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La messa del vescovo Riccardo, nella cappella del cimitero, per le vittime del Coronavirus

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La messa del vescovo Riccardo, nella cappella del cimitero, per le vittime del Coronavirus
Riccardo Fontana

Il vescovo Riccardo Fontana ha officiato la Santa Messa, a porte chiuse, nella cappella del cimitero monumentale di Arezzo.

Una celebrazione particolare e molto sentita, commovente, in ricordo delle vittime del Coronavirus, ma anche di tutti i defunti che in questi giorni di pandemia se ne sono andati, senza poter avere la celebrazione del funerale con il saluto dai propri cari e conoscenti.

“Il pensiero e la nostra preghiera va a tutti coloro che, in questi giorni di prova durissima, hanno lasciato questo mondo, nella solitudine degli affetti e senza possibilità di un funerale; a tutti i malati perché sappiano trovare forza in questo momento così difficile; a tutti gli operatori della sanità per la abnegazione professionale e personale con cui stanno affrontando questa emergenza sanitaria donando a tutti noi la necessaria fiducia per trovare incoraggiamento e a tutti coloro che, a vario titolo, stanno donando la loro solidarietà alla nostra comunità”.
Con queste parole, stamani, il vescovo Riccardo – accompagnato dal vicario generale, mons. Fabrizio Vantini, e da p. Maurizio Granai ofm. Cap, cappellano al cimitero – ha pregato al cimitero monumentale di Arezzo, celebrando una Messa.

Mons. Riccardo Fontana, in comunione con gli altri vescovi italiani, ha così vissuto il venerdì della misericordia, indetto dalla chiesa italiana per pregare in suffragio di tutti i defunti e, in particolare, per le vittime del covid-19, morti in solitudine e senza la possibilità di ricevere i conforti religiosi e il funerale.

“Affido alla misericordia del Padre tutti i defunti di questa pandemia, esprimendo la vicinanza della Chiesa, di tutta la nostra chiesa diocesana, a quanti sono dolore e nella sofferenza – ha pregato il vescovo Riccardo nella sua breve ma intensa omelia, non dimenticando di lasciare un pensiero anche ai bambini ed ai giovani, perché siano aiutati dalle loro famiglie a sostenere questa prova e ad uscirne rafforzati.

“Dobbiamo leggere questa prova con occhi cristiani – ha concluso il presule -, dobbiamo fidare delle virtù cardinali: la pazienza, la fortezza, la giustizia e la temperanza. Abbiamo perso molta umanità e questa prova deve insegnarci a costruire un modo nuovo di stare assieme: possano aiutarci le virtù teologali – la fede, la speranza, la carità – chiavi autentiche per aprirci il Regno dei Cieli e farci vivere appieno la nostra umanità”.