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“Il libro spazzatura”: un viaggio e un’inchiesta dentro la raccolta differenziata in Italia

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“Il libro spazzatura”: un viaggio e un’inchiesta dentro la raccolta differenziata in Italia
Giacomo Cherici e Fabrizio Diolaiuti

Arezzo. Esiste una formula magica, in Italia, che spiega come viene gestita la raccolta differenziata:  “spariturum malekebubu”. Il giornalista Fabrizio Diolaiuti con la solita ironia ma anche col rigore dell’inchiesta, firma una nuova indagine sui grandi temi dell’ambiente. “Il libro spazzatura”, edito da FuoriOnda, segue stavolta il viaggio e il destino dei rifiuti da raccolta differenziata: vetro, carta, organico, plastica per capire come funziona il sistema della loro gestione e soprattutto per mettere in luce le tante contraddizioni che lo caratterizzano, almeno nel nostro paese. Così “spariturum malekebubu” significa anche la pratica di rendere complessa e poco chiara la destinazione dei rifiuti raccolti, motivo per cui la buona pratica della differenziata diventa da strumento a fine, generando una catena di errori:

“Un esempio sono i viaggi turistici dei rifiuti: un milione e mezzo di camion per l’Italia. – spiega Fabrizio Diolaiuti. C’è la direttiva europea che stabilisce, in base al principio di prossimità, lo smaltimento dei rifiuti nel luogo più vicino al quale sono prodotti, ma cosi non avviene in Italia dove esiste un import export dei rifiuti. Cosa hanno in comune Zaia e De Luca, “Sceriffo” e “Doge”? 218 mila tonnellate di spazzatura organica che da Napoli vanno a Venezia”.

Prosegue l’autore: “Quando si parla di rifiuti si parla di ambiente, Greta ha ragione, ma se non cominciamo a gestire bene i rifluiti ci giochiamo il pianeta. E un po’ ce lo siamo già giocato. Quando mangiamo un chilo di cibo, produciamo un chilo e mezzo di rifiuti. Dopo la raccolta differenziata come gestirli? Con impianti all’avanguardia, che non inquinano, e che producono ricchezza. Perché i rifiuti sono ricchezza”.

“A valle delle raccolte differenziate c’è la necessita di organizzare un’ impiantistica a tutto tondo altrimenti avremo ad esempio a che fare con il trasporto; caricare tutta la serie di scarti che le stesse raccolte differenziate producono per inviarle altrove. Ad Arezzo, per fortuna ma soprattutto  per capacità e per lungimiranza amministrativa, è stata realizzata una centrale di recupero totale ed è la Regione Toscana che ci definisce così- spiega il presidente di Aisa Impianti s.p.a Giacomo Cherici che nel libro firma la prefazione.

“E’ avvenuto un altro grosso passo in avanti: qui si faranno tutte le lavorazioni della raccolta differenziata. Abbiamo appena inaugurato “Verde 70”, in cui 70 mila tonnellate di organico della provincia di Arezzo verrano lavorate nella loro interezza, grazie ad una linea sussidiaria di termovalorizzazione necessaria e sufficiente per trattare tutti gli scarti che le stesse raccolte differenziate producono. La formula magica inventata da Fabrizio indica tutti gli scarti nascosti che stanno nelle operazioni successive alle raccolte differenziate. Possono finire nelle acciaierie in Austria o qualche discarica regionale toscana. Deve riconvertisti tutto un sistema attraverso la realizzazione  di una impiantista locale in grado di trattare i rifiuti nati sul posto”.

Cherici fa anche riferimento a studi realizzati dai tecnici e dagli ingeneri di Aisa Impianti a proposito del modello di polo tecnologico realizzato ad Arezzo e della sua esportabilità come modello: “Abbiamo verificato l’esistenza di 11 province italiane in cui può essere replicato il modello accettato dai cittadini che finalmente possono credere nella validità delle raccolte differenziate, che è razionale, realizzabile perché non richiede cifre impossibili e che soprattutto, mettendo avanti le raccolte differenziate vive, ha il sostengo di cittadini: una raccolta differenziata lavorata sul posto non aumenta i costi perché gli scarti non vengono trasportati altrove, magari fuori dall’Italia”.