Home Attualità Class Action Parmalat Usa: primi rimborsi in vista

Class Action Parmalat Usa: primi rimborsi in vista

0

FIRENZE – Mentre in Italia si dibatte su quale modello di class action sia più utile, dai tanto vituperati Stati Uniti d'America arrivano le prime buone notizie sul fronte della Class Action Parmalat.
L'idea di avviare una class action dagli Stati Uniti per il caso Parmalat fu promossa per prima in Italia dall'Aduc fin dal 22 Gennario 2004. Fra l'incredulità generale furono raccolte oltre 8.000 adesioni di risparmiatori per un controvalore di 47 milioni di euro di danni subiti.
Come previsto dalla procedura Usa, insieme all'iniziativa dell'Aduc ne furono presentate altre concorrenti che si candidavano a rappresentare la classe. Furono designati come rappresentanti della classe ("Lead Plaintiffs") la "Hermes Focus Asset Management" (britannica) per gli azionisti ed un gruppo di investitori istituzionali (tra i quali la Società Cattolica di Partecipazioni spa) per gli obbligazionisti. L'iniziativa dell'Aduc, quindi, pur non sfociando nella nomina di un Lead Plaintiffs fu molto importante per rendere questo importante strumento di risarcimento danni accessibile a tutti i risparmiatori italiani coinvolti.
E' di oggi la notizia che Credit Suisse Group e Banca Nazionale del Lavoro hanno raggiunto un accordo (che dovrà essere sottoposto al Giudice) il quale prevede il risarcimento da parte di questi istituti di circa 20 milioni di euro ciascuno.
Non si conoscono ancora i dettagli dell'accordo, ma dalle prime informazioni dovrebbe riguardare esclusivamente gli azionisti (gli obbligazionisti probabilmente seguiranno a ruota). Ricordiamo che gli azionisti –a differenza degli obbligazionisti– non hanno ancora visto un euro del danno subito e, di fatto, la class action USA per loro e' lo strumento più efficiente per sperare di avere un risarcimento di una qualche consistenza ed in tempi ragionevoli.
Per capire l'importanza di ciò che accade grazie al sistema Usa di class action e' bene fare alcune considerazioni.
In questi giorni, in Italia, si sta riaccendendo la discussione sull'introduzione della azione giudiziaria collettiva. Il Governo, per bocca del ministro Pierluigi Bersani, sembra intenzionato a non voler fare una cosa “all'americana” mentre pare esservi, in perfetto stile corporativo, la disponibilità ad allargare il giro delle associazioni “sedute al tavolo”.
L'intento principale non sembra quello di perseguire gli interessi dei singoli cittadini-consumatori, quanto dei loro rappresentanti (o presunti tali). Dire che poi si favoriscano e si creino le corporazioni, e' solo una conseguenza logica.
Il modello Usa della class action ha certamente degli aspetti da migliorare e molti dei progetti di legge attualmente presenti in Parlamento che vi si ispirano (come quello scritto dall'Aduc e depositato dagli onorevoli Donatella Poretti e Daniele Capezzone) prevedono profonde differenze, rimane però l'impianto complessivo: fornire ad ogni singolo cittadino-consumatore il potere di citare in giudizio un presunto responsabile di un illecito che ha coinvolto più cittadini. Qualora il giudice accerti come fondati i fatti costitutivi di questa iniziativa, il responsabile del danno dovrà essere costretto a pagare, direttamente, per effetto dell'azione collettiva.
Il modello previsto dal Governo, invece, prevede che solo un ristretto numero di soggetti possa avviare l'azione collettiva. Non c'è, inoltre, alcun meccanismo di controllo dell'azione da parte dei danneggiati. Non considera neppure l'ipotesi di più azioni concorrenti. Non prevede il rimborso automatico del danno, ma obbliga ciascun singolo danneggiato ad avviare una propria azione legale successiva all'eventuale vittoria dell'azione collettiva.
Ci sembra che la notizia dei rimborsi in arrivo sia la migliore risposta che si possa dare al ministro Bersani in tema di class action “all'americana”…

Articlolo scritto da: Aduc