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25 aprile, Ancora Italia: “Abbiamo assistito ad una liturgia lacrimevole e pauperistica”

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25 aprile, Ancora Italia: “Abbiamo assistito ad una liturgia lacrimevole e pauperistica”
«Non c’è festa senza i suoi santi ed i suoi martiri, anche il 25 aprile ce li ha, ma San Marco purtroppo non c’entra. La ricorrenza, istituita in principio per commemorare la vittoria sul nazifascismo di TUTTO il movimento patriottico e spontaneo che ha caratterizzato la Resistenza (a cui i martiri di Cefalonia diedero nobile avvio) ha assunto negli anni le sembianze di un’agiografia civile, appannaggio degli odierni cascami filo-atlantisti di quello che fu il Partito Comunista Italiano. In questo 25 aprile 2022, in particolare, ci pare di aver assistito ad una liturgia lacrimevole e pauperistica “una cum famulo tuo Zelenskyj”, le bandiere rosse con falce e martello, messe da tempo in soffitta, sono state sostituite dalle vivaci e sgargianti bandiere giallo-bluette unite a quelle impresentabili della Nato.
Tutto ci appare lucidamente come un’enorme farsa. Da ormai due anni viviamo con governi che nel giro di pochi mesi hanno assunto vesti autoritarie e che ci stanno traghettando verso una dittatura vera e propria, non solo nelle azioni velate dalla “necessità dell’emergenza”, ma anche in un trasformismo subdolo e non senza smottamenti costituzionali importanti. Parliamo della proposta di modifica all’art.78 della nostra Carta fondamentale,  dove è prevista la dichiarazione dello stato di emergenza solo in caso di guerra, inopportunamente estesa ad una qualsiasi condizione di emergenza, non importa di quale origine si tratti. Siamo certi che nelle bislacche intenzioni dei proponenti possano essere ricomprese anche tutte e sette le coppe dell’Ira di Dio una volta versate, tanto sono deliranti le proposte formulate nella pretesa modifica costituzionale da parte dei firmatari.
Noi di Ancora Italia riteniamo non disponibili i principi sanciti dalla nostra Costituzione! Né ora, né mai consentiremo che vengano scalfiti gli equilibri perfettamente bilanciati che i nostri Padri costituenti hanno così tenacemente e coraggiosamente vergato assieme a tutte le forze politiche dopo i patimenti di un ventennio assai doloroso per la nostra storia nazionale. Oggi tutti i sacrifici dei nostri nonni vengono sempre più calpesti e derisi. Il giurista fiorentino Piero Calamandrei ci invitava a pensare ad una reale Repubblica fondata non solo su un’uguaglianza di diritto, ma anche di fatto, altrimenti non sarebbe mai stata definita democratica. Oggi questa uguaglianza di diritti, nel lavoro come nella scuola, viene sistematicamente violata. Solo per quella parte di cittadini che,  è bene ricordarlo ricattati, decidono di sottostare ad imposizioni che comportano anche potenziali rischi per la propria salute e vita, è concesso fruire di blande e provvisorie libertà, ma per dirla con il filosofo Agamben, una libertà concessa non è più tale. Dove sono quelle forze politiche che un tempo scendevano in piazza per combattere con i cittadini lesi nei loro diritti? Dove sono le forze alterne a quelle governative che dovrebbero sostenere le uguaglianze? Dove sono i sindacati che dovrebbero portare avanti richieste dei comparti lavorativi?
Oggi la quasi totalità dei poteri nazionali è unanimemente d’accordo in un processo di sudditanza ai poteri economico-finanziari internazionali, dove probabilmente anche le nostre stesse identità nazionali saranno verniciate dal grigio di una globalizzazione tecnologico-digitale che ci annullerà nelle nostre capacità decisionali. Quindi di quale liberazione possiamo parlare oggi? Manifestare ipocritamente inneggiando ad una libertà che ci è stata data e poi ritolta perfino all’indomani della guerra come ci raccontò Oriana Fallaci in “Lettera ad un bambino mai nato”, e come ci fa notare Diego Fusaro parlando di “liberazione o rioccupazione”, festa e lutto, vittoria contro il nazi-fascismo e nuovo giogo atlantista. Ed oggi coloro che si ritengono depositari di quella forza di liberazione dal nazi-fascismo vanno in piazza a sostenere perfino una potenza che usa i rigurgiti ultra-nazionalisti della teppaglia di teste rasate per bombardare e discriminare una parte di popolazione ucraina russofona e per aiutare l’estensione dei tentacoli dell’espansionismo atlantista.
Oggi abbiamo ancora la possibilità per cercare di fermare tutto questo, a chi chiede come, è semplice rispondere: unendo tutte le nostre forze, tutti insieme, senza colori, senza ideologie, senza rancori passati…uniti perché adesso più che mai, come citava Calamandrei “la libertà è come l’aria, si sente quanto vale, quando comincia a mancare”. E la libertà, come cantava Gaber, è partecipazione! Per una volta facciamo in modo di poterlo dire noi sul serio: “Noi non faremo la fine della Francia”, il 28% dei francesi ha deciso di non decidere, quasi un terzo dell’elettorato. Sarà per noi la liberazione quando potremo contare sulla più ampia partecipazione alla vita pubblica di questo Paese con la buona politica! Parafrasando il Guccini di “Libera nos Domine” ci teniamo a mantenere le distanze dai manichei che ti urlano: “O con noi o traditore”».