Home Attualità Chiusura della stagione venatoria 2006-07

Chiusura della stagione venatoria 2006-07

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ROMA – Italia, Belpaese anche per l’enorme patrimonio di biodiversità, con ben 94.771 specie diverse di animali, ma che ad ogni chiusura della stagione venatoria svela un atteggiamento ‘contronatura’.
Italia, paese dove ancora si spara ad aquile e lontre, come è accaduto in questa stagione di caccia, dove decade persino il decreto che tentava di farci entrare in Europa, vietando di sparare nelle aree SIC e ZPS (tutelate dalle norme comunitarie), a causa dell’ostruzionismo in un Parlamento che non fa in tempo a convertirlo in legge, dove ben 13 regioni abusano del meccanismo delle deroghe per uccidere specie protette come peppole e fringuelli e allungano i periodi di caccia previsti dalla legge nazionale. Italia dove si è ancora costretti ad attribuire a 3 regioni, Liguria, Veneto e Toscana, la MAGLIA NERA per aver emanato leggi sulla caccia, piani faunistici venatori e attuazione della direttiva Uccelli dell’Unione Europea in totale contrasto con le norme comunitarie. Italia, dove il diritto di chi imbraccia il fucile (e che rappresenta meno dell’1% della popolazione) prevale sugli altri cittadini quando si tratta di entrare in terreni privati in virtù di un assurdo articolo del Codice Civile in palese violazione con le leggi sulla proprietà privata. Italia, paese dove è ancora necessario lo sforzo di centinaia di guardie volontarie venatorie per contrastare il bracconaggio che vede nelle aree più calde, come le Valli Bresciane, lo Stretto di Messina, l’Isola d’Ischia, il Delta del Po, le lagune pugliesi, trasformare l’esercizio della caccia in attività illegale. Italia dove si spara persino da bunker interrati, si seminano trappole, lacci, reti, si ingannano uccelli di pochi grammi con richiami vivi o elettromagnetici vietati dalla legge e che fanno recapitare migliaia di animali feriti o uccisi ai Centri di recupero. Italia dove il bilancio del bracconaggio, un viziaccio tutto italiano, ancora una volta è in nero. Il fenomeno, ricorda il WWF, sta portando sull’orlo dell’estinzione almeno 10 specie protette: orso bruno marsicano, grifone, falco pecchiaiolo e altri uccelli migratori, istrice, lontra, lince, lupo, gallina prataiola e persino il dattero di mare.
E’ questa la triste sintesi del Dossier del WWF “Radiografia di un paese contronatura e fuori dall’Europa” presentato oggi presso il Centro di Recupero Animali Selvatici della Maremma di Semproniano (Grosseto), alla vigilia della chiusura della stagione venatoria 2006-2007 che vedrà sparare l’ultima cartuccia il prossimo 31 gennaio.

“E’ urgente invertire la rotta di un paese dove la quasi totale maggioranza degli italiani è persino contraria a qualsiasi attività venatoria e ricondurre questa attività a semplice esercizio ricreativo riducendo il suo forte impatto, insieme al bracconaggio, sulla fauna” – ha dichiarato Fulco Pratesi, Presidente del WWF Italia

Il WWF indica 4 semplici richieste:
– alle Regioni, alle quali chiediamo di rispettare le leggi europee e quelle della natura abbandonando la tentazione di ottenere consensi elettorali in cambio delle concessioni ai cacciatori;
– al Parlamento e al Governo che devono approvare rapidamente le norme che applicano la Direttiva Habitat sulla fauna e habitat naturali (anche per evitare pesanti sanzioni dall’Unione Europea) e appoggiare la proposta di legge di modifica dell’art. 842 del Codice Civile che vieterebbe finalmente di cacciare nei terreni privati anche se non recintati;
– infine ai cacciatori ‘illuminati’ che devono uscire allo scoperto appoggiando le richieste delle associazioni e affrontando anche confronti pubblici sui possibili convergenze con amministratori locali e associazioni venatorie.

“Questo è forse il momento più favorevole per agire e lasciarsi alle spalle le polemiche strumentali e inutili e convergere finalmente tutti su un obiettivo comune che è quello di proteggere il nostro patrimonio comune di biodiversità che passa necessariamente attraverso la rigida regolamentazione dell’attività venatoria ed un appoggio forte con strumenti e mezzi alla lotta al bracconaggio. Il percorso è semplice: si tratta solo di una questione di buona volontà”, ha concluso Pratesi.

Sintesi del Dossier:

IL ‘BALLETTO’ DELLE LEGGI REGIONALI
Anche quest’anno abbiamo assistito ad un abuso del ricorso alla caccia in deroga da parte delle Regioni, uno strumento che la legge nazionale consente solo per evidenti e comprovate ragioni. Necessario l’intervento della magistratura: su 13 Regioni che avevano anticipato la caccia dal 2 al 7 settembre il TAR del Lazio ne ha sospese 6 (Basilicata, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Molise e Puglia). Inoltre c’è stato un incremento abnorme degli esemplari cacciabili. Alcune Regioni hanno emanato anche delibere per sparare a storni e passeri, peppole e fringuelli, (queste ultime due protette dall’UE). Ma la Maglia nera l’hanno meritata quest’anno le 3 regioni Liguria, Veneto e Toscana per aver approvato proprio negli ultimi mesi norme sulla caccia in palese contrasto con le direttive europee. A conferma della denuncia del WWF il 19 dicembre scorso la Corte di Giustizia ha addirittura ordinato all’Italia di sospendere l’applicazione della legge ligure, una procedura eccezionale mai applicata prima che indica il palese e cronico contrasto di molte leggi regionali italiane con le direttive europee in materia di tutela della fauna e degli habitat.
Se le specie protette sono nel mirino dei cacciatori italiani l’Italia è decisamente nel mirino della Commissione Europea. Anche quest’anno abbiamo ricevuto una raffica di procedure d’infrazione a causa della violazione delle norme comunitarie. L’Europa possiede due strumenti formidabili per proteggere gli habitat e gli uccelli, un patrimonio che appartiene all’intera comunità, le Direttive Habitat e Uccelli che tra l’altro istituiscono tasselli preziosi conosciuti con il nome di Rete Natura 2000 (SIC e ZPS). Ci sono gravi lacune nei testi inviati dall’Italia alla Commissione Europea ed errate interpretazioni delle norme, non sono stati inseriti territori importanti, insomma la nostra ‘rete’

