Arezzo – Le confederazioni Cgil, Cisl e Uil della provincia di Arezzo esprimono profonda preoccupazione per il perdurare della mancanza di decisioni sulla collocazione temporanea e futura dell’Hospice di Arezzo e, nel contempo, rilanciano l’importanza dei servizi sanitari territoriali messi sotto dura pressione in questo periodo.
Con questa consapevolezza, insieme ad alcune associazioni di volontariato ed ai cittadini che si sono rivolti a noi ci siamo attivati, fin dai mesi scorsi, per fare proposte e trovare soluzioni nel comune interesse civico.
L’Hospice, purtroppo, è stato di fatto smantellato a causa dell’emergenza COVID per far posto al reparto di oncologia, facendo fronte alla carenza creata con soluzioni tampone non adeguate alle esigenze dei tanti che ne hanno bisogno. Ricordiamo che circa 250 pazienti hanno usufruito dei servizi nel breve periodo di funzionamento dal gennaio 2018, con giudizi ottimi.
Siamo convinti che occorra rapidamente cercare un’adeguata collocazione, seppur provvisoria, senza attendere oltre. Il tempo passa e altre famiglie sono lasciate a barcamenarsi con la sofferenza che non trova la giusta risposta dei tanti professionisti che si erano formati “per e dentro” l’Hospice (7 infermieri, 6 OSS e un medico, per non parlare dei volontari AVAD e Calcit).
Abbiamo ascoltato il direttore generale della USL Sud Est spiegarci come l’ospedale non sia il luogo giusto per collocarvi questo servizio territoriale: sappiamo che la sua valutazione è corretta e condivideremmo in tempi normali questa giusta prescrizione, siamo però convinti che con un’emergenza ancora in corso, ma probabilmente “stabilizzata”, potrebbe essere reperita una collocazione separata dentro il San Donato (come già succede presso il presidio della Gruccia) senza sacrificare nessuno, ottimizzando alcuni spazi temporaneamente, per garantire dignità, assistenza e cura in una parte della vita faticosa e dolorosa che non si colloca solo al tramonto ed ha necessità di precisa assistenza familiare e terapeutica.
Tutto questo in attesa di un intervento definitivo che riteniamo possa mettere insieme molte esigenze del nostro territorio: investire risorse per un progetto di riqualificazione della zona del Pionta, tra Università ed Ospedale, riutilizzando luoghi degradati dal tempo e dall’incuria, già di proprietà pubblica, non solo per l’Hospice, ma per tutta una serie di servizi territoriali che sono collocati in locali non idonei (a volte diremmo addirittura poco dignitosi) o comunque dispersi in luoghi lontani e diversificati, in una nuova zona di servizi alla salute.
E le risorse? Quale momento migliore di questo potrebbe esserci affinché la Regione Toscana utilizzi i soldi che devono arrivare dai fondi previsti per l’Italia dall’Europa che passeranno dal Recovery Plan per finanziare rapidamente un bel progetto per il riordino edilizio dei servizi sanitari territoriali aretini?
Ci crediamo seriamente e ci proponiamo come stimolo per gli stakeholders pubblici tutti e per i privati interessati, invitando fin da subito il direttore generale della USL Sud Est, dr. D’Urso, il sindaco di Arezzo, ing. Ghinelli ed il presidente della regione Toscana, dott. Giani ad una riflessione condivisa nell’interesse di Arezzo e di tutti i cittadini della provincia che gravitano per necessità nel comune capoluogo.
L’idea di costruire un progetto da finanziarsi con le risorse in arrivo dall’Europa per il Recovery Plan in Toscana costituirebbe inoltre una buona prassi da replicarsi nel territorio provinciale e regionale per il rafforzamento dei servizi della sanità territoriale.
Dignità, Cura, Rispetto, Prossimità coniugati ai servizi pubblici e alla riqualificazione urbana: non solo sogni!