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Finisce al centro delle polemiche l’ordinanza anti-prostituzione del sindaco di Terni

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Finisce al centro delle polemiche l’ordinanza anti-prostituzione del sindaco di Terni

di Eleonora Francini

Continuano imperterrite le polemiche sull’ordinanza anti-prostituzione emessa dal sindaco di Terni Leonardo Latini, ormai da giorni al centro del dibattito fino a meritarsi l’appellativo di “caso nazionale”. Nello specifico, il Primo Cittadino ha vietato, attraverso un’ordinanza che era già stata firmata a luglio e quindi prorogata, di indossare «abbigliamento indecoroso o indecente in relazione al luogo ovvero di mostrare nudità, ingenerando la convinzione di esercitare la prostituzione». Il provvedimento riguarda alcune strade specifiche della città di Terni, che sarebbero diventate nell’ultimo periodo il centro di un «radicato giro di prostituzione». All’interno dell’ordinanza sono elencati come comportamenti vietati anche «saluti allusivi, atteggiamenti di richiamo, invito», così come «le manovre pericolose o di intralcio del traffico stradale» per chi è alla guida dell’auto, quindi eventuali clienti.

Di fianco alle polemiche per la bocciatura in Senato del Ddl Zan, sono esplose le proteste nei confronti di un provvedimento che ha indignato numerosi utenti social, esponenti di vari partiti e sindacati, nonché testate nazionali. Alla base delle loro perplessità non vi è tanto l’ordinanza contro il fenomeno della prostituzione, che senza dubbio merita di trovare risoluzioni soprattutto quando accompagnata da fenomeni di sfruttamento, ma più che altro che per farlo l’amministrazione abbia scelto di multare l’abbigliamento generando una norma per molti versi aspecifica e propensa al fraintendimento.

Il caso è immediatamente salito alla ribalta social dove, per tutta la giornata del 28 ottobre, l’hashtag #terni è stato in classifica nazionale tra i più usati dagli utenti. Tanti i commenti del tipo: «Donne tirate fuori la minigonna dall’armadio, ci vediamo a #terni poi facciamo a gara, vince quella col saluto più #allusivo» o ancora «La prossima ordinanza sul decoro? Burqua per tutte. Da #Terni Italia è tutto». Non sono mancati poi i Vip che sempre sul social hanno espresso il loro disappunto, come l’attrice Anna Foglietta che ha chiesto: «A quando i roghi #Terni?». Così si “puniscono le donne e la loro libertà di vestirsi, in linea con un ideale di società antica e patriarcale”, ha affermato in una nota l’associazione umbra Terni valley.

Dopo essere stato sommerso dalle critiche, il sindaco di Terni ha voluto spiegare l’origine dell’ordinanza, che non ha alcuna intenzione di cancellare: «Il fenomeno della prostituzione in alcune zone della città c’è stato segnalato più volte da tantissimi cittadini, tra l’altro ho fatto anche io un sopralluogo per accertare la veridicità di quanto detto. Nel momento in cui ci sono delle situazioni di forte degrado noi sindaci siamo chiamati a intervenire: ma siamo pragmatici e rispondiamo senza letture ideologiche, con lo spirito di chi deve andare ad affrontare un problema con i pochi strumenti che abbiamo a disposizione».

Prosegue: «Voglio chiarire che non c’è stata mai l’intenzione di vietare minigonne o scollature, ovviamente occorre leggerla l’ordinanza e ricostruire un po’ i fatti. Basti pensare che il 18 luglio dello scorso anno ci fu una conferenza stampa in cui fu annunciato un pacchetto di misure in tema di sicurezza e decoro: una serie di misure tra cui c’era anche questa ordinanza anti prostituzione poi emessa il 24 luglio. Dopo la scadenza è stata prorogata per una successiva ordinanza e adesso, vista la recrudescenza del fenomeno e dopo che si è riunito il comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica convocato ad hoc sul tema, è stata riproposta. Nel frattempo è intervenuta un’ordinanza analoga del Comune di Rimini (giugno 2021) che esattamente riproduce le parole della nostra a cui non ha seguito alcun tipo di clamore mediatico di sorta per un Comune a guida Pd, come tante ordinanze simili sono state fatte sia dei sindaci di centro-destra e di centro-sinistra. Poi lascio a ciascuno, ovviamente, la libertà di interpretare le parole dell’ordinanza che io vorrei che tutti quanti leggessero. C’è stato tanto clamore per quanto riguarda il cosiddetto abbigliamento, perché si parla nell’ordinanza di comportamenti diretti in modo non equivoco ad offrire prestazioni sessuali con la parte che riguarda l’abbigliamento che è in correlazione con la nudità, è chiaro che si tratta di un qualche cosa di più di un abbigliamento fatto di scollature e di minigonne. Abbiamo agito solo con l’intenzione di dare alle forze dell’ordine uno strumento per intervenire e impedire fenomeni odiosi come lo sfruttamento della prostituzione e soprattutto l’ordinanza non lede la dignità delle donne ma a va a loro tutela».

Le parole del sindaco, tuttavia, non hanno placato le polemiche verso un’ordinanza che, secondo molti, non va a sviscerare in profondità il problema della prostituzione. Infatti, invece di proporre valide soluzioni per combattere coloro che realmente costringono le donne a praticare quella “professione”, si cerca solamente di punire chi lavora e soprattutto chi glielo consente. Senza contare come la questione sia eccessivamente banalizzata riducendo il tutto alla lunghezza delle gonne o alle scollature vertiginose, tentando tra le righe di “colpevolizzare” la donna e di ridurne la libertà, dopo lunghi anni di lotte e conquiste. Perché, invece, non sono state affrontate questioni ben più importanti come lo sfruttamento sessuale e il maltrattamento fisico e psicologico a cui le donne sono sottoposte? Perché, tra le ipotesi per “arginare” il fenomeno, non è stata proposta, ad esempio, quella di rafforzare la vigilanza notturna nelle zone incriminate?

Oggi, l’Italia sta navigando più che mai in un mare di rompicapi roboanti che nessuno, per ora, è riuscito a risolvere. Molto, però, si racchiude in questa riflessione del coordinamento donne della Cgil di Terni: «Sembra di essere tornate indietro nel tempo».