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Discorso d’insediamento di Fanfani

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Discorso d’insediamento di Fanfani

Questo il testo integrale del discorso d’insediamento del sindaco Giuseppe Fanfani, pronunciato in Consiglio Comunale.

“Signor Presidente, signori consiglieri, signori assessori, cittadini di Arezzo, Autorità intervenute,
inizio questo percorso amministrativo non senza personale emozione, dovuta sia alla consapevolezza di quanto il mandato ricevuto sia grande e al tempo stesso difficile, sia alla sacralità di questo luogo nel quale, da quando Arezzo liberata dalla dittatura e dalla guerra si dette governi liberi e democratici, sono state assunte le decisioni più importanti per la vita della città.
E voglio iniziare questo mio impegno con alcuni ringraziamenti:
innanzitutto alla città che ha tributato alla mia persona e alla compagine politica che la sosteneva, un consenso grande e diffuso che è indice di una grande fiducia nelle proposte di serietà, di indipendenza di pensiero, di misura e di eticità nei comportamenti amministrativi, delle quali ci siamo fatti promotori in campagna elettorale;
il secondo è alle forze politiche che mi hanno sostenuto con lealtà e serietà, contribuendo alla realizzazione di un programma che avrò modo di illustrare a questo Consiglio successivamente, e che per i contenuti che lo caratterizzano sarà in grado di contribuire fattivamente alla crescita equilibrata della nostra società;
il terzo è alla mia famiglia che con affetto mi ha accompagnato in questo cammino, con la solidarietà e la vicinanza che consentono di superare i momenti più difficili e le asperità che la vita quotidianamente presenta;
l’ultimo, ma non il meno caro, è agli amici e alle amiche, alle collaboratrici e ai collaboratori tutti che assieme a me hanno lavorato con amore per la propria città nella difficile opera di far comprendere all’esterno le ragioni della politica e della necessità di dare ad Arezzo una amministrazione nuova, competente, capace di rispondere alle esigenze del futuro.

E’ stata affidata dal voto popolare alla nostra guida una città meravigliosa, per la serietà del proprio popolo, per la capacità di impresa, per la iniziativa costante nella ricerca di nuove occasioni di sviluppo, per la voglia di non fermarsi e per l’entusiasmo nell’offrire agli altri la propria collaborazione, che si manifesta nelle molte associazioni di volontariato e di solidarietà che ne fanno una società coesa e generosa.
Ci è stata affidata però anche una città preoccupata per la crisi economica ed imprenditoriale, che traendo origine da fattori internazionali e dalla crescita tumultuosa di paesi in via di sviluppo, vede oggi coinvolti in una congiuntura negativa settori di produzione quali l’orafo e il manifatturiero che erano stati per decenni trainanti, e avevano accompagnato e promosso lo sviluppo economico e sociale della città.
Tutti siamo convinti della necessità di un impegno primario della pubblica amministrazione nella conservazione e nel sostegno allo sviluppo dei fattori di impresa, e più volte in più sedi lo abbiamo ripetuto, poiché tutti siano protesi a salvaguardare, con essi, i livelli occupazionali che hanno visto fino ad oggi Arezzo su tassi di disoccupazione assolutamente fisiologici e compatibili con la flessibilità dello sviluppo.
E’ infatti nostro impegno primario concorrere a garantire ai nostri giovani e a coloro che più giovani non sono e che rischiano di perdere il proprio lavoro, una occupazione confacente alle attitudini e alle aspirazioni di ciascuno, consapevoli che il lavoro è fattore economico, ma soprattutto è condizione ineludibile della dignità umana e assieme condizione di coesione sociale, di sicurezza, di sviluppo individuale e formazione familiare.
Ci è stata affidata anche una città profondamente divisa.
Divisa tra potenti e deboli, tra cittadini che non possono veder realizzati i propri diritti e cittadini ai quali troppo è stato consentito, divisa tra un mondo imprenditoriale sempre più in crisi e come tale incline a valutare l’impresa come fatto individuale, abbandonandone la imprescindibile proiezione sociale, e dipendenti che non trovano più lavoro o giovani che non hanno speranza nel futuro.
Divisa tra le forze politiche che talvolta, privilegiando l’interesse partitico, hanno messo in subordine la finalità sociale dell’agire collettivo e della pubblica amministrazione.
Divisa infine dalla sfiducia nella politica che recenti fatti a tutti noti hanno indotto nella opinione pubblica.
E’ nostro dovere ribadire con forza che non v’è interesse particolare che possa essere utilmente perseguito se non nel quadro più ampio degli interessi della collettività.
Come è nostro dovere di amministratori mettere l’etica dei comportamenti e la ricerca del bene comune al centro della attività politica, con l’umiltà e il distacco che rendono accettabili anche gli errori che inevitabilmente, come tutti gli esseri umani, commetteremo.
Anche per questo tutti gli amministratori si sentono oggi impegnati ad ispirare la propria azione a criteri di imparzialità verso i cittadini, di trasparenza e correttezza; regole di comportamento che costituiscono la base etica della coesione della città e che riteniamo necessario ribadire oggi dinanzi a questo Consiglio e a tutto il popolo di Arezzo.
Vogliamo in sintesi riunire questa città, creando una prospettiva comune che costituisca un progetto unificante e una speranza per il futuro, nella quale tutti i cittadini, senza distinzioni, si possano sentire partecipi di un destino comune.
E’ compito difficile, che non abbiamo la presunzione di assumerci da soli, ed è compito che presuppone la collaborazione di tutti gli uomini liberi che vorranno concorrere a realizzarlo.
Consapevole di ciò, signori consiglieri, auspico che il rapporto tra le forze politiche di maggioranza e opposizione, pur nella distinzione dei ruoli, sia caratterizzato da grande spirito di collaborazione e di reciproco rispetto, nella prospettiva di vedere i rappresentanti della città uniti sui grandi temi che sopra ho richiamato, sui metodi di governo e sulla necessità di affrontare con spirito massimamente unitario i gravi problemi che via via il futuro ci proporrà.
Ringrazio fin da ora coloro che riterranno di lavorare con questo spirito; così come ho apprezzato il comportamento di quelle forze politiche che in campagna elettorale hanno scelto di abbandonare toni e linguaggi spesso non consoni ad un confronto civile e, pur con le inevitabili asperità della politica, hanno preferito affrontare tematiche serie e confronti sereni sui problemi concreti e sul futuro della nostra città.

