Home Nazionale Erboristerie ‘tengono’ ma pesano norme antiquate

Erboristerie ‘tengono’ ma pesano norme antiquate

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Roma, 10 lug. (Labitalia) – Le erboristerie italiane non crescono, ma reggono la crisi e chiudono il 2014 a 4.315 unità, contro le 4.319 dell’anno precedente. La stragrande maggioranza delle imprese del settore è gestita da donne (67,2% la media, con punte del 78% in Umbria e del 73% in Piemonte), in aumento rispetto agli anni precedenti, mentre il 10,6% è gestito da giovani, in leggero calo. Quanto al giro d’affari, le erboristerie sono riuscite, nonostante la crisi, a raggiungere un fatturato di circa 600 milioni di euro, pari allo 0,4% del totale della spesa delle famiglie per beni di largo consumo.
Sono questi i dati emersi nel corso della tavola rotonda ‘Filiera erboristica: situazione economica e rilancio del comparto. Nuove proposte di legge per la figura professionale dell’erborista’, organizzata da Unerbe-Confesercenti, alla quale hanno preso parte, tra gli altri, Marinella Trovato, presidente del Siste, il senatore Remigio Ceroni, presidente della commissione Bilancio del Senato, e Loredana Lupo, capogruppo M5S della commissione Agricoltura della Camera.
Dunque, il ricorso ai prodotti naturali da parte dei consumatori italiani tiene e anzi cresce in alcune aree geografiche (Nord-Est e Centro) e soprattutto in alcuni periodi dell’anno, come in estate, con il ricorso ad abbronzanti, integratori e prodotti contro le scottature o le zanzare. Ma, nonostante la resistenza alla crisi economica, il settore dell’erboristeria vive da lungo tempo una condizione di scarsa chiarezza normativa e di forti preconcetti.
“La Conferenza Stato-Regioni per l’Agricoltura ha chiesto la modifica della legge senza nemmeno interpellare gli interessati, ovvero gli operatori del settore, attraverso le organizzazioni che li rappresentano – ha sottolineato Maurizio Devasini, presidente di Unerbe-Confesercenti – e stiamo parlando di una legge datata 1931. Continua ad esserci grande confusione rispetto ai prodotti d’erboristeria e soprattutto alla figura professionale dell’erborista, oltre alle possibilità professionali e occupazionali dei laureati in tecniche erboristiche”.
“Per questo, sarà istituito un tavolo tecnico – ha aggiunto – sulla legge delega per il riordino dell’intera filiera erboristica, a partire dalle coltivazioni e la qualifica della figura professionale dell’erborista. Un’occasione per mettere a punto, con le altri parti interessate, le nostre proposte di modifica, basate sulla conoscenza del settore, degli operatori e soprattutto dei rischi e dei benefici che possono derivare da un corretto uso e commercializzazione dei prodotti erboristici”.
“Crediamo sia ora – ha concluso il segretario generale della Confesercenti, Mauro Bussoni – che si riveda la normativa vigente, ormai antiquata, sulla base degli interessi e della salute dei consumatori e non di interessi di categorie che vedono come una minaccia la crescita e l’espansione delle erboristerie e lo sviluppo di una professione per troppo tempo additata come un’attività a metà strada tra un druido e un ciarlatano”.