Home Cultura e Eventi Cultura ‘Morso di luna nuova’ in scena a Tegoleto

‘Morso di luna nuova’ in scena a Tegoleto

0
‘Morso di luna nuova’ in scena a Tegoleto

CIVITELLA IN VAL DI CHIANA (AR) – Dice De Luca: “Non c’ero. Queste storie sono state versate nel mio ascolto di bambino da adulti che si raccontavano come era andata… “.
Ricordi di parenti “versati sul nostro ascolto”, che ci hanno accompagnato negli anni delle nostre infanzie, ricordi di persone comuni che non ebbero, per fortuna, lutti diretti, ma assistettero a fucilazioni per rappresaglia – poveri innocenti presi a caso falciati da una mitragliatrice, videro scavare fosse, rischiarono deportazioni, spesso evitate per caso o con il ricorso a nascondigli di fortuna. Decine e decine di storie indimenticabili. Il testo di De Luca conquista subito per quello che racconta e per come lo racconta. La forma teatrale è la maniera migliore per arrivare al cuore della gente. La solidarietà che nasce dal pericolo, la paura che accomuna tutti i personaggi della storia e li rende uguali, il sacrificio di se stessi per gli altri, l’amore che nasce dalla polvere delle macerie dei bombardamenti, la conversione di chi si accorge di aver sbagliato tutto, ispira la messa in scena di questo lavoro, definito troppo modestamente da Erri De Luca, racconto per voci. In realtà questo è un vero e proprio dramma e le cosiddette “voci” sono personaggi (persone) a tutto tondo, con un carattere, con storie private, estrazione sociale, età diverse per ognuno di loro.
Nella mia regia di Franco Checchi non si è voluto né potuto, limitarsi al racconto dell’episodio anche se, come questo, è di vita vera, vissuta, nostra. E, pur mettendosi totalmente al servizio del testo, si è tentato di far in modo che lo spettatore attento possa riflettere su quanto questa storia e come possa ancora oggi insegnarci molto.
Il risveglio di una città, di un popolo che da sempre subisce senza reagire, prende pacchere (schiaffi) sul viso e riceve superchiarie agnuttute pe tant’anni non è cosa che riguardi solo il ’43 ma cosa di ora e di sempre. L’azione si svolge nell’arco di un paio di mesi del 1943, dall’inizio dei bombardamenti americani alla cacciata dei tedeschi da parte del popolo di Napoli. Questo popolo si sceta na vota ogne cent’anni, ma quanno s’é scetato, bona notte pe chi l’ha scetato” – dice un personaggio. Ma il testo riserva allo spettatore anche momenti di pura comicità, che potrebbero sembrare fuori luogo, ma che rendono la storia ancora più vera, più reale. Storia di uomini. E si sa che gli esseri umani hanno anche il riso fra le armi per superare la tragicità di certe situazioni.
Napoli, estate del ’43, il cielo non appartiene più alla città, ma ai bombardieri alleati. Estate di corse sudate ai ricoveri antiaerei, le catacombe del ‘900, secolo di aviazione. Nove persone si trovano a condividere fughe in uno scantinato.
A Luglio il fascismo collassa; in agosto le truppe alleate si avvicinano e a Napoli s’inasprisce l’occupazione tedesca; a settembre la resa dell’esercito italiano, rastrellamenti e deportazioni di uomini: la città sta nella tenaglia di due eserciti, uno dentro e uno fuori. Con un colpo di polveri, come corre il grisou dentro le miniere di carbone esplodendo a folgore, così un popolo rannicchiato e stremato scatta d’orgoglio e d’ira.
In quattro giorni d’insurrezione evita la battaglia di due eserciti in casa, scacciando i tedeschi e spianando la via maestra alle truppe alleate.
Morso di Luna nuova è morso di città che addenta e insegue fino a sbattere fuori l’occupante intruso. Qui si svolge la vita di nove persone in quell’estate. Non c’è un narratore esterno, sono loro a pronunciare gli avvenimenti. Età, mestieri e storie differenti, compresse in un assedio, rompono le distanze tra loro e vanno insieme, prima al passo, poi fino al galoppo.
La macchina della storia maggiore si chiude a sacco sulle vite individuali, ma ci sono sussulti in cui le singole esistenze spezzano la camicia di forza e inventano la libertà.
De Luca indica per la colonna sonora una canzone scritta da Salvatore Di Giacomo nel 1860 circa, che era un forte, fortissimo, invito rivolto alla città di Napoli a resuscitare, a svegliarsi: puozze na vota resuscità – scetate, scetate, Napule, Nà.
E se questa invocazione, voluta da De Luca come sfondo al suo testo, era valida nel 1800, altrettanto lo è nel 1943 e lo è oggi, di fronte ai problemi di questa città: la camorra, l’immondizia, la droga, il contrabbando, l’usura, ecc.

Sabato 17 novembre 2007 – ore 21.30
G.A.D. della Città di Pistoia
MORSO DI LUNA NUOVA
racconto teatrale in 3 quadri di Erri De Luca
regia di Franco Checchi