Home Attualità Welby: politici, magistrati e medici incapaci di rispondere

Welby: politici, magistrati e medici incapaci di rispondere

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FIRENZE – Nel suo tentativo di trovare una risposta, Piergiorgio Welby ha percorso ogni strada. Si è rivolto alle istituzioni, prima al Capo dello Stato, poi ai presidenti delle Camere ed infine al Parlamento nella sua totalità.
Questa strategia è stata duramente criticata da buona parte del mondo politico, che ha accusato Welby ed i suoi amici di strumentalizzare il suo dolore. Oggi è in attesa di un parere del Consiglio superiore di sanità, mentre il Parlamento non si occupa della sua richiesta, se non in trasmissioni televisive.
Poi Welby si è rivolto alla magistratura, che sta ancora decidendo. Anche questa strada è stata duramente criticata, in quanto non è pensabile – si dice – che possano prendere una decisione i giudici al posto dei medici.
Il solo problema con questa tesi è che Welby ha indirizzato più volte la sua richiesta ai medici, ma questi hanno fornito opinioni a dir poco contraddittorie. Da una parte medici come il senatore Ignazio Marino, presidente della commissione Sanità, e Mario Sabatelli, del Policlinico Gemelli, sostengono che staccare la spina si può. Dall'altra il presidente dell'Ordine dei Medici, Enzo Bianco, e Adriano Pessina, dell'Università Cattolica, che ritengono tale richiesta irricevibile. Addirittura non sono d'accordo neanche i suoi medici curanti, uno dei quali ha detto di essere pronto a staccare il respiratore, l'altro ha chiesto al giudice di rigettare il ricorso del suo paziente.
Insomma, nessuno riesce a rispondere a Welby, né la politica, né la giustizia, né il mondo medico.
Ed è normale che sia così, in quanto riteniamo che dovrebbe essere il paziente e solo il paziente a decidere quando si tratta o meno di accanimento terapeutico. Dovrebbe essere un diritto inalienabile quello di poter scegliersi le cure. Invece, nel nostro Stato, tutte le categorie – medici, politici, magistrati, prelati – vorrebbero sostituirsi alla scelta individuale, peraltro non riuscendoci perché mai d'accordo.
Questa incapacità di decidere, per Welby equivale in tutto e per tutto ad un "no".
Fino a quando non capiremo che la libertà di scelta sul proprio corpo spetta all'individuo e non alla società in qualunque forma, casi come quello di Welby continueranno ad emergere, e la gran parte di essi troveranno una soluzione clandestina.
L'unica risposta accettabile per Welby può giungere esclusivamente da lui stesso. Per questo gli saremo vicini qualunque scelta egli faccia, che giudicheremo legittima indipendentemente dall'assortimento di sentenze e giudizi pronunciati in merito.

Articlolo scritto da: Aduc