Una lunga lettera quella scritta dall’arcivescovo Riccardo Fontana per la sua diocesi in occasione della Pasqua. Una Pasqua di certo particolare, con le celebrazioni a porte chiuse, per evitare la diffusione del Coronavirus. Un nemico invisibile, che ha modificato la quotidianità di tutti.
“Vorrei tanto che la Chiesa che mi è affidata avesse, in questi giorni, la capacità di fare esperienza di quei cinque verbi, che punteggiano il racconto del 24° capitolo di Luca. Fossero come il Risorto, capaci di affiancarsi, di ascoltare, di spiegare le Scritture, entrare nella casa degli altri, facendosi riconoscere nei gesti della carità – scrive monsignor Fontana – (…) Anche per la Chiesa, il nuovo che sta per arrivare è un’occasione di maggiore responsabilità. Se nel passato ci è riuscito difficile qualche volta essere punto di riferimento, il progetto potrebbe essere di diventare sempre più propositivi. Lo saremo, come ci è riuscito in altri tempi nelle svolte epocali, se saremo capaci di testimoniare il Vangelo con l’esempio”.
E conclude: “nel segno della speranza cristiana, invoco dal Signore la Santa Benedizione su tutte le famiglie della nostra Chiesa particolare, sui suoi Pastori, i Religiosi e le Religiose, i Diaconi, i Consigli Pastorali e su quanti in famiglia si ritroveranno a pregare insieme, a tutti augurando che anche la prossima possa essere una Pasqua serena e piena di Grazia”.