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Giorgianni: “attenzione alle insidie del Decreto liquidità”

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Giorgianni: “attenzione alle insidie del Decreto liquidità”
Letizia Giogianni

Il rischio delle piccole e medie imprese è quello di consegnare la propria azienda nelle mani dell’Agenzia delle Entrate

“Attenzione ai prestiti alle imprese ricevuti tramite il “decreto liquidità”. L’idea di fondo è quella di presentare un sistema di garanzie pubbliche a sostegno di prestiti a piccoli imprenditori e professionisti bisognosi di liquidità dopo il fermo della loro attività – ad intervenire è il presidente dell’Associazione Vittime del Salvabanche, Letizia Giorgianni, che ci ha rilasciato anche un’intervista in diretta.

Ma al momento regna la più totale incertezza sulla durata della crisi, non sappiamo infatti quali saranno i tempi necessari per ritornare alla normalità. Dunque è prevedibile che la platea dei richiedenti possa dar luogo ad un numero significativo di insolvenze.

Del resto basta guardarsi intorno: molti piccoli esercenti chiederanno questi soldi per pagare tasse e affitti arretrati, senza avere la minima idea di quando torneranno a fatturare cifre sufficienti a rimettersi in piedi.

Ora però si prefigura una trappola che potrebbe davvero rivelarsi mortale per tante piccole e medie imprese. Se infatti andiamo a vedere il modulo per accedere ai finanziamenti nel sito del Fondo di Garanzia scopriamo che l’erogazione non è una erogazione della tua banca la quale si dovrebbe poi rivalere sul Fondo ma è il Fondo stesso che, in caso di inadempienza del beneficiario, potrà rivalersi direttamente sul richiedente, (www.fondidigaranzia.it/normativa-e-modulistica/modulistica) allegato 4-bis. Essendo il fondo PMI una garanzia integralmente statale, lo Stato potrebbe infatti decidere di attivare la riscossione coattiva del credito in caso di inadempimento, e dunque attivare il D.P.R. 28 gennaio 1988, n. 43 per la riscossione dei tributi erariali che, a differenza dell’ordinaria procedura esecutiva, comporta un’accelerazione delle tempistiche previste per il recupero del credito.
In pratica il nostro piccolo imprenditore insolvente non dovrebbe misurarsi con i consueti strumenti che può mettere in campo una banca per recuperare un credito, ma con gli assai più rapidi ed efficaci metodi della vecchia Equitalia, oggi Agenzia delle Entrate. E qui cominciano i guai seri, perché è molto meglio misurarsi per un’insolvenza con una banca piuttosto che con un fondo pubblico
Diversamente dalla banca, che può vedere impugnato il suo decreto ingiuntivo, il credito del Fondo una volta non onorato dal debitore si trasforma in cartella esattoriale e diventa subito un titolo esecutivo, senza bisogno di sentenze o precetti di sorta.

Il guaio è che questo scenario potrebbe concretizzarsi non per demerito delle aziende in difficoltà, ma semplicemente per una riacutizzazione della pandemia o per decisioni ispirate a prudenza delle autorità governative che dovessero prolungare – o magari reiterare in autunno – il blocco delle attività a cui assistiamo in queste settimane. Potremmo così trovarci in poco tempo di fronte a decine di migliaia di insolventi.

Insomma, un calvario noto a milioni di italiani. Il guaio è che questo scenario potrebbe concretizzarsi non per demerito delle aziende in difficoltà, ma semplicemente per una recrudescenza della pandemia o per decisioni ispirate a prudenza delle autorità governative che dovessero prolungare – o magari reiterare in autunno – il blocco delle attività a cui assistiamo in queste settimane. Potremmo così trovarci in poco tempo di fronte a decine di migliaia di insolventi.

Anche per questo, come abbiamo ampliamente detto e ridetto, sarebbe stato molto più sensato erogare dei contributi a fondo perduto” conclude Giorgianni.