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WWF: pesca, non facciamo naufragare il regolamento

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WWF: pesca, non facciamo naufragare il regolamento

ROMA – Il WWF Italia scrive al Ministro De Castro per sollecitare un incontro in
vista dell’ approvazione del Regolamento Mediterraneo, al voto nel Consiglio
dei Ministri europei nella prossima sessione di Ottobre/Novembre. Unico
aspetto negativo della normativa: l’emendamento che reintroduce le spadare.


Stralciare l’emendamento che in sostanza reintrodurrebbe la possibilità di
utilizzo delle spadare, in totale violazione degli obblighi internazionali
assunti dall’UE e dagli Stati membri: questa la principale richiesta del
WWF Italia nella lettera inviata al Ministro della Pesca e delle Politiche
Agricole, Paolo De Castro, alla vigilia dell’approvazione delle misure
tecniche per la pesca sostenibile nel Mar Mediterraneo, il dossier che il
Consiglio dei Ministri europei dovrà votare nella prossima sessione di
Ottobre/Novembre.

Il Regolamento Mediterraneo, proposto nel 2003 dalla Commissione europea con
l’intento di migliorare la gestione e la conservazione delle risorse
ittiche del Mediterraneo, è ora giunto alla sua versione finale dopo più di
due anni di discussioni a livello di Commissione, Parlamento e Consiglio
europeo. Il testo finale però, che a breve sarà oggetto di approvazione,
risulta notevolmente indebolito rispetto alla prima stesura, in quanto tra
gli strumenti di pesca autorizzati viene inserita una nuova categoria di
reti (reti ancorate galleggiantI) che altro non è che un modo diverso di
chiamare le cosiddette spadare, che causano ogni anno centinaia di casi di
uccisione di cetacei e piccoli mammiferi marini protetti .

‘’È necessario quindi – scrive Michele Candotti, Segretario Generale del
WWF Italia – dopo oltre tre anni di dibattito arrivare alla definizione di
norme che mettano al centro del contesto europeo le necessità del nostro
mare, anche nell’ottica di una futura estensione di tali regole ai Paesi
extraeuropei che affacciano sul Mediterraneo’’. È inoltre importante che si
preveda un sostegno economico dei pescatori della pesca artigianale che in
Italia, come in altri Paesi mediterranei, rappresenta la maggioranza delle
marinerie, facendo però attenzione al rispetto della normativa comunitaria
proprio nell’organizzazione delle cosiddette ‘pesche tradizionali’, e
assicurando sempre un contrasto rigido a tutte le forme di illegalità che
fanno dell’Italia uno dei Paesi membri più censurati dall’Unione europea.

‘’E’ quindi urgente – aggiunge Michele Candotti, Segretario Generale del WWF
Italia – come sostiene il Commissario Borg , fissare delle regole chiare
per la pesca nel nostro mare e assicurare chiarezza sugli strumenti e le
tecniche di pesca, nonché sulle maglie e le misure delle taglie del pescato:
il Regolamento potrebbe significare il primo passo’’.

Il WWF, riconosce, comunque, come doverose anche le richieste dei pescatori,
e per questo ha sottoscritto con AGCI Agrital e Legambiente, il 17 giugno
2005, un accordo che cerca un approccio armonioso tra le istanze di tutela
delle specie marine e le necessità della piccola pesca sulle misure
presentate nel Regolamento Mediterraneo.

Il WWF, quindi, che da anni si occupa di pesca sostenibile, sia a livello
globale che europeo, sostiene il Regolamento Mediterraneo, ma è estremamente
preoccupato per l’attuale bozza che autorizza, nell’ambito
della definizione degli strumenti di pesca, una nuova categoria di reti,
cosiddette “reti galleggianti ancorate” (anchored floating gillnets). Queste
reti galleggianti, potendo essere lunghe fino a 6 Km e potendo essere usate
per catturare specie chiave come tonno e pesce spada, nella sostanza
reintrodurrebbero un nuovo tipo di “spadare” vietate in Unione europea sin
dal 2002. Il WWF Italia chiede quindi che questo emendamento venga
stralciato per poter rispondere in modo efficace all’esigenza di tutela
degli stock ittici, ridurne il declino e dare stabilità economica al mondo
degli operatori della pesca, con il corretto uso dei fondi previsti dal nuov
o Fondo europeo Pesca.

Perché sono urgenti regole comuni sulla pesca nel Mediterraneo?
Nei quattro Stati membri della Comunità Europea che si affacciano sul
Mediterraneo (Francia,Grecia, Italia e Spagna), la filiera pesca fornisce
lavoro a circa 105.000 pescatori su 47.000
pescherecci. Le catture annue nel Mediterraneo ammontano a circa un milione
di tonnellate, pari a quasi il 18%del volume della produzione comunitaria. L
’industria italiana della pesca, che produce 547.000 tonnellate di pescato
all'anno, con i suoi 53000 pescatori, 7000 addetti alla lavorazione e al
trasporto e oltre 16500 imbarcazioni, è al sesto posto in Europa. La flotta
italiana, per numero di imbarcazioni attive nel Mediterraneo, è al secondo
posto dei paesi dell’UE, dopo la Grecia, che conta circa 20000 imbarcazioni,
e prima della Spagna e del Portogallo.La floridezza di queste attività
dipende, tuttavia, dalla protezione degli ecosistemi marini in cui vengono
praticate, i quali sono esposti particolarmente ai rischi di
sovrasfruttamento ed'inquinamento. Il 70% degli stock oggetto di pesca è
infatti in stato di massimo sfruttamento possibile o addirittura già
sovrasfruttato.Gli stock di merluzzo, per esempio, sono diminuiti del 73%
negli ultimi vent’anni e il numero di esemplari adulti, e quindi in grado di
riprodursi, è tra i più bassi mai registrati, e molti altri stock ancora
(aringhe, tonni, acciughe, sardine, ecc.)sono a rischio di estinzione.