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Allarme Confartigianato: “manifatturiero aretino in ginocchio, non bastano le prime misure economiche”

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Allarme Confartigianato: “manifatturiero aretino in ginocchio, non bastano le prime misure economiche”
I piccoli artigiani e le micro imprese spingono la crescita occupazionale

Il Cigno Nero. l’evento raro e imprevedibile che viene a determinarsi improvvisamente andando a sovvertire tutte le previsioni degli analisti e determinando uno stravolgimento inaspettato del quadro economico generale.

E’un’immagine che rispecchia perfettamente quello che è successo con il Coronavirus, “un Cigno Nero che ha portato una vera e propria rivoluzione economica che stravolge – spiega Luca Parrini, presidente del settore Orafo di Confartigianato – non solo l’organizzazione produttiva delle singole aziende ma produce effetti dirompenti sull’offerta, sulla fiducia tra gli operatori economici, sulla domanda ed infine sulla struttura finanziaria delle imprese”.

Pienamente d’accordo con questa analisi anche Luca Fiorini, che in Confartigianato Arezzo è presidente dell’Associazione Meccanica e che aggiunge: “Quando sarà finita l’emergenza sanitaria ci troveremo a fare i conti con uno scenario economico completamente diverso da quello a cui ci siamo abituati negli ultimi anni”.

“Di fronte ad una situazione così straordinaria – continuano Parrini e Fiorini – serve un intervento straordinario del Governo con prestiti ingenti che prevedano piani di ammortamento di lungo periodo, che consentano alle aziende la restituzione del capitale ricevuto in tempi sufficientemente lunghi e che comunque possano essere rimborsati solo dopo il superamento dell’emergenza economica: la sospensione del versamento di tasse e contributi nel mese di marzo, la cassa integrazione e gli ammortizzatori sociali, la moratoria sugli affidamenti e sul pagamento delle rate dei prestiti fino al 30 settembre sono provvedimenti che vanno nella giusta direzione, ma non sono ancora sufficienti”.
Sono affermazioni forti, ma che vengono da chi rappresenta un bacino occupazionale di circa 21mila dipendenti impiegati in circa 2.350 stabilimenti produttivi dislocati sul nostro territorio,il settore orafo e metalmeccanico rappresentano la spina dorsale del tessuto economico provinciale.

“In questo momento – aggiunge Parrini – i primi effetti prodotti sulle aziende sono quelli dal lato dell’offerta. La sospensione delle attività produttive disposta dal DPCM del 22 Marzo è stata applicata in modo generalizzato a tutte le aziende del distretto orafo”.

I beni di lusso, la gioielleria e la bigiotteria non rientrano in quelle filiere considerate essenziali dai provvedimenti governativi che hanno consentito ad aziende di altri settori produttivi di proseguire l’attività.

“È il caso di molte aziende della meccanica che – spiega Luca Fiorini – non hanno interrotto la loro produzione proprio perché appartenenti a categorie o a filiere produttive legittimate alla prosecuzione delle attività, anche attraverso una semplice comunicazione alla Prefettura. Naturalmente le aziende che proseguono l’attività devono garantire l’implementazione di tutte le misure di protezione e prevenzione all’interno del luogo di lavoro secondo quanto previsto dal protocollo condiviso dalle parti sociali”.

Altra questione decisiva: in queste settimane c’è stato il ricorso massiccio agli ammortizzatori sociali, per la retribuzione dei dipendenti rimasti a casa. Secondo quanto comunicato dagli uffici di Confartigianato solo nell’ultima settimana sono state circa 70 la pratiche di attivazione della cassa integrazione per circa 350 lavoratori delle aziende dei settori meccanica e oreficeria ma le domande continuano ad arrivare.

Le aziende cercano di arginare così la crisi di liquidità che si sta determinando in queste settimane per effetto della sospensione dell’attività produttiva e dell’azzeramento del fatturato, a fronte dei costi necessari alla retribuzione dei fattori della produzione.
Secondo Fiorini allora “il clima di incertezza determinato dalla sospensione delle attività produttive rischia di produrre effetti a catena sui pagamenti e sulle consegne dei fornitori. Più in generale rischia di mettere in crisi il clima di fiducia tra gli operatori economici che è fondamentale per il regolare ed ordinato svolgimento delle transazioni economiche. Uno strumento efficace da questo punto di vista – continua Fiorini – potrebbe essere l’attivazione da parte del Governo di una specifica linea di finanziamento dedicata all’anticipo fornitori presso gli istituti di credito.
“L’emergenza in questo momento – dichiara a sua volta Parrini – è quella di assicurare alle aziende la liquidità necessaria a garantirne la resilienza, la capacità di resistere alla tempesta perfetta che si sta abbattendo sui mercati internazionali”.
“Questo perché – conclude lo stesso Parrini – alla crisi dal lato dell’offerta, generata dalla sospensione delle attività produttive si aggiungerà purtroppo in un secondo momento anche una crisi della domanda, determinata dalla diffusione del virus nei nostri principali mercati di sbocco (pensiamo a molti Paesi Europei ma anche agli Stati Uniti). Pertanto la riapertura delle attività produttive nazionali potrebbe cadere in un periodo ancora caratterizzato dalla chiusura delle filiere commerciali e distributive internazionali determinando un’ulteriore periodo di inattività delle aziende e perdita di fatturato”.