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Consiglio comunale del 29 giugno 2023: le pratiche

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Consiglio comunale del 29 giugno 2023: le pratiche

Due nuove piste ciclabili all’orizzonte, finanziate con fondi Pnrr, grazie all’approvazione di altrettante pratiche urbanistiche illustrate dall’assessore Francesca Lucherini. La prima è un tratto di collegamento tra il centro commerciale OBI e via Bologna mentre la seconda unirà la frazione di Ceciliano e la rotatoria che incrocia la strada provinciale Setteponti e la tangenziale urbana. Soluzioni che rispondono a una filosofia di ricucitura dei tracciati ciclabili esistenti e di riqualificazione del tessuto urbano limitrofo.

Variante al piano operativo sempre illustrata dell’assessore Francesca Lucherini: ingloba il progetto redatto del Consorzio 2 Alto Valdarno consistente nell’intervento di ripristino di un tratto delle sponde e della sezione idraulica del torrente Sellina, dalla località San Marco fino a un chilometro oltre via Chiarini.

Futuro commerciale per l’immobile che ospitava il corpo di guardia alla ex caserma Cadorna. Il Consiglio Comunale su proposta dell’assessore Alberto Merelli ha infatti destinato il fabbricato ai beni patrimoniali disponibili da adibire ad attività di somministrazione di alimenti e bevande. Tramite una procedura di evidenza pubblica verrà individuato un concessionario, un conduttore o un assegnatario che potrà gestirlo con l’obbligo di provvedere agli interventi di manutenzione straordinaria necessari all’adeguamento, al recupero e alla valorizzazione. I costi delle opere suddette saranno a carico dello stesso che potrà tuttavia scomputarli dai canoni di concessione fino all’importo di 300.000 euro. Nel dibattito sono emerse le critiche delle opposizioni: per Michele Menchetti “il sito dove nascerà l’ennesimo luogo per bere e mangiare andrebbe attenzionato per altre ragioni e mi riferisco alla querelle del nuovo Centro per l’impiego di cui a oggi non c’è traccia e rispetto al quale nessuno mi fornisce risposta”. Per Alessandro Caneschi e Francesco Romizi emerge “la contraddittorietà tra un percorso partecipativo molto sbandierato e lanciato nei mesi scorsi sulla Cadorna e seguito da scelte come questa che dimostrano solo unilateralità da parte dell’amministrazione comunale”. Per Valentina Sileno “è impensabile credere a un bar come presidio di sicurezza. I bar generalmente chiudono a una certa ora e la piazza si ritroverà ‘al buio’ almeno durante la notte. Quanto poi tali locali funzionino come presidi avrei qualcosa da eccepire visto il destino di piazza della Badia che ne è piena ma vive la situazione che tutti conosciamo”. Per l’assessore Francesca Lucherini “se di riqualificazione della piazza dobbiamo parlare, è anche necessario mettere dei punti fermi che restituiscano decoro, senso di sicurezza e vivibilità di un’area nata come piazza d’armi e destinata a diventare piazza urbana. È una metamorfosi che comporta il superamento dell’attuale configurazione architettonica. In merito al percorso partecipativo, sono contenta che quell’opportunità sia stata colta andando ad arricchire il progetto di città di questa amministrazione. Vogliamo una Cadorna dal volto rinnovato, individuando spazi e funzioni: la destinazione per l’edificio in questione ci pare in merito adeguata”.

Via libera del Consiglio Comunale alla costituzione dell’associazione Comunità energetica rinnovabile solidale Arezzo 1 il cui asset di partenza conta innanzitutto su Comune di Arezzo e Fondazione Arezzo Comunità, con due fornitori esterni quali Aisa Impianti e Gestione Ambientale. “Il Comune – ha sottolineato nell’illustrazione l’assessore Marco Sacchetti – garantisce know-how e competenze, la fondazione rappresenta e tiene le fila della società civile e del volontariato: se facciamo loro risparmiare qualcosa in bolletta, tali soggetti avranno più risorse per le attività sociali. Le due società partecipate hanno confermato il loro impegno a produrre energia elettrica da fonte solare fotovoltaica e da ulteriori fonti rinnovabili e a condividerne due megawatt senza chiedere nulla in cambio. La forma giuridica prescelta è quella dell’associazione riconosciuta, aperta all’ingresso di ulteriori partecipanti. La nascita di questa comunità, sulla quale credo fermamente in termini culturali, al di là della sua rilevanza economica, muove dall’intento di favorire la produzione diffusa e l’autoconsumo istantaneo di energia rinnovabile e garantire alla comunità e al territorio i massimi benefici in termini energetici, ambientali, economici e sociali. Il vota odierno non è dunque solo su una delibera o un punto di partenza ma anche su un principio che vogliamo diventi solida realtà”.

