ITALIA – Il Programma della Coalizione di Governo “Per il bene dell’Italia” a pagina 153 riporta l’impegno per “la progressiva abolizione della sperimentazione sugli animali e promuovere e favorire i metodi di ricerca alternativi”.
L’articolo 4 del Decreto Legislativo 116/92 prevede che il ricorso all’impiego di animali a fini sperimentali debba essere fatto solo in assenza documentata di un metodo alternativo valido. Sono trascorsi 14 anni dall’entrata in vigore del Decreto 116 ma finora, a causa della mancanza di una efficiente gestione della sperimentazione animale, in Italia la sostituzione degli animali utilizzati è stata lasciata alla buona volontà di pochi ricercatori.
Già da subito sarebbe possibile bandire alcuni impieghi di animali per via dell’ampia e documentata disponibilità di metodi alternativi in alcuni specifici ambiti di utilizzo.
Di seguito si propongono alcune azioni per l’attuazione del punto programmatico della Coalizione di Governo a favore dei metodi alternativi.
Il problema
Sebbene teoricamente già possibile, la completa sostituzione degli animali nella sperimentazione è impedita da alcuni fattori di ordine giuridico, culturale e logistico.
Giuridico, per le richieste normative internazionali che richiedono il test su animali (Direttiva Cee 67/548); culturale per via dell’uso di animali a scopo didattico in ambito universitario che educa i futuri ricercatori all’utilizzo di animali; logistico per l’esistenza di strutture dedicate all’utilizzo di animali: stabulari, allevamenti, macchinari per test, etc.
Delineati questi tre punti strategici si propongono di seguito possibili soluzioni.
Proposte
1- Emissione di un Decreto ministeriale Salute di immediata attuazione che renda obbligatorio l'impiego di metodi alternativi validati o di comprovata efficacia e quindi l'impegno del Ministero a non accettare protocolli che prevedano utilizzo di animali per cui sia disponibile un metodo alternativo.
Spiegazione:
Attualmente non esiste un obbligo all’impiego di metodi alternativi ma solo una raccomandazione, cosa che rende scarsamente efficace la normativa in questo suo punto per la discrezionalità con cui può essere applicata.
2- Istituzione di un organo interministeriale dotato di expertise tecnico-scientifica tra Ministero della Salute e della Ricerca Scientifica con il compito di rendere operativo il piano di attuazione dei metodi alternativi.
L’organo avrà il compito di:
– istituire un registro ufficiale aggiornato dei metodi alternativi utilizzabili a livello nazionale
– facilitare il ricorso a metodi alternativi (coordinando banche di tessuti, contribuendo alla validazione di metodi alternativi, facilitando la comunicazione tra mondo della ricerca ed istituzioni etc)
– orientare i finanziamenti per ricerca, sviluppo, validazione e diffusione dei metodi alternativi (esempio, x per cento dei fondi per la ricerca)
Spiegazione:
Lo sviluppo di metodi alternativi è in continuo divenire, pertanto è necessaria la presenza di un osservatorio centrale che cataloghi le alternative disponibili in modo da rendere non discrezionale la possibilità di utilizzare animali in certi ambiti.
La diffusione dei metodi alternativi è inoltre legata alla diffusione ed ottimizzazione del patrimonio tecnico-scientifico già in essere. A titolo di esempio, l’Istituto Zooprofilattico di Lazio e Toscana ricorre a metodi analitici per alcuni saggi, come il rintracciamento di estrogeni nelle carni così come per altre analisi, laddove anni fa erano impiegati topi femmina impubere e laddove richieste di normative internazionali non richiedono esplicitamente il ricorso ad animali. E’ probabile che altre esperienze sommerse di questo tipo esistano altrove e che se divulgate e applicate porterebbero alla sostituzione dell’impiego di animali per alcuni saggi su tutto il territorio nazionale.
L’organo interministeriale dovrebbe invitare i singoli laboratori a comunicare la loro esperienza nel campo della sostituzione di animali, e dopo un vaglio dei protocolli stabilire i metodi sostitutivi ufficialmente utilizzabili.
