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Mafia e Criminalità organizzata, il report della Fondazione Caponnetto

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Mafia e Criminalità organizzata, il report della Fondazione Caponnetto

La situazione non è da sottovalutare e deve essere affrontata con la necessaria durezza, in modo laico e senza timori”.

Ogni volta che la Fondazione Caponnetto tocca il tema della mafia e/o criminalità organizzata cinese si assiste ad una reazione giustamente preoccupata.
Ciò che recentemente è stato detto e scritto nella conferenza stampa di inizio anno di due giorni fa – “In relazione alla mafia cinese che è storicamente presente sul territorio toscano con tanto di sentenza di cassazione, si assiste ad una sottovalutazione del fenomeno che sembra caduto nel dimenticatoio, ma non dobbiamo dimenticare che la mafia cinese del triangolo Firenze-Prato-Osmannoro comanda in Italia ed in parte dell’Europa” – è confermato da una serie di report in cui vengono descritte ed inserite operazioni della magistratura e delle forze dell’ordine. Il primo, ufficiale, con Pier Luigi Vigna è del 2012*, altri ne sono seguiti nel 2016** e nel 2017***.

Si aggiungano poi le numerose relazioni della DIA e della DNA.
Il tutto preceduto e suggellato da una sentenza di Cassazione, VI Sezione Penale, del 30 maggio 2001, che confermava una condanna in appello ex art. 416 bis di un gruppo di cinesi che gestivano un traffico di clandestini verso l’Italia.

Appare evidente che la situazione non è da sottovalutare e che deve essere affrontata con la necessaria durezza, in modo laico e senza timori.

Salvatore Calleri, Presidente Fondazione Antonio Caponnetto