L’attivazione è arrivata all’improvviso, dalla Centrale Emergenza Sanitaria ASL di Arezzo, a fine giornata di giovedì scorso, proprio mentre stava per terminare la lezione serale di uno stage autisti in svolgimento alla Misericordia di Arezzo.
La macchina organizzativa della rete trapianti si era messa in moto per l’avvenuto reperimento di un organo compatibile con l’organismo della giovanissima paziente aretina da tempo in attesa dell’intervento di trapianto del fegato da eseguire all’ospedale di Bergamo.
Due autisti della Misericordia di Arezzo si sono subito spontaneamente offerti di compiere il viaggio a partenza immediata e in men che non si dica tutto è stato pronto a bordo di un mezzo d’emergenza appositamente allestito per prelevare in città la piccola e i genitori e portarli a Bergamo.
Poco dopo la mezzanotte si trovavano già oltre Firenze; il trasferimento proseguiva senza intoppi né problemi di traffico e con stabili condizioni della piccina.
Orario previsto di arrivo a Bergamo le 3:30 circa (in realtà poi sono arrivati pure prima).
Nella stessa mattina, intorno alle ore 8:00, l’equipaggio aveva già fatto rientro ad Arezzo: missione compiuta.
Mentre la piccola paziente stava finalmente sostenendo l’atteso e delicatissimo intervento.
Fin qui la stretta cronaca dell’episodio ma ciò che non appare e resta noto solo agli addetti ai lavori è che l’organizzazione tempestiva di trasferimenti di questo tipo comporta innumerevoli problemi da risolvere immediatamente: nello specifico, i due autisti avevano già diversi servizi programmati per quel mattino, tra cui anche un viaggio all’ospedale di Pisa; servizi che dovevano essere immediatamente ricollocati, prima del mattino stesso.
E ciò è puntualmente avvenuto, sempre nella notte, per la pari disponibilità di molti altri operatori che hanno accettato di buon grado chi servizi in più, chi rientrare al lavoro da una giornata altrimenti prevista libera, chi rimpiazzare qualcun altro.
Insomma, nel giro di una manciata di minuti si è assistito a una vera e propria gara di solidarietà, febbrile quanto efficiente, per la quale non si sono risparmiati neppure alcuni dei Rettori, né la segreteria, né il coordinamento.
In conclusione l’entusiasmo e lo spirito di abnegazione di molti – in primis dei due autisti – permetteranno di vivere una vita – ce lo auguriamo tutti! – normale e felice a una creatura di neanche un anno d’età.
«Ma non chiamateci “eroi” – dicono alla Misericordia di Arezzo i due autisti – perché non ci sentiamo così. L’abbiamo fatto e lo rifaremmo perché è quel che ci piace fare, lo avvertiamo come il normale compito per cui abbiamo scelto di essere qui…e questo ci accomuna agli altri confratelli della Misericordia, molti dei quali, potendo, avrebbero fatto volentieri altrettanto!»
Intanto abbiamo saputo che l’intervento, lunghissimo, è pienamente riuscito e che la piccola paziente ne è uscita – ed è tutt’ora – in buone condizioni, compatibilmente con il decorso post-operatorio d’un intervento di tale portata.
Sempre pronti per il prossimo!
“Che Iddio ve ne renda merito”.