Per secoli i poeti greci hanno cantato l’aspetto e il valore degli eroi e principi micenei. Ma che sembianze avevano realmente? Quali erano le abitudini alimentari di Menelao, Agamennone o Achille? Come curavano le ferite riportate dalla guerra? Le risposte arrivano da recenti scoperte paleoantropologiche condotte sui resti scheletrici provenienti dai Circoli funerari A e B di Micene. Esse forniscono interessanti informazioni sugli aspetti biologici e nutrizionali del gruppo dirigente protomiceneo intorno al 1700-1600 a.C, raccolte ed illustrate nel volume I Micenei. Archeologia, storia e società dei Greci prima di Omero da Massimo Cultraro, ricercatore dell’Istituto per i per i Beni archeologici e monumentali del Cnr, sezione di Catania, specialista nel settore della preistoria e protostoria dell’Egeo e autore di saggi e scritti scientifici sulla Grecia.
Il libro, edito da Carocci, sarà presentato a Roma, il 25 ottobre, alle ore 16.00, presso l’Aula Marconi del Cnr.
Carni rosse, cacciagione e pesce: erano questi gli alimenti che imbandivano le mense delle corti micenee. Una dieta decisamente proteica, diversa da quella adottata nel resto dell’Argolide.
“A rivelarlo è l’analisi della struttura dentaria e l’esame dei resti organici eseguito attraverso la tecnica della gas-cromatografia” spiega Massimo Cultraro. “A Tebe, in Beozia, una pentola conteneva uno stufato di carne di maiale preparato in un passato vegetale, mentre in un altro caso la carne suina era stata fatta bollire insieme con una minestra di legumi e verdura”.
Il pescato poi rappresentava un’importante fonte di sostentamento per chi aveva problemi dentari. E’ il caso di una donna anziana trovata a Micene: le indagini paleonutrizionali mediante spettroscopia ad assorbimento atomico hanno dimostrato che, negli ultimi anni di vita, fu costretta a mangiare pesce per un serio problema ai denti, in parte risolto con l’inserzione di perni d’argento.
I Micenei erano in grado di produrre anche diverse varietà di vino. “Le analisi chimiche” continua l’autore “confermano l’impiego di vini aromatici con l’aggiunta di sostanze vegetali (resina di pino e pistacchio), non lontano dal gusto della retsina che si beve nella Grecia moderna. In altri casi, al vino non ancora fermentato si univano resina di terebinto (Pistacia Atlantica), importata da Cipro o dal Libano, o frutti di bosco e mirto, ottenendo un prodotto assai simile nel gusto al noto vino francese a base di ribes (crème de cassis)”.
Sulle tavole non mancavano la birra, servita in appositi boccali, e l’idromele una bevanda alcolica, mai documentata prima nel mondo egeo, ottenuta per la fermentazione di una soluzione acquosa di miele, talvolta aromatizzata con fiori di timo e rosmarino.
Un’alimentazione sostanziosa ed energetica non può che associarsi a corpi vigorosi, bisognosi di molte calorie per affrontare le battaglie. E, in effetti, i ‘nostri eroi’, erano robusti, muscolosi e con struttura ossea regolare. A verificare l’identikit dell’élite micenea ci hanno pensato gli esperti del laboratorio di medicina del mondo antico di Manchester. Dove per lo studio dei reperti antropici si utilizzano moderne indagini criminologiche e di medicina forense.
“Le tombe principesche, ricche di corredi funerari, restituiscono l’immagine ‘tipo’ dei personaggi di rango” spiega Massimo Cultraro. “Gli individui presentano una struttura ossea assai regolare, con attacchi muscolari prominenti, forse per effetto di attività belliche e sportive, come indicano anche alcuni traumi imputabili a colpi di armi metalliche o a ferite. Un giovane uomo di 28 anni, sepolto nella tomba Gamma del Circolo B, presentava, ad esempio una cicatrice da battaglia sull’occhio sinistro e, probabilmente a seguito dell’incidente, era stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico alla testa; le suture sulla calotta indicano che la trapanazione cranica ebbe successo e l’uomo visse ancora per diversi anni, anche se privo di un occhio. In anni recenti è stato possibile ricostruire i tratti somatici attraverso gli aspetti morfologici e metrici del cranio: il risultato è veramente stupefacente. Il volto dell’uomo adulto deposto nella tomba Sigma 131 del Circolo B di Micene ha tratti somatici robusti, forti e austeri, caratteristiche che ben si adattano ad un re guerriero”.
Altri ‘segni particolari’ distinguono l’élite micenea dal resto della popolazione. Mentre le donne raggiungevano 1.59 m. di altezza, gli uomini, con 1.72 m. risultavano più alti di circa 10 cm rispetto al resto degli abitanti della Grecia mesoelladica.
Dalle sembianze fisiche alla dieta, le nuove metodologie di indagine non hanno risparmiato i legami parentelari dei defunti, sottoposti per questo scopo a test del Dna, contribuendo alla la scoperta di una complessa trama di rapporti genetici tra i 35 individui sepolti.
Il libro è una completa sintesi storica della Grecia del II millennio. Settecento anni (1700-1000 a.C.) ripercorsi per la prima volta in modo unitario e con una chiave di lettura scientificamente innovativa che si avvale delle recenti acquisizioni fatte da prestigiosi istituti di ricerca, quali, il Demokritos di Atene e il Dipartimento di medicina del mondo antico Manchester e Birmingham.
Nella stessa giornata l’archeologia sarà ancora protagonista con il volume: “Dal terreno al divino: archeologia del culto nella Palestina del primo millennio”, Carocci editore, scritto da Ida Oggiano, ricercatrice dell’Istituto per lo studio delle civiltà italiache e del Mediterraneo antico (Iscima) del Cnr.
Articlolo scritto da: CNR Roma