“Diciamolo subito a scanso di equivoci: a noi non piace commentare eventi legati alla giustizia e alle storie personali e lo diciamo forte per affetto delle istituzioni, purtroppo continuamente offese da una maggioranza locale che non dimostra di averne rispetto, ancor più quando la sentenza era nota ai soggetti coinvolti fin da giugno. È in difesa di queste istituzioni che sentiamo il dovere di intervenire sull’ennesima puntata del tormentone Estra.
Oggi non un ricorso, ma tre ricorsi sono stati respinti dal TAR del Lazio. Quello del protagonista, Quello del Comune di Arezzo, quello di Coingas. Materialmente sarebbe già il minimo che i responsabili politici provvedessero personalmente ad accollarsi gli oneri legali. Nel merito della giustizia non entriamo con commenti scomposti, anche se altri non avrebbero usato stesso rispetto. Sottolineiamo a tutti i cittadini che il maggiore teorema sostenuto dalla destra locale, quello per cui Estra non sia una società di diritto privato sotto controllo pubblico, asse portante della difesa anche di altri procedimenti in corso, batte una sonora “musata” e viene definitivamente messo da parte.
Politicamente, l’impatto di questo teorema era già di per sé una sconfitta. Perché evidenziava con clamorosa naturalezza l’idea che questa maggioranza locale ha delle partecipate: un bene privato, un bene loro dei pochi della cerchia, di cui disporre in barba alle norme e alla etica pubblica e forse anche alla decenza.
Infine, si continuano ad usare Estra, Coingas e persino il Comune come ostaggio di vicende personali. Impedendo lo sviluppo di ragionamenti su piani industriali e servizi ai cittadini. In un periodo di bollette salatissime e di tariffe alle stelle, troviamo inaccettabile anche solo il doverne continuare a parlare.
Nel Nord della Toscana si avviano multiutility, in tutto l’Occidente si cerca di trovare una quadra per sollevare cittadini e imprese da inflazione e fatture energetiche salate, noi inquadriamo a notizia solo pochi destini personali. Non è più solo il danno all’immagine, ma sono occasioni perse e danni economici di rilievo al bene collettivo. Quello che preme a noi”.