Anche per il sindaco Alessandro Ghinelli “la soluzione illustrata con passione dall’assessore Marco Sacchetti rappresenta un nuovo modo di pensare: il Comune di Arezzo segna la strada, una strada culturalmente giusta e giuridicamente ponderata, che si differenzia da altre intraprese anche in provincia e che sono incorse nei rilievi del Tar, una strada per creare e scambiare energia tra partner solidali e che percorreremo convinti, mi auguro sotto la spinta di un voto unanime del Consiglio Comunale. Restando in attesa dei decreti necessari a costituirla formalmente”. Per Michele Menchetti e Francesco Romizi non sono chiari i motivi per i quali la Fondazione Arezzo Comunità sia parte del progetto visto che tra i suoi compiti statutari non compare l’energia. Per Luciano Ralli “la vera sfida è vincere l’indole che finora ha prevalso soprattutto tra i privati la cui scelta per il fotovoltaico è stata finalizzata a produrre energia per sé senza pensare a una eventuale ‘diffusione’ comunitaria”. Per Simon Pietro Palazzo “tutti i soggetti citati dall’assessore hanno una valida ragione per stare dentro: primo perché li avevamo in casa e non c’era motivo di rinunciarvi, secondo perché la vocazione solidale della comunità energetica legittima a pieno titolo la presenza della fondazione”. Anche Piero Perticai ha voluto ringraziare l’assessore “per il suo lavoro intrapreso con anima e cuore”. I voti favorevoli sono stati 20 e 9 gli astenuti.

Nasce su proposta dell’assessore Federico Scapecchi la Consulta dei giovani, “frutto di un percorso partito nel 2021 con un tavolo di ascolto dei giovani e delle associazioni giovanili, quale primo passaggio propedeutico alla stesura di una prima bozza di regolamento. Nel maggio scorso sono stati organizzati due incontri aperti per analizzare la bozza stessa elaborata dagli uffici, dai quali il testo è uscito ulteriormente calibrato sulle necessità dei giovani aretini grazie ai loro contributi diretti. La formulazione definitiva prevede che la consulta sia strumento di conoscenza della realtà giovanile e funzioni da stimolo e impulso sulle materie di competenza dell’assessorato. Si configura dunque come lo strumento adeguato a sollecitare e garantire la partecipazione attiva delle giovani generazioni, la conoscenza diretta dei loro bisogni dopo la pandemia, l’implementazione dei progetti, delle iniziative e degli eventi, proposti anche dai ragazzi in prima persona, atti a promuovere benessere e coesione sociale e a prevenire il fenomeno degli inattivi, i cosiddetti Neet”. Il regolamento prevede la sinergia con la Consulta provinciale degli studenti, promuove la partecipazione degli studenti universitari iscritti al campus di Arezzo e riserva un ruolo all’Informagiovani di supporto logistico, organizzativo e informativo sui servizi comunali dedicati a questo genere di utenza.

Nel corso del dibattito alle critiche delle opposizioni, intervenute tramite Michele Menchetti, Valentina Vaccari, Donella Mattesini e Valentina Siloeno e aventi per oggetto sia la composizione dell’ufficio di presidenza della consulta, presieduta dall’assessore, sia la ridotta periodicità delle riunioni, sia il mancato coinvolgimento effettivo del mondo giovanile relegato al ruolo di spettatore o uditore di scelte altrui, hanno replicato, oltre all’assessore stesso, anche i consiglieri di maggioranza Renato Viscovo, Roberto Cucciniello e Mattia Delfini che hanno sottolineato come l’istituzione del nuovo organo risponda a uno dei punti programmatici dell’attuale mandato e sia coerente con un’esigenza di ascolto e coinvolgimento che evita di ergerlo a decisore: “la scelta delle azioni concrete spetta legittimamente a chi ha ricevuto il mandato dagli elettori”.