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I sindacati in piazza il 26 giugno per difendere il lavoro e il futuro del paese

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I sindacati in piazza il 26 giugno per difendere il lavoro e il futuro del paese

Lo sblocco dei licenziamenti rischia di essere – come ha affermato Landini – una vera e propria bomba sociale. Il paese sta mettendo da parte le preoccupazioni sanitarie, si sta concentrando sulla fine delle mascherine, sulle riaperture dei locali e sulle vacanze. E’ una naturale visione dopo i terribili mesi che abbiamo alle spalle. Solo che nel prossimo futuro non abbiamo solo questo: alle chiusure di imprese e alle perdite di lavor, si aggiungeranno i licenziamenti appena verranno sbloccato. E dall’emerenza sanitaria passeremo a quella sociale. In Italia e ovviamente anche ad Arezzo.

Per questo scenderemo in piazza il 26 giugno. Lo faremo unitariamente come Cgil, Cisl e Uil. I lavoratori aretini parteciperanno alla manifestazione di Firenze , chiedendo la proroga del blocco dei licenziamenti almeno fino al 31 ottobre, accompagnata dalla riforma degli ammortizzatori sociali e dalle politiche attive per il lavoro

La pandemia ha allargato ancor più le disuguaglianze ed evidenziato le ingiustizie negli anni perpetrate. Lo sblocco dei licenziamenti senza aver prima stabilito concrete salvaguardie sociali non significa solo commettere una nuova ingiustizia ma “mollare” una moltitudine di lavoratrici e lavoratori aumentando le condizioni di povertà. In particolare sarà dimostrato che anche questa crisi pandemica ha insegnato ben poco e che il decantato intento “uniti si esce dalla crisi” aveva solo lo spessore di uno slogan.

Dove è viva la pratica della giustizia sociale e dell’equa redistribuzione delle risorse, è viva anche la democrazia in tutte le sue migliori forme. Ma questi semplici quanto fondamentali principi sociali sembrano difficili dall’esser compresi dalle maggiori forze di governo, oppure – verrebbe da dire – l’interesse è scarso. E’ per questo che ha ragione Landini nel sostenere che disprezzando il lavoro si mina la tenuta democratica di un paese. Quante “bombe sociali” abbiamo innescato negli anni mortificando il principio costituzionale del lavoro? La giovane operaia di Prato, il giovane sindacalista della logistica, i tanti lavoratori della Bekaert o della Agorà sono l’esempio di quanto il profitto, il mercato, il sopruso e il privilegio abbiano preso il primato. Non è vero che “niente sarà più come prima” se ora arrivano a sbloccare i licenziamenti, questa sarà la passata normalità che non volevamo più, come i tanti morti sul lavoro del dopo lock down. Sabato 26 giugno sarà l’occasione per iniziare con forza ad affermare in questo paese il concreto diritto al cambiamento.