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Al Signorelli di Cortona ‘Le Nozze di Figaro’

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Al Signorelli di Cortona ‘Le Nozze di Figaro’

AREZZO (Cortona) – Dopo il successo de "La bisbetica domata", Tullio Solenghi torna con il capolavoro di Beaumarchais, l'autore francese amato da Mozart e Da Ponte. Il linguaggio colorito e le situazioni farsesche, che ne decretarono il successo, nascondono in realtà una forte critica sociale.
Venerdì 30 al Teatro Signorelli di Cortona andra' in scena un adattamento di una delle commedie più complesse e vivaci del teatro francese ''Le nozze di Figaro'' di Pierre-Augustin de Beaumarchais.
Protagonista della pièce, diretta da Matteo Tarasco, sara' Tullio Solenghi, sul palcoscenico insieme con Sandra Cavallini, Roberto Alinghieri, Raffaele Spina, Alessandra Schiavoni, Silvia Salvatori, Enzo Attanasi, Gianluca Musiu e Toto' Rancatore.
''Figaro mi ha subito conquistato -dice Solenghi- per la sua schietta teatralita', messa abilmente al centro di una tessitura di commedia davvero prodigiosa. Ma sarebbe fargli torto il relegarlo al semplice virtuosismo scenico, senza avvertirne la componente di coraggiosa istanza sociale nei confronti di una classe eternamente dominante. Partendo dalla illuminante traduzione di Enrico Groppali, la nostra messa in scena propone il Figaro servo scaltro e architetto di mille trame, ma anche il Figaro proletario, degno rappresentante di quel Quarto Stato, che per troppo tempo fu costretto a tenere sopite le proprie rivendicazioni''.
Una commedia che resta fortemente attuale: un teatrino dei burattini che lo spettacolo cerca di evidenziare attraverso i raffinatissimi costumi e l'imponente scenografia di Andrea Viotti. Un mondo quasi da sogno, fiabesco. Un mondo in cui si racconta la realta' non come e' o come dovrebbe essere, ma come appare nei sogni, senza dimenticare che i sogni, a volte, possono diventare anche degli incubi.
Il successo di queste commedie di Beaumarchais deriva dalla vivacità delle situazioni, il linguaggio franco e spiritoso, e soprattutto dalla forte satira sociale.
Le sue commedie segnavano una netta rottura con la tradizione del teatro contemporaneo borghese, basato su personaggi e trame convenzionali, generalmente subordinate a intenzioni morali e edificanti.