Non è questa la sede per introdurre le questioni programmatiche che saranno oggetto, nei termini normativi, di una prossima, apposita seduta di questo Consiglio.
Ritengo però a nome della intera maggioranza di ribadire come nessuno dei temi che furono recepiti nel progetto di Nazione identificato nella nostra Carta Costituzionale e che furono fondamento dell’Italia Repubblicana, verrà dimenticato da questa amministrazione.
Quei Costituenti che, pur provenendo da culture diverse, e pur in un momento drammatico della storia della nazione italiana, si ritrovarono uniti nel disegnare lo schema del futuro del nostro Paese, individuarono nella unità nazionale, nella solidarietà sociale, nel diritto al lavoro, nel diritto ai servizi fondamentali nella uguaglianza tra i cittadini e tra i popoli, nel ripudio della guerra e nella ricerca della pace, i principi su cui fondare lo sviluppo futuro dell’ Italia.
Noi ci ispireremo a tali principi; e non a caso abbiamo individuato tra i nostri compiti anche quello di concorrere a diffondere lo spirito della solidarietà tra i popoli e della pace universale, attraverso una apposita delega riservata al sindaco perché rappresentativa di tutta la città, che solo coloro che non hanno a cuore i principi della solidarietà universale, o che non sono in grado di comprenderli fino in fondo, potrebbero permettersi di sottostimare.
Oggi, i discendenti di quelle culture che costituirono quell’arco, che non a caso fu definito ‘costituzionale’, si ritrovano seduti nei banchi di tutto il Consiglio Comunale, con lo stesso spirito di allora, con funzioni territorialmente più modeste ma non per questo meno nobili, per disegnare il futuro della città di Arezzo nel rispetto degli stessi principi che trovano sede nella prima parte della Carta Costituzionale della Repubblica Italiana.
A tali principi ispireremo la nostra azione e al rispetto di quei principi chiamiamo tutti coloro che in questo Consiglio siedono e che ritengono di condividerli.
So che non sarà facile, né per me né per voi, e che anzi oggi inizia un percorso difficile che necessita di capacità di vedere il futuro, di altruismo, di abnegazione e di tanto coraggio nell’affrontare scelte che potranno essere anche non semplici e talvolta dolorose.
Auguro a tutti voi di avere la forza di andare avanti con la libertà di pensiero e l’indipendenza nell’azione che caratterizza le donne e gli uomini liberi e forti.
Io lavorerò assieme a voi e da parte mia sono certo che la Provvidenza, alla quale mi sono affidato fin da giovane nei momenti difficili della vita, ci illuminerà in questo cammino”.

Articlolo scritto da: Comune di Arezzo