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Richiedenti asilo e rifugiati: i numeri in Europa

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In Europa a fine 2005 si contavano 1.472.587 rifugiati: al primo posto, tra i paesi europei la Germania, con 700.016 rifugiati, seguita da Regno Unito e Francia. In Italia nel 2005 sono state presentate 9.350 domande d’asilo: ai primi posti della triste classifica dei paesi dai quali provengono la maggior
parte dei richiedenti asilo si trovano l’Eritrea, con 1.153 domande, e l’Etiopia.
Per queste categorie nel nostro Paese si è sviluppato, nel corso degli ultimi anni e attraverso un percorso lungo e faticoso che ha coinvolto autorità centrali ed Enti locali, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati che nel 2005 ha visto coinvolti, in qualità di titolari dei progetti, 81 Enti locali che hanno garantito 3.028 posti in accoglienza per un totale di 4.654 individui accolti nell’arco dei 12 mesi.
L’obiettivo perseguito con successo è stato quello di costituire una rete nazionale di Enti locali che assicurassero, attraverso l’erogazione di un insieme di servizi di accoglienza, tutela ed integrazione, il pieno inserimento di richiedenti asilo, rifugiati e titolari di protezione umanitaria nella società italiana.
Nel 2005 i beneficiari accolti nei progetti sono stati per il 71,6% maschi (3.330 in valore assoluto), nel 75,3% dei casi hanno un’età compresa tra i 18 ed i 40 anni; il 61% è single. Tra i paesi di provenienza, al primo posto si trova l’Eritrea con 956 beneficiari, seguita da Somalia ed Etiopia.
La pubblicazione del Primo Rapporto Annuale sul Sistema di protezione per rifugiati e richiedenti asilo, curato dal Censis su incarico dell’Anci, permette di richiamare l’attenzione agli anni di lavoro intenso che hanno portato, attraverso l’esperienza del progetto Azione Comune prima e del Programma Nazionale Asilo (PNA) poi, alla nascita del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR) ripercorrendone le tappe principali e i risultati; ma è anche l’occasione per fare il punto sulla situazione del diritto d’asilo in Italia, sottolineando gli elementi di forza e le criticità della situazione attuale.

Il testo è diviso in due sezioni:
– nella prima si descrive l’attuale Sistema di protezione evidenziandone peculiarità, punti di forza e criticità attraverso le tappe fondamentali che ne hanno segnato l’evoluzione e i protagonisti principali; seguono un’analisi dei dati sui beneficiari ed i servizi rilevati dalla Banca dati istituita presso il Servizio Centrale
e l’analisi in profondità dei tre progetti territoriali di Perugia, Torino e Trepuzzi;
– nella seconda si presenta il contesto all’interno del quale si è sviluppato il Sistema di protezione, con riferimento alle leggi internazionali e nazionali e all’evoluzione statistica del fenomeno dei rifugiati e richiedenti asilo in Italia e nel mondo.

Il Rapporto si conclude con un Allegato tematico, all’interno del quale si presenta un testo sulle opportunità offerte dai Piani di Zona previsti dalla legge 328/2000 come strumento di integrazione delle politiche sociali sul territorio e un’appendice statistica contenente ulteriori dati presenti nella Banca dati del Servizio Centrale e non commentati nell’apposito capitolo.
In una prospettiva di ampliamento e miglioramento del Sistema è, in primo luogo, di fondamentale importanza che si mantenga il modello progettuale ed organizzativo che ha caratterizzato fin qui l’esperienza, confermando il ruolo chiave degli Enti locali, che devono continuare a svolgere la loro
volontaria partecipazione al Sistema, che garantisce continuità e stabilità agli interventi; la condivisione delle responsabilità ai diversi livelli di governo, locale e centrale, attuando il principio di sussidiarietà e la pratica
del decentramento degli interventi; l’integrazione tra i servizi offerti attraverso il coinvolgimento di una pluralità di attori e di stakeholders a livello locale e centrale, finalizzato alla creazione di una rete di efficienza, sicurezza e protezione.
In secondo luogo occorre riflettere sulle criticità esistenti, così da individuare alcuni possibili percorsi di miglioramento, quali:
– potenziare la capacità ricettiva del Sistema, attraverso il necessario aumento della disponibilità finanziaria, che andrebbe calcolato ad esempio, sulla base di un calcolo ponderale, simile a quello utilizzato da
Eurostat per l’assegnazione delle risorse del Fondo Europeo per i Rifugiati agli Stati membri dell’UE, basato sul computo del numero di domande d’asilo presentate negli ultimi tre anni e sul numero di status di
rifugiato e permessi di protezione umanitaria attribuiti per il medesimo periodo in ogni Stato membro.

Questo tipo di calcolo rispecchierebbe in modo più adeguato le reali necessità del Paese nel settore;
– rafforzare la stabilità del Sistema attraverso il passaggio dalla progettazione annuale a una progettazione pluriennale. Tale programmazione triennale sarebbe conforme sia alle pianificazioni nei settori dell’immigrazione e delle politiche sociali sia alla programmazione comunitaria in materia di asilo;
– creare un maggiore coordinamento tra i diversi strumenti operativi che fanno parte del sistema italiano d’asilo. In particolare, per quanto riguarda i Centri di Identificazione si deve procedere all’attivazione dei
servizi previsti dal DPR 303/04: assistenza legale, alfabetizzazione, assistenza psico-sociale e assistenza al rimpatrio volontario e assistito. L’attivazione di tali servizi, da parte del Servizio Centrale e/o degli Enti
locali, in collaborazione con gli enti di tutela, contribuirà anche a raggiungere progressivamente l’obiettivo generale di collegare strettamente tali Centri ai progetti territoriali del Sistema. Per quanto riguarda il contributo economico ad personam, esso andrebbe utilizzato come uno strumento complementare e non come una forma di assistenza residuale, sia in termini quantitativi che qualitativi;
– strutturare e formalizzare il dialogo tra il Sistema di protezione e le altre realtà istituzionali attive sul tema dell’asilo, ripensando modalità e contenuti del coinvolgimento delle Regioni e delle Prefetture, e
definendo il rapporto con gli enti di tutela;
– istituire un organo consultivo a livello centrale che preveda la partecipazione delle istituzioni e delle associazioni che svolgono un ruolo attivo nella programmazione e nell’attuazione degli interventi di settore, con l’obiettivo di sostenere la programmazione istituzionale attraverso proposte concrete volte al miglioramento del sistema dell’asilo in Italia sia da un punto di vista normativo che organizzativo;
– organizzare una maggiore complementarietà tra gli strumenti di assistenza e quelli di integrazione garantendo ai richiedenti asilo, ai rifugiati e ai titolari di protezione umanitaria reale accesso e fruibilità ai
servizi pubblici e agli strumenti previsti dall’attuale normativa per l’inserimento nel mercato del lavoro;
– prevedere risorse e strumenti adeguati per avviare le necessarie specializzazioni del Sistema, in particolare nell’ambito dell’assistenza socio-sanitaria, della presa in carico dei minori non accompagnati richiedenti asilo e delle categorie più vulnerabili che esprimono esigenze complesse alle quali è necessario rispondere attraverso competenze e strumenti adeguati.

Risolvere queste criticità significherebbe promuovere il consolidamento di un processo di innovazione che allineerebbe il nostro Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati ai sistemi nazionali europei di più lunga tradizione nel settore.

Articlolo scritto da: Censis