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Arezzo si appella all’ONU sull’Iran

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Arezzo si appella all’ONU sull’Iran

Arezzo – “Per sopravvivere dobbiamo distruggere il silenzio” in questa frase, titolo dell’incontro organizzato dall’associazione aretina Donne Insieme Odv con il patrocinio del Comune di Arezzo, assessorato alle pari opportunità, immigrazione politiche dell’integrazione che si è tenuto lunedì 12 dicembre alla casa delle Energie, è racchiuso il potente messaggio che, donne e ragazzi iraniani, sotto gli occhi indifferenti del mondo, stanno lanciando attraverso la protesta che da mesi stanno alimentando per conquistare il rispetto dei propri diritti. Una situazione, che si aggrava di giorno in giorno e le notizie che filtrano raccontano solo parzialmente la gravità e drammaticità della situazione.

Ed è per questo che l’unico modo di capire questa storia è ascoltare le storie, a volte basta quella di uno solo. E, nell’incontro aretino sono state le parole accorate, le lacrime, le esperienze ed i ricordi di coraggiose donne iraniane che, una ad una, con la loro personale storia, con la loro eleganza, dolcezza e dignità, con il racconto delle loro paure e sacrificio ci hanno permesso non solo di comprendere, ma di uscire dall’indifferenza e dal silenzio e di aprire una riflessione ed un dibattito che intende coinvolgere tutti e a tutti livelli.

Unanimemente, i numerosissimi presenti hanno riconosciuto la necessità di portare avanti il messaggio di “distruggere il silenzio” visto che, ad oggi, non sono stati sufficienti manifestazioni, sit-in o flashmob, ma è necessario arrivare al cuore delle istituzioni e, una su tutte, l’Organizzazione delle Nazioni Unite perché intervenga in maniera decisa e risoluta e non più solo con comunicati stampa; stesso dicasi per la presidenza dell’Unione europea ed i parlamenti nazionali degli Stati che ne fanno parte. Occorrono interventi che producano effetti concreti e che siano di reale aiuto affinché cessi questa ondata di spietata violenza e che i cittadini iraniani possano democraticamente scegliere il proprio governo e che i giovani possono tornare a sperare in un futuro di pace e democrazia.

Ci si augura, che un primo passo lo possa compiere il nostro Parlamento nazionale sulla strada tracciata dalla Germania che non è disposta a soprassedere sulle violazioni dei diritti umani ed ha messo già in atto una serie di restrizioni non ultimo la convocazione degli ambasciatori a Berlino e Teheran.

Ad oggi, sono già troppe le lacrime amare mescolate al sangue innocente versato dalle tante e anonime Ferhad che, come la protagonista della leggenda dei tulipani rossi, sono morte senza poter rivedere gli affetti più cari ed il rispetto dei propri diritti. Non solo un messaggio, dunque, ma un impegno che parte da quella Toscana che, due secoli orsono, fu la prima ad abolire la pena di morte e che oggi, da questa piccola città di provincia unitamente ad una piccola associazione di donne lancia il guanto di sfida all’ONU.

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