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Marri: ”L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare“

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Marri: ”L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare“

Le dichiarazioni rilasciate dai maggiori esponenti della Unione dei Comuni Montani del Casentino all’indomani della sofferta nomina del nuovo Presidente, confermano come tutti i problemi e le disfunzioni da noi denunciate nei mesi scorsi non siano state affrontate e né tantomeno risolte.

Entro il prossimo 31 dicembre i comuni aderenti dovranno decidere, assumendosene la responsabilità, se continuare o meno in questa esperienza visto che la normativa che la imponeva per i comuni sotto i 5.000 abitanti è stata abolita.

Nel frattempo, nonostante le nostre continue sollecitazioni, nessuno sta promuovendo un trasparente e approfondito dibattito su di una esperienza amministrativa che è costata non poco agli abitanti casentinesi.

Per sancirne il sostanziale fallimento basterebbero le parole del sindaco di Castel San Niccolò che ha certificato come l’unione sia solamente la somma di piccoli egoismi e dove ogni comune cerca di salvaguardare i propri interessucci di bottega. Sull’affermazione poi che alcuni comuni “sono dentro per tributi, così non pagano l’IVA” rimaniamo allibiti anche perché per i normali contribuenti esistono norme precise su quello che viene sinteticamente chiamato “abuso del diritto”.

Ma a noi interessa la sostanza: in dieci anni di unione dei comuni molti degli aderenti si sono via via sfilati, altri, non fidandosi, hanno ripreso specifiche deleghe mentre altri ancora sono in procinto di togliere il disturbo.

Al di là di fatue a generiche affermazioni sui sommi sistemi non ci sembra che questa “invenzione” sia stata in grado di svolgere la ben che minima azione di indirizzo e coordinamento della realtà casentinese. Basterebbe domandare ai cittadini se sanno cosa sia l’unione di comuni, quali sono le funzioni che esercita, i servizi che eroga, ed i costi che sostiene per capire come questo Ente sia comunemente percepito come un’inutile appesantimento burocratico su settori e tematiche di estrema delicatezza. Illuminanti sono le parole di Tellini, sindaco di La Verna, che non sente l’esigenza di conoscere, approfondire e condividere le linee programmatiche su cui si dovrà impegnare la nuova compagine, ma chiede al nuovo Presidente quale prioritario obbiettivo quello “di lavorare bene per prima cosa nella distribuzione delle deleghe”.

Ciò che stupisce e preoccupa è che a soli sei mesi dalla data ultima per decidere se continuare con l’Unione dei Comuni o chiudere tutto, nessuno ne parli. Non se ne discute nemmeno nelle istituzioni preposte dove, per esempio nel comune di Poppi, nonostante le nostre reiterate richiesta il Consiglio Comunale non riesce ad affrontare l’argomento.

Ma in questa situazione di tutti contro tutti cosa si inventano? Assieme alla Regione toscana decidono di spendere circa un milione e mezzo per costruire la nuova e splendente sede dell’unione che verrà.

Roba da togliere il sonno. E’ pur vero che i comuni che intenderanno di nuovo aderire all’unione hanno ancora sei mesi di tempo per farlo, ma ad oggi non esiste nessun atto ufficiale in tale direzione e quindi, tecnicamente, con il 31 dicembre tutto verrebbe a cessare.

Se poi, come argomenta il sindaco di Castel San Niccolò, anche i consigli comunali non fossero disposti ad accettare supinamente decisioni verticistiche “perché le cose non sono chiare, perché non c’è trasparenza o perché non c’è proporzionalità in base agli abitanti” saremmo di fronte ad un enorme e storico spreco di denaro pubblico.

D’altra parte in Casentino ci sono numerosi immobili di pregio completamente non utilizzati che con marginali interventi di ristrutturazione potrebbero essere facilmente adattati alle eventuali nuove esigenze. Ci riferiamo per esempio all’ex ospedale di Poppi che per volumetria e struttura potrebbe accogliere non una, ma 10 Unioni dei Comuni e questo senza perdite di tempo né spreco di denaro che peraltro potrebbe essere più proficuamente speso per sostenere la ripresa della attività economiche della vallata così fortemente provate dalla pandemia e dal lungo periodo di look down

Per usare una celebre frase di un vero ed indimenticabile campione come Gino Bartali che tanto ne sapeva e non solo di ciclismo, potremmo ahimè dire:

” L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare “.