Oltre alla formazione tecnica sanitaria assistenziale, è arrivato il tempo della formazione relazionale. Ogni giorno decine e decine di interventi si realizzano nella nostra città ad opera del personale della Misericordia, come anche di altre associazioni di volontariato.
Donne e uomini della Confraternita sono preparati in modo professionale alla loro attività sia che si svolga a bordo di una ambulanza, di un pulmino dei servizi per il trasferimento delle persone presso strutture sanitarie e sociali, sia per le attività che vengono assicurate presso le abitazioni delle persone a cui viene fornita ogni forma assistenziale
La parte formativa legata alle capacità professionale è ormai una costante, molto attenzionata, calibrata, determinata e scadenzata nel tempo con aggiornamenti continui che non sarà mai dimenticata. Questa, portando anche a protocolli e disciplinari precisi e dettagliati, a direttive, a modalità operative ormai qualificate e approvate a livello nazionale e internazionale, in qualche caso (o forse spesso), ha fatto andare in secondo piano l’aspetto relazionale tra l’operatore e il cittadino al quale viene somministrata la sua opera e nondimeno i soggetti vicini a questa persona (familiari, amici, a volte collaboratori domestici).
La Misericordia ha deciso di compiere un salto di qualità importante, avviando fra pochi giorni il primo corso di “pedagogia della salute” nel nostro territorio che mira allo sviluppo delle capacita relazionali del proprio personale nei confronti delle persone assistite.
Questo corso non sarà riservato a chi indossa la divisa della Misericordia, ma sarà aperto a tutta la città. Il corso, frutto di un lungo lavoro di ricerca, sarà condotto dalla pedagogista Elisa Canocchi: con una serie di incontri, sedute, materiali didattici, simulazioni, svilupperà le capacità e le grandi potenzialità per diventare una figura in grado di valorizzare l’ascolto, la relazione, la comprensione degli aspetti e atteggiamenti emozionali e umani dall’una e dall’altra parte. Chi assiste e chi è assistito sono entrambi soggetti che necessitano di sviluppare una azione positiva di comprensione dell’altro rispetto al servizio stesso.
Troppe volte è accaduto e accade non solo nei servizi del volontariato, ma anche nelle strutture e negli ospedali, che i pur buoni servizi di natura tecnico-scientifica e sanitari siano completamente slegati da una relazione, attenzione, capacità di recepimento e gestione delle reciproche emozioni e necessità extrasanitarie. Un paziente è un soggetto più fragile degli altri. A volte l’ansia e la conseguente paura, dettate anche dalla non conoscenza del servizio o della prestazione che deve affrontare, la diagnosi, la cura a cui sta per essere sottoposto possono renderlo ancor più vulnerabile. Da queste considerazioni nasce l’iniziativa della Misericordia di Arezzo.
“La pandemia – spiega la dottoressa Canocchi – ha avuto conseguenze in ogni ambito vitale; in particolare, le istituzioni sanitarie si sono ritrovate a dover affrontare non soltanto l’emergenza epidemiologica, bensì a ridefinire i modelli organizzativi, comunicativi e relazionali. Tutto ciò soprattutto in seguito all’infodemia, che ha mostrato al mondo la velocità e il pericolo della triade disinformazione/misinformazione/fake news. Ecco allora che si fa centrale la riflessione sull’identità professionale e su alcune parole chiave e concetti che caratterizzano i contesti della salute e della cura e veicolano le azioni dei professionisti quali: salute, relazione, cura, corpo.
Le idee hanno infatti un’influenza decisiva sulle interpretazioni e sulle scelte operative: filtrano il significato che attribuiamo al mondo; ci guidano nella costruzione delle azioni quotidiane, direzionano le nostre pratiche (personali e professionali). Con questo corso di formazione – aggiunge Elisa Canocchi – intendiamo innescare nei volontari e nei professionisti e nei cittadini che aderiranno, e che operano a più livelli nell’ambito della salute e della cura, dei processi autoriflessivi e trasformavi sulle pratiche professionali. Gli obiettivi sono molteplici: porsi domande su questioni che spesso rimangono a un livello di latenza, tanto sono “incarnate”, prendere consapevolezza delle teorie che sospendono le proprie azioni, dare loro un nome, condividerle con i colleghi e membri dell’equipe, attribuire nuovi significati, decostruire per costruire buone pratiche.”
Il corso prenderà il via fra pochi giorni. Un modulo con 6 appuntamenti: 29 marzo, 5/ 12 /19 /26 aprile dalle 21 alle 23, presso la sede della Misericordia in via Garibaldi ad Arezzo.
Chi è interessato può chiedere ulteriori informazioni scrivendo a [email protected]. Per iscriversi utilizzare il modulo al seguente link www.misericordiaarezzo.it/corsopedagogia.asp.
“Crediamo molto in questa iniziativa – sottolinea Governatore della Misericordia di Arezzo Pier Luigi Rossi – perché richiama la filosofia e la cultura che da oltre 7 secoli è la spina dorsale della nostra Confraternita. Lo dico da medico: i pazienti hanno bisogno di buona diagnosi, di buona terapia, ma anche di buona considerazione. Saperli ascoltare e saperli capire non raramente è già una cura, e aiuta non poco la funzione specifica dei farmaci ad agire. La Misericordia è di tutta la Comunità aretina. Per questo apriamo la nostra nuova attività in forma gratuita a tutta la cittadinanza, ad iniziare dai nostri soci che come Magistrato intendiamo coinvolgere in tutte le nostre innumerevoli iniziative”.