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Aspettava di ricevere un intervento: dopo mesi scopre che la pratica è archiviata

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Aspettava di ricevere un intervento: dopo mesi scopre che la pratica è archiviata
Il Centro Chirurgico Toscano

di Andrea Giustini

Una vicenda sanitaria surreale quella raccontata alla Redazione di ArezzoWeb Informa da un residente di Subbiano. Doveva ricevere un intervento d’urgenza per un’ernia inguinale e a dicembre 2021 era stato finalmente messo in lista d’attesa, all’ospedale di Bibbiena. Lo scorso febbraio gli arriva la telefonata da parte dell’ospedale. «Mi chiamarono per informarmi che non sarei più stato operato a Bibbiena – racconta il paziente – bensì al Centro Chirurgico Toscano. Il medico sarebbe comunque stato quello assegnatomi in precedenza, il dottor Rinnovati». Fin qui sembrava tutto andasse bene, e anzi: quel piccolo cambiamento di sede gli tornava anche meglio perché così avrebbe dovuto fare meno chilometri per operarsi.

Anche giunti a marzo sembrava non ci fosse alcun problema. L’uomo viene regolarmente chiamato, stavolta dal Centro Chirurgico Toscano, per le procedure di pre-ospedalizzazione: esami, prelievi, visita cardiologica e quant’altro: tutto il necessario in vista dell’operazione. E lui fa tutto. «Quando mi richiamerete adesso per l’intervento?», ricorda di aver chiesto il paziente agli operatori del Centro. «Fra 30 o massimo 40 giorni, e le diremo il giorno dell’appuntamento», risposero quelli. Sembrava insomma fatta, ancora un mesetto e quel problema divenuto fastidiosissimo sarebbe stato risolto. Ma invece ecco che iniziano a verificarsi delle stranezze, o meglio: non si verifica niente. Passano 30 giorni dalla telefonata e niente. Poi ne passano 40. Si arriva quindi a due mesi e ancora niente. L’uomo non sa più che pensare. A giugno decide di essere lui stesso ad alzare il telefono e richiamare il Centro: «Salve, avrei dovuto ricevere una chiamata già diverso tempo fa per il mio appuntamento: è stato stabilito il giorno? Quando è di preciso?». Quel che si è sentito rifilare ha dell’incredibile.

Gli operatori del Centro Chirurgico lo mettono un attimo in attesa, chiedono a destra e manca, verificano, controllano qua e là: la data dell’ultima telefonata, i dati della persona, riguardano tutto insomma, per arrivare poi a rispondere che la pratica del paziente è stata “archiviata”. «Le operazioni non si fanno più – “spiegano” dalla cornetta – perché per quelle di questo tipo la Asl non ci dà più la possibilità». Il paziente non ci voleva credere.

«Mi meravigliai non poco. Stavo aspettando di ricevere informazioni sulla data di un intervento, importante tra l’altro, e loro avevano già archiviato tutto senza nemmeno mettermi al corrente o spiegare le motivazioni. Io ne sono venuto a conoscenza solo perché da solo ho cercato di capire cosa stesse succedendo». Ma il fatto è che nemmeno chiedendo personalmente il paziente è riuscito a sapere dai medici il motivo concreto dell’archiviazione. «E’ stato un fulmine a ciel sereno anche per noi – si è sentito rispondere da quelli – non dipende da noi. La Regione ha dato questa disposizione e quindi non solo lei, ma anche tutte le persone, che ugualmente erano in lista, sono state messe da parte».

Non gli è stato detto nemmeno quando di preciso sarebbe arrivato l’ordine di archiviare la pratica. «Qui non funziona niente!» si è sfogato il paziente. «Cioè: hanno una lista di persone che aspettano e non gli danno neanche un colpo di telefono per avvisare che non saranno più operate? Ma anche solo per dirgli quali alternative potrebbero esserci, o se provvederanno loro in un secondo momento, era necessaria una chiamata. Poi la colpa magari non è nemmeno del Centro, ma così, senza una spiegazione coerente, sembra che la scarichino su qualcosa di “sovrannaturale”».

Il problema inguinale che affligge l’uomo gli dà affaticamento, dolori mentre cammina, e molto altro. Non è sempre stato così, prima sapeva di avere l’ernia ma tutto sommato ci conviveva. Adesso però non può più trascurare la cosa: aveva davvero bisogno delle cure necessarie. Non arrendendosi all’archiviazione il paziente ha provato a chiedere spiegazioni anche al medico che avrebbe dovuto operarlo, il dott. Rinnovati, e fortunatamente questo gli ha dato disponibilità. Anche il dottore gli ha parlato di misteriosi “ordini superiori” da parte della Regione, aggiungendo che nemmeno loro come medici ne erano stati informati: lo avrebbero saputo come l’uomo, quasi per caso. Tuttavia sembra che il medico si sia anche impegnato a risolvergli personalmente il problema, promettendo di chiamarlo quando tutto sarà sistemato e pronto.  «La opereremo sempre al Centro Chirurgico Toscano – ha garantito Rinnovati – e non spenderà niente».

Alla fine l’uomo è stato “fortunato”, se così si può dire. Perseverando è riuscito forse a trovare un’alternativa, attraverso la quale riuscirà finalmente a risolvere il suo problema, sebbene non c’è certezza sul quando. Ma la questione è: quante altre persone erano in attesa di ricevere operazioni, magari importanti? Quante persone lo sono ancora, perché, come questo paziente, non sono state nemmeno informate dagli operatori sanitari? E quante persone invece, nel silenzio generale, vivono i medesimi disagi? Con la frustrazione, dopo mesi di preparativi, di non poter più ricevere le cure di cui hanno bisogno senza una spiegazione da parte del sistema sanitario?