di tutela indicata dall’Europa è ancora piena di buchi! Lombardia e Sardegna sono le regioni in cui tali carenze sono più evidenti poichè lasciano scoperte rispettivamente ben 25 e 16 aree importanti.
La caccia in deroga applicata in Veneto ci ha fatto meritare un’altra procedura d’infrazione, così come quella a specie protette in Sardegna (caccia aperta a storno, passero, passera mattugia senza alcuna valutazione scientifica preventiva). Anche la Liguria ci ha fatto meritare l’apertura di una nuova procedura di infrazione per aver concesso la caccia allo storno.

L’OCCASIONE PERDUTA DI ENTRARE IN EUROPA
Il capitolo più triste riguarda quell’occasione perduta di entrare in Europa a causa della decadenza del decreto legge che avrebbe finalmente protetto SIC e ZPS dalle doppiette. Il D.L. 251/06 è nato la
scorsa estate per adeguare la legge nazionale sulla caccia proprio alle leggi comunitarie e bloccare le procedure di infrazione in atto contro l’Italia. Purtroppo le Regioni non hanno voluto ‘cogliere’ questa occasione facendo un pesante ostruzionismo in Parlamento che ha portato a far decadere i termini per la conversione del Decreto in legge nazionale. C’è un’ultima chance: l’ultima Legge Finanziaria ha previsto l’emanazione di un decreto del Ministero dell’Ambiente per regolare le attività nelle aree previste dalla direttiva habitat (SIC e ZPS) compresa l’esercizio della caccia. Ci aspettiamo che le Regioni questa volta si assumino le responsabilità attribuite anche dalla Costituzione per tutelare l’ambiente.

BRACCONAGGIO: ANCORA UN ANNO NERO
Al danno enorme dell’attività venatoria ‘legale’ per la fauna si aggiunge quello ben più grave e di proporzioni insostenibili connesso al bracconaggio che si manifesta regolarmente secondo una varietà infinita di pratiche. L’impennata dei ricoveri di animali protetti (migliaia ogni anno), soprattutto uccelli rapaci, in coincidenza con la stagione di caccia, è un segnale inconfutabile della grave commistione tra le due realtà. Quest’anno non sono mancati episodi eclatanti di uccisione o ferimento di aquile reali (Biondino-Lecco a gennaio, nel Bergamasco), di una lontra in Basilicata. Aperti ancora i ‘fronti’ più caldi, come le valli bresciane, le lagune del delta del Po nonostante siano all’interno della Rete natura 2000, dell’isola d’Ischia, dello stretto di Messina, delle lagune pugliesi. Le oltre 400 guardie volontarie venatorie del WWF, divise in 49 Nuclei provinciali su 4 regioni sono costrette ad un controllo serrato e svolgono funzioni di Polizia Giudiziaria in stretta collaborazione con l’Autorità giudiziaria. Appostamenti per scovare bracconieri e cacciatori poco attenti alle regole in condizioni totalmente disarmate: unici strumenti l radio trasmittenti, binocoli, macchine fotografiche, carta e penna ed un’infinita volontà. I Campi antibracconaggio più difficili, quelli di Ischia dove dopo 10 anni di intensa attività il fenomeno di bracconaggio si è per fortuna ridotto quasi allo zero, quello delle Valli bresciane, una delle zone ancora a più alta intensità di bracconaggio d’Italia, dove le guardie pattugliano sia le montagne della Val Sabbia, al Canonica e Val Trompia che le zone collinari e pianeggianti della parte meridionale della provincia. Nel 2006 qui sono stati sequestrati circa 2.00 animali protetti (fringuelli, pettirossi, rari beccofrosoni), 400 archetti (erano 4.000 nel 2002), 26 reti da uccellagione e oltre 500 trappole , 65 richiami elettroacustici in 3.500 ore di servizio.

LA RETE DEI CENTRI DI RECUPERO DEL WWF
Per recuperare animali feriti dal bracconaggio il WWF dagli anni ’70 ha istituito una rete di Centri di recupero. Oggi sono oltre 20 e accolgono migliaia di animali (8-10.000 all’anno) tra lupi, aquile, ricci, ghiandaie, caprioli, tassi, poiane, civette, feriti anche da impatti con automobili, avvelenamenti, etc. A questi si affiancano anche 3 centri specializzati in fauna esotica (CRASE) a

Roma, Semproniano (Grosseto), La Torbiera (Novara) che accolgono esemplari sequestrati dalle forze di polizia perché commerciati o detenuti illegalmente (pappagalli, orsetti lavatori, piccole scimmie, tigri, iguane).

Articlolo scritto da: WWF Toscana