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Arezzo per la Palestina

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Arezzo per la Palestina

Ancora un volta Arezzo si segnala per il suo impegno nella solidarietà in uno dei tanti luoghi del mondo segnato da conflitti e da emergenze continue.
In questa occasione si tratta della Palestina, un luogo dove l?associazione Ucodep lavora da molti anni soprattutto con progetti a sostegno dei giovani, degli studenti e delle famiglie.
L?area è quella di Biddo: 18 villaggi che si trovano a Nord Ovest di Gerusalemme e a Sud Ovest di Ramallah e che secondo le ultime mappe relative al muro di separazione che Israele sta costruendo saranno racchiusi in un?area estremamente circoscritta e di difficile accesso.

Ucodep, in collaborazione con la Ong Cospe di Firenze, ha avuto l?incarico dal Ministero degli Esteri italiano di sostenere il potenziamento dei servizi sanitari dell?area, attraverso la creazione di un pronto soccorso nei locali di un centro medico situato nel villaggio di Biddo, l?equipaggiamento del centro stesso e dell?ambulanza presente presso di esso.
Da questo incarico è nata poi la collaborazione con la USL8 di Arezzo ed, in particolare, con i medici del dipartimento di Emergenza dell?ospedale S. Donato, il Dr. Luciano Ralli e il Dr. Massimo Mandò che si sono recati per una settimana (dal 26 marzo al 2 aprile) in Palestina dove, insieme agli operatori di Ucodep e alla Unità Tecnica Locale del Ministero degli Affari Esteri, hanno valutato la situazione e iniziato a strutturare l?intervento.

?La presenza del muro assieme ai check-point renderà sempre più difficile l?arrivo e l?accesso agli ospedali muniti dei servizi di emergenza ? dichiara Massimo Mandò che ad Arezzo coordina il servizio 118 ? la mobilità è fortemente critica e i tempi di intervento in questa disciplina sono fondamentali. Basti pensare ai traumi da incidenti (molto frequenti perchè nella parte palestinese non esiste vigilanza del traffico) o alle partorienti: ogni donna palestinese in genere ha 10 figli.?

La missione dell?iniziativa è proprio creare una cultura dell?emergenza. Ed assieme ad essa preparare una adeguata organizzazione, con personale qualificato.
?Quello che oggi chiamano pronto soccorso ? racconta Luciano Ralli, responsabile del Pronto soccorso del San Donato – è paragonabile ad un nostro poliambulatorio: lavora solo di mattina, ha carenze tecnologiche e non prevede medici dell?emergenza. Pensare che tecnologie anche moderne le hanno (importanti sono le donazioni che arrivano a vario titolo da molti paesi del mondo), ma sono quasi tutte inutilizzate perché non inserite in un percorso assistenziale.?

Per i due medici aretini si è trattato di compiere una diagnosi della situazione, individuare la terapia e avviare la cura. Le patologie più comuni sono ostretrico ginecologiche, pediatriche e traumatologiche.
?Il pronto soccorso ? spiegano ? dovrà operare sulle 24 ore, i medici dovranno essere formati rispetto anche ad una diversa organizzazione, ed inizieranno proprio con corsi specifici che saranno tenuti dalla Mezza luna Rossa, la croce rossa dei paesi islamici?.
Un progetto che nella sua complessità prevede non solo attività infrastrutturali (come la costruzione del Pronto Soccorso) ma anche la realizzazione di corsi di formazione del personale medico e paramedico locale e campagne di informazione e sensibilizzazione su temi di emergenza sanitaria destinate a tutte le comunità dei villaggi beneficiari, con attenzione dedicata in modo particolare alle problematiche che affliggono donne e giovani.

Dopo questa prima fase di lavoro i due medici aretini continueranno, insieme ad Ucodep, a verificare l?andamento del progetto ed a dare il loro apporto per la realizzazione di tutte le attività previste.

Articlolo scritto da: USL 8