Home Attualità Economia Aziende conciarie e calzaturiere, analisi dei fabbisogni formativi

Aziende conciarie e calzaturiere, analisi dei fabbisogni formativi

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AREZZO – ‘La crescente concorrenza dei Paesi asiatici, sempre meno limitata ai prodotti di fascia economica, ed i crescenti fenomeni di delocalizzazione produttiva di importanti imprese del settore, insieme con un generale andamento negativo dei consumi, sia in Italia che nei mercati di primario riferimento delle nostre imprese, hanno avuto pesanti conseguenze sul comparto – spiega il Presidente Provinciale Calzature e Accessori di Confartigianato Imprese Arezzo Giancarlo Cerofolini – Le imprese, soprattutto quelle più piccole e soprattutto quelle di subfornitura, hanno visto ridursi fortemente gli ordinativi e il fatturato. Alcune hanno retto finché hanno potuto poi hanno chiuso. Altre si sono riorganizzate, magari facendo investimenti importanti, e si sono ricollocate in ambiti di più alta qualità e specializzazione’.
E’ quanto emerge dall’analisi in corso sul settore calzaturiero e su quello conciario. Molte le difficoltà che hanno generate una forte selezione degli operatori di un settore che continua, comunque, a contare prevalentemente su imprese di piccola dimensione, frammentate e spesso concentrate in commesse di subfornitura delle grandi firme. Piccole imprese che, ancora una volta, hanno saputo adattarsi a nuovi equilibri di mercato grazie ad uno spirito di adattamento e ad una capacità di ripensarsi che solo le imprese fortemente concentrate sulle persone possono garantire. E’ comunque evidente che proprio la qualità, la specializzazione e, in alcuni casi, la personalizzazione del prodotto, sono le scelte che stanno pagando e che stanno riportando lavoro alle imprese, salvaguardando così la tradizione produttiva del nostro territorio.
Vari sono i segnali che fanno sperare in un recupero del settore. Uno su tutti l’ultima indagine congiunturale elaborata dall’Osservatorio Regionale dell’Artigianato. Questa indica per la moda nel suo complesso un +1,5% del fatturato rispetto all’anno precedente. Al suo interno si conferma un’ottima performance del pelletteria ( +6,1% del fatturato )e una buona performance del conciario ( +2,3%). Il calzaturiero si limita, per ora, ad un + 0,9% che basta a riaccendere la speranza per un futuro di ripresa.
‘Probabilmente la grande scommessa del futuro delle nostre imprese sta proprio sul poter contare in un ricambio generazionale che apporti nuova e più qualificata professionalità nelle imprese – continua Cerofolini – Una professionalità che le piccole imprese faticano a trovare nei giovani preparati dai percorsi scolastici e formativi di oggi che, paradossalmente, da una parte si attestano come troppo qualificati per impegnarsi in piccole realtà aziendali, dall’altra si rivelano come assolutamente inadeguati a soddisfare la richiesta di “saper fare” di queste imprese. Un primo avvicinamento potrebbe, ad esempio, essere garantito dallo sviluppo della formula degli stage aziendali purché di durata adeguata a garantire un soddisfacente apprendimento’.
Dall’analisi di Confartiginato emerge inoltre la necessità di puntare sulla formazione degli imprenditori, vincendo le resistenze manifestate ad impegnarsi in tal senso, prospettando loro percorsi formativi fortemente contestualizzati su un percorso evolutivo della propria impresa anche di medio periodo. E’ necessario poi combattere i fenomeni di dumping ambientale e sociale su cui le imprese asiatiche fanno leva per abbattere i propri costi di fabbricazione e difendere il Made in Italy anche definendo percorsi di certificazione e tracciabilità riconosciuti a livello internazionale dei prodotti. E’ necessario impegnarsi nella sburocratizzazione e nella semplificazione.
Tutto ciò emerge anche dalla ricerca presentata lo scorso 26 marzo dall’Osservatorio Regionale Toscano sull’Artigianato presso Unioncamere Toscana a Firenze. Un incontro al quale ha partecipato anche Giancarlo Cerofolini in qualità di Vice Presidente di Confartigianato Terzisti TAC Toscana ed in rappresentanza delle federazioni regionali di Confartigianato Imprese e di CNA.
‘Potremmo puntare maggiormente su una crescente qualificazione di soggetti intermedi, come le Associazioni di Categoria – dice Cerofolini – disposte ad impegnarsi in funzioni di accompagnamento di gruppi di imprese, affiancandole nella definizione di nuove reti di collaborazione strategica, produttiva, distributiva o di servizio/mercato. La posta in gioco di questa scommessa non è solo la sopravvivenza di un po’ di piccole imprese ormai superate, come alcuni ritengono, dalle nuove regole di mercato. Qui si mette in gioco il futuro della tradizione produttiva del nostro territorio. Una tradizione produttiva che, in questi anni, ha decisamente contribuito a generare non solo immagine ma anche benessere ed occupazione’.