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La condizione delle donne musulmane nel nostro territorio

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La condizione delle donne musulmane nel nostro territorio

AREZZO – “Nella mozione di cui prima firmataria era Rossella Angiolini, discussa ieri in Consiglio Comunale, ma anche in quella presentata dal Consigliere Giorgetti sulla condanna alle dichiarazioni dell’Ucoii, il gruppo di Forza Italia ha inteso misurarsi con le sfide di civiltà del nostro tempo e cioè con i rapporti tra le tre grandi religioni monoteistiche muovendo in questa mozione da terrificanti episodi di cronaca nera tra i quali l’assassinio di Hina Saleem a Brescia. Nello stesso testo si giunge poi, in nome dei valori del femminismo, alla stravagante proposta di “monitorare” (che vuol dire in concreto?) le donne musulmane presenti nel nostro territorio.
Mi sembra sbagliato innanzitutto il metodo. Pensare a un atto di indirizzo che affronti le violenze generate dalla “cultura islamica” senza occuparsi di tutte le violenze che le donne subiscono anche in altre culture è di per se una discriminazione. È la ripetizione di una formulazione sbagliata e cioè la contrapposizione tra loro e noi. In questo modo ci sentiamo tutti più tranquilli attribuendo ad altre culture tutti i mali del mondo dai quali la nostra cultura in questo modo ne è così esclusa.
Il sottofondo è ancora quello berlusconiano dell’Occidente immerso in uno scontro di civiltà. Un tema che così affrontato impedisce la stessa formulazione di un pur grande interrogativo cui siamo tutti chiamati a rispondere e cioè: come conciliare la necessità del dialogo con le culture diverse con la richiesta del rispetto dei principi vigenti nel nostro paese?
Era esattamente questo il tema del “Rapporto sulla laicità” pubblicato in Francia nel 2003, paese che ha conosciuto prima dell’Italia le problematiche legate a questo tema. Esiste indubbiamente il rischio di un’interpretazione opportunistica del multiculturalismo come passiva accettazione del proliferare di comunità completamente chiuse in se stesse e reciprocamente esclusive . E in riferimento alla esperienza dell’Olanda si è parlato non a caso di una minaccia di “tribalizzazione” del paese.
La laicità dello stato, oltre che il riconoscimento della diversità, è lo sforzo di costruire uno spazio pubblico nel quale le singole comunità si riconoscano reciprocamente. Ossia la definizione di una cittadinanza vissuta come impegno a costruire un destino comune. I criteri di guida sono per noi quelli affermati dalla nostra costituzione antifascista.
Occorre anche riconoscere come reale il rischio di una regressione della situazione delle giovani donne di religione musulmana, in più di un caso vittime di una ripresa di atteggiamenti sessisti e segregazionisti. Ciò che la Repubblica può e deve fare è, anche in questo caso, rendere le sue leggi sempre più trasparenti e operanti, facendo sì che il mondo dell’emigrazione si configuri non come un ghetto o come una zona franca, ma come parte integrante di una più vasta comunità nazionale, non solo per quanto riguarda l’espletamento dei doveri, ma anche per il godimento dei diritti. In questo senso sono di estrema attualità le proposte recenti per accelerare il processo di acquisizione della cittadinanza.
Trovo quindi stravagante la richiesta dei rappresentanti di Forza Italia secondo cui il Consiglio Comunale dovrebbe essere chiamato a esprimere giudizi sull’Islam. Il nostro compito di amministratori è quello di portare avanti concrete politiche di integrazione in riferimento al territorio di nostra competenza. In primo luogo sul terreno del lavoro vigilando che le condizioni di impiego siano conformi alle leggi, ossia evitando che si determinino sacche di illegalità e di supersfruttamento in cui proliferano l’odio, il risentimento, la frustrazione, il senso della propria esclusione, dunque un sentimento sbagliato della propria differenza.
Sul terreno della identità e della appartenenza occorre prendere atto che non esiste effettiva libertà di religione (solennemente affermata nell’articolo 8 della Costituzione) senza libertà di culto. È già stato posto nei giorni scorsi il problema di grande rilevanza simbolica della creazione di un cimitero musulmano. Bisogna domandarsi anche fino a quando, con una comunità islamica che si aggira nella nostra provincia intorno ai 5000 componenti, garage anonimi dispersi nelle periferie, privi di qualsiasi contrassegno, possano continuare a fungere come luoghi di culto.
Dunque, atti e scelte concrete di governo. Alla richiesta di Forza Italia che il Consiglio Comunale si metta a discutere di teologia non possiamo che rispondere ribadendo il nostro impegno per concrete politiche che vadano nella direzione di una applicazione sempre più chiara e definita dei principi contenuti nel nostro dettato costituzionale”.