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Export, crollo già a marzo. Flessione oro e pelle

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Export, crollo già a marzo. Flessione oro e pelle
Il distretto orafo aretino protagonista a Vicenzaoro dal 7 all'11 settembre

Il Monitor dei Distretti della Toscana, realizzato dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, ha preso in analisi i risultati di commercio internazionale del primo trimestre 2020, che permettono anche di valutare i primi effetti per settore e territorio delle misure di contenimento attuate nell’ultima parte di marzo per contrastare la diffusione del COVID-19.

Complessivamente nel primo trimestre 2020 la Toscana è riuscita a replicare il valore di esportazioni del 2019: nel periodo gennaio-marzo le vendite all’estero anche extra-distrettuali sono state pari a 10 miliardi di euro (+0,3%) e collocano la Toscana come quinta regione italiana per export realizzato, con un risultato migliore della media nazionale (-1,9%).

Restringendo il perimetro alle sole specializzazioni distrettuali e ai poli tecnologici – che hanno conseguito 5,1 miliardi di esportazioni, in calo del -3,6% – il dato della Toscana non registra differenze significative rispetto alla media nazionale, che è stata del -3,0%.

Se però si estrapolano i risultati dei poli farmaceutici e biomedicale, emerge il divario tra l’export dei distretti tradizionali toscani e quello nazionale: nel periodo gennaio-marzo le esportazioni sono state pari a 4,1 miliardi di euro, con una perdita di 550 milioni rispetto al primo trimestre 2019 (-11,8% contro -6,8% della media italiana), che si spiega anche con la specializzazione produttiva dei distretti toscani.

I principali settori produttivi distrettuali hanno infatti registrato un peggioramento nelle esportazioni, come la filiera della pelle (-23%), l’oreficeria (-14%), il tessile (-11%) con eccezioni nell’abbigliamento (+2%), nell’agro-alimentare (+3%) e nei prodotti in carta (+7%). La più intensa specializzazione toscana nel sistema moda, maggiormente colpito dalle misure di chiusura, insieme ad un andamento particolarmente positivo nel 2019 (+15,1%), può inoltre aver determinato un effetto “rimbalzo” nell’analisi tendenziale.

A livello regionale un forte sostegno alle esportazioni è connesso alla metallurgia (+66%) e in particolare alla produzione di metalli di base preziosi, legato alla filiera dell’oreficeria, ma non rilevante nel monitoraggio dei distretti e probabilmente collegato a una domanda di beni rifugio durante le fasi di maggiore incertezza del ciclo.

In un contesto estremamente difficile, va tuttavia segnalato come sette distretti tra i venti monitorati hanno realizzato una crescita o hanno almeno confermato il valore di esportazioni del primo trimestre 2019. In particolare è significativo osservare come tra i distretti con i risultati migliori si distinguono proprio le realtà non interessate dalle misure di contenimento come i distretti della filiera agro-alimentare con i Vini dei colli fiorentini e senesi (+13%) e l’Olio toscano (+4,5%) e i distretti del cartario sia con il distretto del Cartario di Lucca (+8,4%), sia con la produzione di Macchine per cartiera (+27,6%) che, oltre a non essere stati compresi nell’elenco delle attività sospese, sono stati interessati da un incremento di domanda.

Unico distretto del sistema moda che ha incrementato il valore delle esportazioni è l’Abbigliamento di Empoli (+5,6%), mentre sono rimasti sostanzialmente stabili i distretti della Ceramica di Sesto Fiorentino (+2,1%) e le Macchine per l’industria tessile di Prato (+0,5%).

Gli altri distretti hanno registrato un calo rispetto al 2019; in particolare è proprio il comparto della pelletteria e calzature che ha registrato le perdite maggiori con la Pelletteria e calzature di Firenze (-22,8%), le Calzature di Lamporecchio (-63,2%), la Concia e calzature di S. Croce (-15,1%), la Pelletteria e calzature di Arezzo (-26,5%) e le Calzature di Lucca (-32,0%).

Si segnalano inoltre, tra i settori maggiormente colpiti, l’Oreficeria di Arezzo (-15,6%) e il Florovivaismo di Pistoia (-20,4%). Nel comparto del tessile e abbigliamento si sono osservate riduzioni percentuali sempre significative, ma leggermente più contenute nel Tessile e abbigliamento di Prato (-5,3%) e nel Tessile e abbigliamento di Arezzo (-17,8%).

Tra i principali mercati di destinazione dei distretti tradizionali, la flessione più marcata si è registrata nelle esportazioni verso la Svizzera (-24,8%): questo dato risulta sicuramente influenzato dal trend registrato nel 2019, anno nel quale le esportazioni verso il mercato elvetico erano più che raddoppiate, e potrebbe risentire quindi anche di un fisiologico rimbalzo rispetto ai livelli eccezionalmente alti dello scorso anno.

Penalizzate inoltre le esportazioni verso i mercati asiatici: Cina (-37,2%) e Hong Kong (-36,6%), che sono stati interessati da inizio anno dalla diffusione del contagio e dalle politiche restrittive. Si confermano invece positivi gli andamenti verso la Francia (+7,3%,), grazie alle macchine per cartiera e alla Pelletteria e calzature di Firenze, e gli Stati Uniti (+1,4%) che hanno beneficiato della tenuta del distretto dei Vini dei colli fiorentini e senesi.

Lo scenario rimane ancora molto incerto e fortemente condizionato da elementi di difficile valutazione come il rischio di una seconda ondata autunnale della pandemia o la presenza di focolai estivi importanti: dopo il crollo tra marzo e aprile, i primi indicatori macroeconomici disponibili per il mese di maggio hanno evidenziato un recupero rispetto al mese precedente, anche se i livelli di attività restano inferiori alla norma.

L’emergenza in corso porterà a un cambiamento delle abitudini e dei comportamenti, con profonde trasformazioni nelle organizzazioni aziendali: in questo contesto le imprese distrettuali, forti delle loro competenze, dell’inserimento in filiere di prossimità altamente competitive e di un’elevata proiezione sui mercati internazionali, dovranno far leva e valorizzare questi elementi per cercare di rendere temporanee le difficoltà, evitando una perdita irreversibile di tessuto produttivo, e cogliere le opportunità offerte dal nuovo scenario competitivo: digitalizzazione, automazione, regionalizzazione delle catene globali del valore, sostenibilità.

“L’export distrettuale toscano del primo trimestre dell’anno già mostra i segni degli effetti della crisi pandemica, ma rappresenta anche un riferimento utile per una lettura dei differenti settori dell’economia regionale – dichiara Luca Severini, direttore regionale Toscana e Umbria Intesa Sanpaolo.

In questa delicata fase economica, la consapevolezza della ricchezza produttiva e di competenze espresse dalle imprese toscane spinge ancora di più Intesa Sanpaolo a sostenere gli imprenditori attraverso liquidità immediata ed interventi finanziari straordinari. Grazie a plafond di credito aggiuntivo e ad una task force interna, in Toscana abbiamo erogato da inizio anno circa 12.500 finanziamenti di importo fino a 30.000 euro previsti dal DL liquidità, oltre a 1.200 operazioni di finanziamento a medio-lungo termine con la garanzia del Fondo Centrale o di Sace.

Complessivamente, dall’inizio dell’emergenza abbiamo erogato alle imprese toscane 16.500 operazioni di finanziamento a breve e medio-lungo termine, per un ammontare complessivo di quasi 1,3 miliardi di euro”.