Home Arezzo La Misericordia: “troppi furbetti delle autocertificazioni”. E ribadisce: “si deve stare a casa, ne va della salute pubblica”

La Misericordia: “troppi furbetti delle autocertificazioni”. E ribadisce: “si deve stare a casa, ne va della salute pubblica”

0
La Misericordia: “troppi furbetti delle autocertificazioni”. E ribadisce: “si deve stare a casa, ne va della salute pubblica”

“Da quando sono uscite le ultime restrizioni anche per muoversi in strada serpeggia voce che si possa aggirarle servendosi proprio delle autocertificazioni richieste. Vediamo perché non è così” esordisce in una nota la Misericordia di Arezzo.

“Da quando il Governo ha ristretto radicalmente le possibilità di muoversi al di fuori delle nostre abitazioni è tutto un chiedere – anche a noi – se e come si possano compilare le famose autodichiarazioni o autocertificazioni in modo da eludere il divieto di circolare.

Francamente c’è sembrata questa una stortura assoluta, un modo d’intendere i provvedimenti restrittivi del tutto improprio e vogliamo pertanto prenderne le distanze (e scongiurarlo) in maniera radicale.

Infatti, la ratio di tutte le norme nuove e per larga parte straordinarie che sono state adottate a causa della situazione sul nuovo coronavirus rispondono all’esigenza di scoraggiare del tutto l’uscita della gente dalle abitazioni: ne va della salute pubblica, che è anche la nostra -precisa la Misericordia.

E la cosa non è affatto strana, anzi: già la semplice constatazione di come si sia dovuti ricorrere a disposti del genere – cosa mai accaduta prima – dovrebbe dirla lunga sullo stato di reale necessità e urgenza che li ha ispirati.

Dunque lo ribadiamo, esistono precise eccezioni previste per autocertificarsi la possibilità di continuare a circolare, ma sono state concepite per rispecchiare fedelmente la realtà appunto eccezionale dei soli bisogni indicati, non per indurre a inventarsene una idonea quale scappatoia con cui potersi aggirare indisturbati fuori dalle nostre abitazioni.

Perché è proprio al loro interno che bisognerà invece rimanere, almeno fino al 3 aprile. Punto.

Forse gioverà ricordare che le violazioni ai divieti suddetti costituiscono reati penali, non estinguibili col pagamento dell’ammenda prevista e anzi punibili anche con il carcere. E che le verifiche sul dichiarato vengono fatte eccome; e pure subito.

Ma prima che per la punizione, queste norme vanno osservate per la salute altrui – continua la nota della Misericordia.

Ricordando che “l’altro” siamo noi stessi e che è proprio il muoversi fuori casa la maggior fonte di rischio per il propagarsi del contagio.
In altre parole, non solo è obbligatorio attenersi ai disposti indicati circa l’eccezionalità di eventuali “salti fuori”, ma anche osservare quelli che – seppur non espressamente citati tra i divieti – restano non immediatamente necessari.

Esempio tipico è l’ipotesi di sport all’aperto: non sarà citato tra i divieti, ma è forse indispensabile e nemmeno rinviabile di qualche giorno far ginnastica, correre o pedalare in giro?
E per le “passeggiate all’aria aperta”, cosa vale? Idem: proprio non se ne può fare a meno?
Nel sito del Ministero dell’Interno, infatti, al vademecum ministeriale in 12 punti relativo al Dpcm sul contenimento dell’epidemia, vengono sì esplicitati gli unici motivi considerati validi per uscire di casa (ossia: lavoro, necessità, salute e rientro al proprio domicilio), e al punto 10 viene anche detto che “lo sport e le attività motorie svolte negli spazi aperti sono ammessi nel rispetto della distanza interpersonale di un metro.”; ma il punto 1, quello che viene prima di tutti, inizia recitando testualmente: “Non si può uscire di casa se non per validi motivi.”

O preferite che ci sentiamo tutti costretti ad augurarci che piazzino i militari fuori d’ogni portone?

Perciò, se il dubbio e la voglia di evasione vi attanagliano, pensate un po’ più in maniera solidale verso i nostri simili; e cercate di soppesare più attentamente le vostre priorità: avete proprio bisogno di spostarvi da casa, di mantenervi in giro a lungo, di recarvi nel comune accanto o chissà dove altro? Davvero non potete rinviare? Veramente la cosa che ritenete di dover fare fuori di casa è così inderogabile o indispensabile? (E per quanto, poi: si parla di un paio di settimane, non dell’eternità.)

Suvvia: dopotutto, ai nostri nonni fu imposto di andare in guerra; a noi, per vincere questa, è stato richiesto di restarcene sul divano. Perciò facciamolo e basta. Anche perché soltanto se ciascuno farà il suo responsabilmente potremo uscirne senza troppi danni”.