Home Attualità PCI Toscana: lettera al Presidente della Regione Enrico Rossi e All’assessore alla Sanità Saccardi

PCI Toscana: lettera al Presidente della Regione Enrico Rossi e All’assessore alla Sanità Saccardi

0
PCI Toscana: lettera al Presidente della Regione Enrico Rossi e All’assessore alla Sanità Saccardi
SARS-CoV 2 e campagna vaccinale antinfluenzale 2021


“Come forza politica espressione della Sinistra di classe, seppur non attualmente rappresentata né in Parlamento né in Consiglio Regionale, seguiamo da sempre con molta attenzione tutto quanto attiene alla Sanità pubblica, la cui universalità e la cui tenuta rappresentano per noi uno degli elementi di democrazia sostanziale; la nostra attenzione non potrebbe essere oggi maggiore, proprio in virtù del momento così grave in cui il Paese versa, il nostro interesse quello di portare un critico contributo.

Se da una parte assistiamo, apprezzandone la inestimabile portata, allo sforzo messo in atto soprattutto dalle persone che della sanità sono i pilastri, e cioè di tutti i suoi operatori, dichiarando la nostra piena solidarietà alle istituzioni e lontani dall’agire per cercare facili consensi, non possiamo non osservare come questa crisi metta in luce scelte profondamente sbagliate che in un solco marcatamente liberista hanno determinato gravi danni al patrimonio sociale e culturale del nostro Paese, in particolare nell’ultimo decennio. Mai come adesso lo slogan al quale abbiamo affidato in sintesi la nostra linea politica “Più Stato meno mercato” spiega il senso dei tempi.

Purtroppo anche la Regione Toscana ha nel tempo proceduto, a nostro avviso, nella direzione di demolizione del Servizio Sanitario Regionale; e così, accanto a progressivi tagli prodotti dal Governo centrale, che a cascata hanno determinato tagli e gravi contrazioni anche a livello regionale, voi, in modo autonomo, a dir vostro in nome di imprescindibili scelte invocate proprio per governare le difficoltà esistenti, avete affossato ancora di più la sanità toscana con una infausta legge di riorganizzazione del suo assetto.

Incuranti delle preoccupazioni che da più parti, con cognizione di causa, venivano avanzate, avete deciso di procedere comunque; gli effetti sono sotto gli occhi di tutti. Ma non vogliamo qui affrontare questo particolare aspetto che pure ha avuto un grosso peso per l’intero sistema e oggi nella capacità di risposta al contrasto del virus SARS CoV 2.

Quanto successo e sta accadendo, sebbene i tempi non siano ancora maturi per un bilancio, permette comunque già di delineare aspetti controversi della capacità di risposta dell’intero apparato pubblico, della sua totale e inspiegabile impreparazione, a partire dai gravi ritardi con cui si è proceduto all’adozione dei provvedimenti necessari, in mancanza di una regia nazionale e ancor di più di fronte allo stesso spaesamento delle massime voci del panorama sanitario.

Le scelte liberiste che prima richiamavamo hanno poi fatto sì che ai danni diretti sulla sanità se ne aggiungessero altri con effetti oggi altrettanto pesanti: le mascherine protettive, non più prodotte in Italia perché certamente a basso contenuto di profitto, scarseggiano ancora, così come stiamo assistendo al penoso spettacolo relativo alle difficoltà di eseguire tamponi per la ricerca dei pazienti positivi, non solo sulla popolazione civile a rischio ma, e forse soprattutto, tra gli stessi operatori sanitari, sia per mancanza del necessario materiale diagnostico ma anche per l’affanno in cui versano i dipartimenti territoriali di prevenzione.

A questo proposito, non possiamo comunque non rilevare almeno la presa di posizione nei confronti di coloro che, in un momento tanto grave del paese, volevano mercificare anche i test per la diagnosi della presenza del virus o dei suoi anticorpi.

Purtroppo, in gran parte del panorama nazionale la situazione è ancora più grave di quella della nostra regione che per un effetto residuo presenta, nonostante tutto, ancora elementi di eccellenza; e questo richiama la scellerata ricerca, forse non ancora del tutto sopita, da parte di alcune regioni di forme di autonomia differenziata alle quali ci opponiamo con decisione.

Proprio in questo ambito riaffermiamo quindi l’assoluto bisogno di restituire la Sanità al controllo e alla gestione dello Stato centrale, in modo da porre fine a squilibri e iniquità che danneggiano in maggior misura le fasce meno protette della popolazione, così come la necessità di privilegiare il settore pubblico e dismettere quindi gli ammiccamenti verso il mercato privato. Ma ci sarà tempo per parlare anche di questo.

Ma come dicevamo, al di là di questa breve analisi, intendiamo portare il nostro contributo positivo, osservando tuttavia stupefatti quanti oggi proditoriamente sono già saliti e molti ancora saliranno sul carro della Sanità Pubblica, tutti indistintamente paladini di un ritrovato valore della salute e della sua difesa, nonostante fino a ieri abbiano concorso alla sua spoliazione.

Il panorama prettamente sanitario offre ad oggi ancora molti interrogativi ai quali la medicina non sa dare risposta: dalle reali modalità di trasmissione del virus, alle terapie farmacologiche che si mantengono ancora empiriche, mancando i dati delle sperimentazioni oggi avviate. E ancora, gli studi condotti sui vaccini purtroppo richiederanno molto tempo, nonostante le facilitazioni garantite in via eccezionale dagli Enti regolatori, e non saranno disponibili sul mercato quasi certamente per il prossimo inverno.

A questo prossimo appuntamento stagionale arriveremo quindi sprovvisti del vaccino nei confronti del Coronavirus e probabilmente ancora in un’incertezza di conoscenze appropriate. Certa sarà invece la presenza degli altri virus, tra i quali quelli responsabili dell’influenza alla quale già le autorità sanitarie guardano con molta attenzione. In virtù di questo sarà presumibilmente invocata una campagna vaccinale antinfluenzale che copra tutta la popolazione a rischio, certamente quella sanitaria se non addirittura tutta la popolazione ad eccezion fatta forse di quella pediatrica.

Per questo richiamiamo la vostra attenzione sulla necessità di avviare per tempo i confronti con gli esponenti delle istituzioni scientifiche nazionali per comprendere se e in quale misura la campagna antinfluenzale dovrà essere condotta e quindi, se del caso, mettere in atto le azioni che consentano di disporre in tempi utili e in misura adeguata delle dosi vaccinali per la popolazione toscana.

Questa volta sarebbe imperdonabile e davvero senza giustificazione alcuna giungere all’appuntamento impreparati.

Nel ribadire la nostra volontà nel concorrere alla ricostruzione di un contesto sociale e politico che privilegi la salvaguardia dei ceti sociali più deboli e di un modello di sviluppo non più incentrato sullo sfruttamento dell’ambiente e delle persone, ci auguriamo che la Regione possa agire in modo appropriato e in netta discontinuità con il passato.”

Luciano Fedeli Responsabile Sanità PCI – Toscana
Paolo Alessio Annale Responsabile sanità, PCI -Federazione di Lucca e Versilia
Stefano Lodi Rizzini Segretario, PCI – Federazione di Lucca e Versilia