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OroArezzo e affari: gli artigiani tirano le somme

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OroArezzo e affari: gli artigiani tirano le somme

AREZZO – Numerosi buyer provenienti da 73 diversi paesi del globo. Secondo quanto comunicato dal CPS, sono stati oltre 7mila gli operatori professionali che hanno partecipato ad OroArezzo. A crescere rispetto all’anno scorso sono stati in particolare i visitatori stranieri, in tutto 2.026.
Ancora una volta, secondo il Presidente della Federazione Orafi e Argentieri di Confartigianato Imprese Arezzo Andrea Boldi, OroArezzo ha offerto buone opportunità commerciali alle aziende espositrici, attirando nella città dell’oro numerosi operatori del settore.
‘Da una prima verifica compiuta presso la nostra base associativa – dichiara Boldi – i buyers più interessati al prodotto aretino provengono dai nostri tradizionali mercati: Spagna, Francia, Stati Uniti, Grecia. Vengono tuttavia segnalati contatti molto interessanti anche con operatori turchi, cinesi e dei paesi dell’Europa Centro Orientale’.
Per quanto riguarda lo sviluppo degli affari, come sempre accade, la situazione cambia radicalmente da azienda ad azienda. ‘Forse però – continua Boldi – dopo i buoni risultati segnalati dagli operatori nell’edizione di gennaio della Fiera di Vicenza ci si attendeva da OroArezzo qualcosa di più’.
La manifestazione fieristica rappresenta, anche da questo punto di vista, un indicatore attendibile dello stato di salute del settore. Secondo i dati comunicati dalla CCIAA di Arezzo, infatti, la situazione congiunturale del distretto orafo di Arezzo resta preoccupante.
‘Anche nel 2006 – commenta il coordinatore della Federazione Orafi e Argentieri, Paolo Frusone – la dinamica della nati-mortalità delle aziende orafe aretine ha fatto registrare un saldo di segno negativo. Con 54 aziende iscritte e 108 cessate il numero delle aziende attive passa da 1.566 del 2005 a 1.500 nel 2006. Per quanto riguarda i volumi della produzione si registra per il secondo anno consecutivo una flessione di circa il 5% mentre il valore del fatturato scende di soli tre punti percentuali a causa dell’aumento del costo del metallo prezioso’.
‘Proprio l’aumento delle quotazioni del metallo – sostiene Boldi – sta producendo nelle aziende aretine notevoli difficoltà. L’oro concesso in conto lavorazione dai buyer si fa attendere sempre più a lungo e, date le continue oscillazione del prezzo, viene ritardata la normale dinamica degli scambi”.
‘Dinanzi all’aumento degli oneri finanziari, alle restrizioni nella concessione del prestito d’uso da parte degli istituti di credito, sostituito da strumenti finanziari meno vantaggiosi e alla conseguente riduzione della competitività e redditività – dichiara Boldi – a preoccupare le aziende è il mantenimento al loro interno della manodopera specializzata, indispensabile allo svolgimento dei loro processi produttivi. Si tratta di personale che ha sviluppato negli anni, all’interno di ciascuna singola azienda, competenze preziose e difficili da rimpiazzare con cui l’imprenditore artigiano ha un legame non solo professionale, ma anche e soprattutto fiduciario ed umano’.
‘Purtroppo – continua Boldi – senza un intervento forte delle istituzioni locali e nazionali a sostegno del settore, i livelli occupazionali, che in questo periodo di crisi sono rimasti pressoché stabili, sono destinati a ridursi’.
E proprio a questo scopo abbiamo avviato negli ultimi mesi un dialogo franco e costruttivo con le altre associazioni di categoria presenti sul territorio. Tutto ciò al fine di analizzare insieme le principali problematiche del settore e proporre soluzioni unitarie al mondo della politica e finanza.