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Se i gatti scomparissero dal mondo di Genki Kawamura

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Se i gatti scomparissero dal mondo di Genki Kawamura

di Roberto Fiorini

Quando cerchi un pezzo di narrativa giapponese, che si tratti di romanzo, manga o anime, c’è sempre una buona probabilità che troverai un gatto sulla copertina, un gatto nel titolo oppure una storia piena zeppa di imbrogli legati ai gatti.
Mentre in occidente etichettiamo con orgoglio il cane come il migliore amico dell’uomo, in Giappone è innegabilmente il gatto.
E così, con il suo romanzo d’esordio – originariamente pubblicato in giapponese nel 2012 – Genki Kawamura riflette sulla vita e le sue priorità in Se i gatti scomparissero dal mondo pubblicato in Italia da Einaudi editore e mette un micio in copertina, e non solo.
Il protagonista della storia di lavoro fa il postino, mette in comunicazione tutti gli altri, ma accanto a sé non ha nessuno.
La sua unica compagnia è appunto un gatto con cui divide un piccolo appartamento.
I giorni passano pigri e tutti uguali, fino a quando quello che sembrava un fastidioso mal di testa si trasforma nell’annuncio di una malattia incurabile.
Il nostro narratore – un trentenne amante del cinema – è infatti informato che presto sarà ucciso da un tumore al cervello allo stadio IV.
Come trascorrere la settimana che gli resta da vivere?
Riesce a stento a compilare la lista delle dieci cose da provare prima di morire.
Forse non resta nulla da fare se non disperarsi.
Ma ecco che ci mette lo zampino il Diavolo in persona.
E come ogni diavolo che si rispetti, anche quello di questa storia propone un patto.
Il diavolo offre al trentenne postino amante dei gatti un giorno in più di vita per ogni cosa al mondo che sarà disposto a sacrificare.
Credendo in un primo momento che si tratti di un buona affare, l’ignaro protagonista accetta volentieri la proposta del diavolo salvo ben presto accorgersi che l’ingannevole patto nasconde molte insidie.
È infatti il diavolo a fare le richieste ed il protagonista deve semplicemente decidere se accettarle vivendone le conseguenze, oppure no.
Il lettore intuisce già dal titolo del romanzo che i gatti saranno una delle richieste del diavolo, e dai primi capitoli del romanzo intuisce anche che non sarà la prima richiesta ma probabilmente quella conclusiva, la prova decisiva.
Con la delicatezza di Sepúlveda e il gusto per il fantastico di Murakami, Kawamura Genki scrive una fiaba moderna per ricordarci quali sono le cose davvero importanti della vita.
Gran parte di questo romanzo faustiano è imprevedibile.
Possiamo vedere invece in modo molto chiaro le scelte che il giovane postino sarà costretto a fare, le difficoltà che dovrà affrontare, insomma il tema della storia ovvero cosa nella vita è davvero imprescindibile.
Una storia di fantasia che arriva proprio nel momento giusto.
Il minimalismo è attualmente una tendenza globale.
Il capitalismo è nelle sue fasi avanzate e viene criticato dai millennial.
I giovani preferiscono i viaggi e la libertà rispetto all’essere proprietari di una casa.
E quindi quale momento migliore per mettere in discussione ciò di cui abbiamo effettivamente bisogno sgomberando le nostre vite dal superfluo ed inutile?
Il romanzo non è mai banale e prevedibile.
E penso a film classici come La vita è meravigliosa oppure alla letteratura con l’ancora più classico Canto di Natale di Charles Dickens.
Se i gatti scomparissero dal mondo è un libro breve, le pagine volano in un pomeriggio e non danno al lettore la possibilità di rallentare o respirare e neppure contemplare il peso di quello che in fondo si sta leggendo.
Non si ha tempo per pensare, così come il giovane protagonista nel decidere sul da farsi.
Ogni scelta che fa gli concede un giorno in più di vita, e la maggior parte di quel giorno viene speso considerando la prossima scelta e se vale la pena per ottenere un altro giorno.
Una giornata trascorsa a prendere decisioni difficili insomma.
Ogni nuovo giorno è una nuova scelta.
Ed il modo per connettersi con fatti del passato.
