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Truffe mascherine, carabinieri denunciano amministratore noto sito e-commerce

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Truffe mascherine, carabinieri denunciano amministratore noto sito e-commerce

All’insorgere dell’emergenza coronavirus, molte sono state le persone che hanno cercato, comprensibilmente spaventate, di procurarsi adeguati presidi medico chirurgici e dispositivi di protezione. In particolare mascherine FFP2 e FFP3. È stato il caso di un uomo di Bibbiena che sul finire dello scorso mese di marzo, aveva ordinato due mascherine FFP2 su un noto sito di e-commerce, pagandole poco più di 40,00 Euro. La sorpresa, dopo pochi giorni, al proprio domicilio. Le mascherine pubblicizzate altro non erano che immagini verosimilmente scaricate dalla rete, perché nelle mani dello sfortunato casentinese pervenivano due manufatti totalmente diversi, di dubbia funzionalità, utilità e privi di qualsiasi certificazione di sicurezza/efficienza prevista per i DPI e dispositivi medico – chirurgici.

I Carabinieri della Stazione di Bibbiena hanno raccolto la denuncia del malcapitato e avviato una serie di accertamenti finalizzati a delineare le responsabilità di chi aveva messo in vendita quel materiale. All’esito delle indagini, è stato denunciato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Arezzo, un 60enne italiano che a Roma gestisce una nota azienda di distribuzione di materiale di vario genere. Le indagini dei Carabinieri della Stazione di Bibbiena hanno consentito di collegare quanto accaduto ad un più ampio malaffare.

L’Antitrust infatti aveva avviato un procedimento istruttorio nei confronti dell’azienda, disponendo in via cautelare la sospensione della promozione e della vendita, attraverso il dominio italiano, dei dispositivi, in particolare le mascherine pubblicizzate come FFP2, finite nelle mani dell’uomo di Bibbiena. Esse infatti risultano difformi da quelle pubblicizzate, in termini di caratteristiche qualitative, tecniche e sono inoltre prive di certificazioni e validazioni di provenienza. La pratica è certamente grave e dannosa per la salute. L’azienda incriminata, nella persona del suo titolare, era già finita al centro di polemiche e denunce per fatti analoghi, poiché altro materiale, di altra tipologia, era giunto nelle mani dei destinatari spesso con caratteristiche completamente diverse da quelle pubblicizzate. Nel caso delle mascherine, erano state messe in vendita nonostante ciò fosse stato impedito dalle autorità competenti.