo a Londra alla ricerca della Felicità

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Leo, da Arezzo a Londra alla ricerca della Felicità

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di Roberto Fiorini

Leo Baldi è un giovanissimo musicista e cantante nato ad Arezzo che ha deciso di trasferirsi in Inghilterra per studiare filosofia all’università di Lancaster, dedicandosi allo stesso tempo alla scrittura e composizione di brani incentrati su sonorità elettroniche, particolarmente evocative ed introspettive.

Una confluenza di elettronica, pop ed ambient davvero interessante ed originale.

Leon Seti, il nome d’arte scelto da Leo Baldi, è anch’esso un nome evocativo ed ispirato.

Linee melodiche mai banali.

Una voce particolare, profonda, matura.

Arrangiamenti caratterizzati da sonorità cristalline, sempre definite.

Leo produce, scrive, compone e canta tutti i suoi brani.

Ho deciso di raggiungerlo via mail per porgli alcune domande.

Ciao Leo, da dove nasce la Tua decisione di trasferirti a Londra?

Andare a Londra era sempre stato il mio piano, fin da prima di trasferirmi in Inghilterra. Per chi vuole fare musica, soprattutto musica che non rientra in categorie particolari, Londra è un terreno fertile. Quindi appena laureato ho trovato un posto da amici e piano piano ho fatto la trasferta da Lancaster.

Hai scelto di non restare e di andare via da Arezzo, perchè?

Vivere ad Arezzo e avere le ambizioni che ho sarebbe stato frustrante. Però penso che se fossi rimasto sarei stato più felice, e forse anche più stolto. Vivere con i miei sogni è molto difficile e la gavetta è estenuante a dir poco. Se fossi rimasto mi sarei accontentato di meno e avrei già una vita più felice, ma nel lungo termine sono convinto che il mio percorso mi porterà molto più lontano.

Quale libro stai leggendo in questo momento?

Sono una di quelle persone che ne apre venti tutti insieme. Recentemente ho finito L’Enigma di John Fowles, e direi che quello che voglio assolutamente finire al più presto è Eroticism di George Bataille.

Qual è il tuo piatto preferito?

Senza ombra di dubbio la pasta al salmone, con la ricetta di mia nonna.

Social Network su cui trascorri più tempo?

Instagram. Purtroppo.

Un libro che hai amato particolarmente?

Il Magus di John Fowles.

Qual è l’aspetto più bello del web e quello più brutto?

L’aspetto più bello è l’accessibilità ed essere virtualmente connessi con persone dalla parte opposta del pianeta con cui non avrei mai la possibilità di parlare altrimenti. La mia musica è facilmente reperibile anche in Vietnam e questa cosa mi mette i brividi, in senso positivo. La cosa più inquietante del web è ironicamente il fatto che con tutta l’informazione di facile reperibilità le persone stanno diventando più ignoranti. La generazione di 16-17enni di adesso che viene dal Regno Unito e US è di una stupidità allarmante.

La qualità imprescindibile che cerchi in un amico?

La sincerità. Non sono un fan dei peli sulla lingua.

Quale musica ascolti? E soprattutto CD o vinili?

Io da anni ho una dipendenza da compratore di CD, mi piace l’idea di possedere la musica che ascolto e non sopporto siti di streaming perchè non pagano i musicisti abbastanza. Quindi se apprezzo qualcosa io compro, o su Itunes o in CD. Magari ascolto meno macedonie di artisti ma preferisco che la musica sia un’esperienza. Averne meno mi fa apprezzare di più gli album che possiedo. Ascolto principalmente musica elettronica o che abbia elementi sonori interessanti. Al momento sto ascoltando il nuovo album di Kerli, Sevdaliza, Grimes, Kimbra, Wednesday Campanella, Robyn e una buona dose di Madonna anni 90.

C’è una canzone che Ti piace ascoltare nei momenti tristi?

Help dei London Grammar e Lover you should’ve come over di Jeff Buckley.

Quando hai iniziato a fare musica?

Ho iniziato a scrivere canzoni con il mio primo gruppo a 16 anni, sono passato alla composizione da solista a 19 anni appena trasferito in Inghilterra. Da allora in poi ho sempre composto i miei pezzi. Come dico sempre, non ho i soldi per permettermi di avere altri musicisti che mi aiutino.

Con quali artisti sei cresciuto?

Tecnicamente sono cresciuto con gli album che metteva mio babbo in macchina, musica celtica, jazz, rock anni 70, pop e quello che passava alla radio. La mia emancipazione musicale è avvenuta anni dopo e mi sono appassionato subito ai Queen, Madonna, Jeff Buckley, Lady Gaga, Prince, Bjork e ovviamente le trashate occasionali che passavano in discoteca quando andavo al Dolceverde.

Quali sono le tue fonti d’ispirazione?

I suoni. Per scrivere una canzone parto sempre da un suono che vorrei ricreare o che vorrei trovare. I testi nascono da ultimi e nascono sempre da esperienze personali. Io sono molto drammatico quindi trovo sempre cose oscure di cui parlare, anche su una melodia upbeat. Sicuramente la mia ispirazione non sono “le persone” come va di moda dire ultimamente.

Cosa significa lavorare nella musica a Londra?

Patire la fame e cercare incessantemente di dormire con la persona giusta.

Il primo pensiero quando ti svegli la mattina?

Quante persone hanno ascoltato le mie canzoni oggi?