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Modificare subito i termini dei contratti UE per l’acquisto dei vaccini Covid-19

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Modificare subito i termini dei contratti UE per l’acquisto dei vaccini Covid-19

di Stefano Pezzola

Euractiv è una rete di media europea specializzata nelle politiche dell’Unione Europea, fondata nel 1999 dall’editore di media francese Christophe Leclercq.
La sua sede e la redazione centrale si trovano a Bruxelles, sebbene i suoi contenuti siano prodotti da circa 50 giornalisti dislocati in Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Francia, Germania, Grecia, Italia, Polonia, Romania, Serbia e Slovacchia.
Gli articoli di EURACTIV si concentrano sull’analisi della fase legislativa del processo decisionale dell’UE, con un team di professionisti che traduce circa 2.750 articoli all’anno.
Oltre al team editoriale, EURACTIV ha stabilito partnership con organi di stampa come Der Tagesspiegel, Agencia EFE e Quest-France.

Il lettore attento e preparato si chiederà a questo punto perchè parlare di un media europeo molto specializzato?
In primo luogo per confermare che nel 2018, il sondaggio annuale ComRes/Burson-Marsteller condotto da esperti dell’UE ha collocato EURACTIV tra i principali organi di informazione che si occupano di affari dell’UE, al di sopra di Euronews e EUobserver.
Ed in secondo luogo perchè EURACTIV il 10 giugno 2022 ha pubblicato una notizia davvero molto interessante dal titolo “10 paesi dell’UE chiedono maggiore flessibilità nei contratti sui vaccini” (vedi il seguente link):
https://www.euractiv.com/section/coronavirus/news/10-eu-countries-call-for-more-flexibility-in-vaccine-contracts/
10 paesi europei chiedono una modifica agli accordi di acquisto anticipato (APA) stipulati con i produttori di vaccini COVID-19, poiché le quantità di vaccino superano le esigenze dei paesi.
Poiché le forniture di vaccini COVID-19 superano la domanda negli Stati membri dell’UE, 10 paesi – Bulgaria, Croazia, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Slovacchia e Slovenia – hanno invitato la Commissione ad aumentare la flessibilità nei loro contratti.
Questa situazione richiede un’azione per ridurre al minimo le perdite e in particolare modifiche urgenti degli accordi conclusi dalla Commissione europea per conto degli Stati membri al fine di salvaguardare l’interesse pubblico fornendo flessibilità“, si legge nella lettera, indirizzata al commissario europeo per la Salute Stella Kyriakides.

A nostro avviso, dobbiamo rendere più flessibili i contratti conclusi“, riassume la lettera.
Nel giugno 2020 infatti la Commissione ha presentato la sua strategia in materia di vaccini per accelerare lo sviluppo, la produzione e la diffusione di vaccini contro la COVID-19.
Attraverso APA con singoli produttori di vaccini, la Commissione ha garantito il diritto di acquistare un determinato numero di dosi di vaccino in un determinato periodo di tempo e a un determinato prezzo.
Ora i paesi vogliono emendamenti in quanto vi è un “significativo surplus di vaccini COVID-19“.
Dobbiamo ricordare che le condizioni degli accordi negoziati dalla Commissione si basavano sull’impossibilità di prevedere come si sarebbe sviluppata la pandemia in quel momento“, si legge nella lettera.
Per i firmatari, gli accordi ora causano un “onere eccessivo sui bilanci statali, combinato con la consegna di quantità inutili di vaccini e una breve durata residua dei vaccini“.
La revisione delle disposizioni dei contratti per l’acquisto di vaccini è essenziale: l’assenza di azione si tradurrà nella cattiva gestione finanziaria dell’Europa e nella sfiducia dei cittadini dell’UE“, si legge ancora nella lettera.

Per affrontare la questione, i 10 Stati hanno proposto diversi punti da affrontare nelle modifiche agli accordi.
In primo luogo, i paesi hanno chiesto una riduzione delle quantità di vaccini venduti, per rispondere meglio alle esigenze e alle richieste degli Stati membri.
In secondo luogo, hanno chiesto di porre fine agli APA se la situazione epidemiologica significa che non vi è più alcuna necessità delle dosi.
I contratti dovrebbero anche poter essere rinegoziati, non solo in termini commerciali ma anche in termini biomedici “poiché il virus è in continua mutazione e i vaccini devono essere adattati a nuovi ceppi virali“.
I firmatari hanno chiesto infine l’introduzione di requisiti per una durata minima residua al momento della consegna, nonché un “meccanismo in cui l’Autorità HERA [l’organismo di preparazione alle emergenze sanitarie dell’UE] riacquista i vaccini degli Stati membri per coprire le esigenze globali insoddisfatte in modo più coordinato e per creare una scorta congiunta di cui l’Europa potrebbe aver bisogno per la crisi di emergenza“.
I 10 Stati membri si aspettano che la Commissione presenti una posizione formale sulla questione durante il Consiglio Salute dell’UE il 16 giugno.
Gli emendamenti proposti all’accordo di acquisto con Pfizer sono una soluzione insufficiente e ritardano solo il problema dell’utilizzo del vaccino nel tempo“, si legge nella lettera, aggiungendo che le loro principali preoccupazioni sugli emendamenti suggeriti dall’esecutivo sono la mancanza di garanzie riguardanti lo sviluppo di un vaccino adattato e la mancanza di una durata minima residua al momento della consegna del vaccino.
Una sorta di “Ursula von del Leyen, adesso pagali Tu i contratti stipulati e secretati con i produttori di vaccini“.

Ma quante dosi sarebbero state acquistate al momento?

Si stima che Ursula von del Leyen abbia  acquistato a nome degli Stati membri circa 3 miliardi di dosi e ne abbia già prenotate un altro miliardo circa per un totale di 4,2 miliardi di dosi.

Quanti abitanti siamo in Europa?
Il dato aggiornato al 31.12.2020 riporta circa 447 milioni di persone.
Sono al momento oltre 9 dosi ciascuno, compresi bambini under 6 e neonati.
Tutto rigorosamente per il nostro bene?

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