Attraverso flashback riviviamo vecchie relazioni amorose, la morte della madre diversi anni prima e la incomunicabilità che esiste tra lui ed il padre.
In questi momenti di straordinari fallimenti intravediamo e percepiamo la vera profondità del giovane postino, e così, insieme a lui, ci sentiamo più vivi all’interno della storia.
Kawamura decide di presentare il diavolo goffamente divertente, distaccato, fuori dal comune, una sorta Joker, scelta bizzarra ma funzionale alla storia.
Un romanzo stravagante che ha venduto più di un milione di copie in Giappone.
Un modo per riflettere sulla vita, l’amore, le incomprensioni familiari e ciò che rimane quando facciamo a meno con leggerezza e una sorprendente carica emotiva di cose inutili, superflue, non piu’ necessarie.
Il messaggio di Kawamura è molto chiaro: guardati intorno, abbraccia chi ami e goditi la vita finché puoi.
Dietro questa semplice trama, questo romanzo di 200 pagine rivela una profonda riflessione sulla vita e condivide un messaggio importante: le cose che possediamo finiscono tristemente per possederci.
Attraverso gli occhi di un giovane uomo sull’orlo della morte, Kawamura abbellisce il significato della vita e il suo vero scopo che è quello di essere vissuta pienamente.
Durante la settimana durante la quale è ambientata la storia, l’autore riesce a mettere in discussione l’alienazione delle nostre società moderne e il posto centrale che il consumismo ha preso nelle nostre vite rispetto alla volontà di sperimentare veramente le cose.
Quando il giovane protagonista prende la decisione di liberare il mondo dai telefoni, Kawamura intraprende una vera e propria riflessione sul posto che la tecnologia ha preso nelle nostre vite frenetiche, un discorso ancora più rilevante nel Giappone moderno che è ampiamente riconosciuto come la culla dell’high-tech.
“I telefoni cellulari sono in circolazione solo da circa vent’anni, ma in quel breve tempo sono riusciti a prendere il controllo completo su di noi. In soli vent’anni qualcosa di cui non abbiamo davvero bisogno è arrivato a governare le nostre vite, facendoci credere che non possiamo farne a meno. Quando gli esseri umani hanno inventato il telefono cellulare, hanno anche inventato l’ansia di non averne uno” scrive Kawamura.
Questa citazione in realtà stimola il lettore a chiedersi a quali altri elementi della nostra vita questo potrebbe applicarsi.
Il romanzo esplora anche i temi della famiglia e dell’amore.
Per un giovane che deve accettare la fatalità della sua esistenza, il posto delle relazioni significative e dei rimpianti che derivano dal non coltivarla offre al lettore l’opportunità di rivalutare la propria vita.
In altre parole, Kawamura racconta una storia di amore e perdita che fa capire al lettore l’incomparabile bellezza della vita confrontandoci con l’inevitabilità della morte.
Per quanto riguarda l’approccio stilistico, il romanzo condivide molti dei suoi aspetti con l’eredità dei principali scrittori giapponesi contemporanei.
La costante oscillazione tra banali scene quotidiane mescolate ad esplosioni di surrealismo ricorda sicuramente il marchio di fabbrica di Murakami quanto l’onnipresenza dei gatti evoca l’universo di Hiraide Takashi.
Inoltre, la ricorrenza di riferimenti culturali dalla musica ai film contribuisce a immergere il lettore nell’universo del Giappone moderno.
Alla fine, lo stile di scrittura minimalista di Kawamura riesce ancora a trovare un modo unico per fondere umorismo e riflessioni filosofiche che si traducono in una semplicità poetica che la seguente citazione esemplifica appropriatamente:
“L’amore deve finire. Questo è tutto. E anche se tutti lo sanno, si innamorano ancora. Immagino che sia lo stesso con la vita. Sappiamo tutti che un giorno deve finire, ma anche così ci comportiamo come se dovessimo vivere per sempre. Come l’amore, la vita è bella perché deve finire”.
Non ho parlato dei gatti e del protagonista dal nome Cavolo.
Non mi sono certo dimenticato.
Basti sapere che la storia che si apre con una spietata diagnosi di morte, si conclude con un messaggio pieno di speranza.
I gatti sono qualcosa di fantastico. Ti ignorano per la maggior parte del tempo, ma quando percepiscono che stai davvero male si avvicinano senza fiatare”.