E’ inoltre prioritaria la creazione di un coordinamento tra banche di cellule e tessuti già esistenti in Italia ma scarsamente comunicanti. Una analisi della LAV del 2004 ha mostrato come la difficoltà di accesso a tessuti umani è responsabile dell’uso di un numero considerevole di animali. Prendendo come campione la città di Verona, di cui si aveva disponibilità dei protocolli sperimentali relativi al decennio 1993-2003 e considerando il 2001 e 2002 come anni campione, risulta che il 39% dei ratti e topi era utilizzato per il prelievo di tessuti con il solo fine di allestire colture cellulari. Verona rappresenta un campione rappresentativo di molte altre realtà, ospitando una importante Università ed una grande industria farmaceutica, è pertanto plausibile estendere l’analisi al resto del Paese. In conclusione, se esistesse una rete tra laboratori di ricerca e banche di tessuti, e se si applicasse l’analisi effettuata su Verona, si avrebbe un risparmio teorico di 400.000 animali ogni anno.
3- Istituzione di una commissione di controllo sull'implementazione del Decreto Legislativo 116/92, costituita anche da esperti in materia di metodi alternativi che verifichino l'effettiva necessità di ricorso agli animali nei protocolli presentati al Ministero, ovvero l'assenza di metodi alternativi adatti a sostituire il ricorso ad animali.
Spiegazione:
Al fine di rendere operativo ed efficace il piano di implementazione dei metodi alternativi è necessario che il Ministero della Salute si avvalga dell’expertise necessario, aggiornato sullo stato dell’arte relativo all’avanzamento della ricerca sui metodi alternativi.
4- La destinazione del 30% dei finanziamenti pubblici alla ricerca biomedica, alla riconversione di stabulari e laboratori che ricorrono all’uso di animali in laboratori dotati di moderni strumenti di ricerca scientifica e rafforzamento dell'attività di ricerca sui metodi alternativi agli enti di ricerca pubblici attraverso l'istituzione di bandi, assegni di ricerca, la collaborazione con enti quali Farmindustria.
Spiegazione:
Si riporta a titolo di esempio l’uso di animali impiegati per la produzione di anticorpi monoclonali. Già nel 1998 ECVAM , European Centre for the Validation of Alternative Methods, raccomandava la sostituzione degli animali per la produzione di anticorpi monoclonali con metodi in vitro, eppure nonostante ciò, ancora nel 2005, il Ministero della Salute rilasciava autorizzazioni per l’uso di animali al fine di produrre anticorpi monoclonali, in particolare a:
Ditta Areta (Varese), 2005
Ditta Diesse Diagnostica (Siena), 2004)
Ditta Dompè (L’Aquila), 2004
Ditta Lofarma (Milano), 2004
Ditta Primm (Milano), 2003
CNR (Roma), 2003
Ditta Serono (Roma), 2003
Istituto Superiore di Sanità (Roma), 2003
Università di Padova, 2003
Università di Perugia, 2003
Almeno nel caso dei laboratori pubblici, lo stanziamento di fondi per fornire le strutture dei mezzi adeguati per la produzione in vitro di anticorpi porterebbe all’immediato risparmio di vite animali e al miglioramento tecnico-scientifico dell’attività di laboratorio.
Riguardo al coinvolgimento di Farmindustria, IPAM, Piattaforma Italiana per i Metodi Alternativi, di cui la LAV è membro, ha già avviato un dialogo in questo senso e ricevuto un primo assenso di massima dall’organizzazione.
5- Un Decreto ministeriale di immediata attuazione che vieti la dissezione di animali nelle scuole promuovendo parallelamente il ricorso ad esercitazioni che non facciano uso di animali.
Spiegazione:
Alla LAV pervengono periodicamente segnalazioni di utilizzo di animali morti acquistati presso esercizi commerciali comuni, o prelevati in natura (soprattutto anfibi ed invertebrati). Laddove la LAV è intervenuta ha prevenuto questo tipo di interventi visto che: si ritiene diseducativa la manipolazione di animali utilizzati come strumenti didattici, rafforzandone la percezione come oggetti anziché soggetti; in secondo luogo gli animali impiegati non sono smaltiti come rifiuti speciali contravvenendo alle norme ambientali previste in materia; l’uccisione apposita di animali costituirebbe reato di uccisione di animali senza necessità ai sensi dell'articolo 544 bis del codice penale.
6- Il patrocinio e/o finanziamento da parte del Ministero della Salute di progetti formativi e informativi per la diffusione della cultura dei metodi alternativi in scuole secondarie ed università.
Spiegazione:
Attualmente nei corsi universitari a carattere biomedico non sono previsti programmi che accolgano il dibattito sull’uso degli animali a fini sperimentali né sulle possibilità di utilizzo di metodi alternativi. L’utilizzo di animali è trasmesso in modo dogmatico, come ineluttabile metodo di indagine, impedendo così la maturazione di un approccio critico degli studenti alla materia scientifica.
Articlolo scritto da: LAV 2006