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I figli della Riforma

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SIENA – I laureati dell’Università di Siena tra studio e lavoro. In occasione del convegno AlmaLaurea, “I laureati dell’Università riformata”, ospitato dall’Università di Siena il 24 e 25 maggio 2007, il consorzio interuniversitario presenta, insieme alle indagini nazionali, anche un approfondimento sule sorti lavorative dei laureati dell'ateneo senese.

Due sono le indagini che riguardano i soli laureati senesi che sono usciti dalle lauree di primo livello o triennali introdotte con la riforma degli ordinamenti didattici (il cosiddetto 3+2):
-la prima indagine riguarda la condizione occupazionale dei laureati di primo livello usciti nel 2005 e intervistati nel 2006, a un anno dalla laurea;
-la seconda indagine riguarda le performance negli studi di tutti i laureati di primo livello del 2006.

In sintesi, i risultati sono positivi: a un anno dal conseguimento del titolo lavora il 60,3% dei laureati di primo livello di Siena, una percentuale sensibilmente superiore alla media nazionale che è del 48,5%. Anche rispetto al percorso di studi le performance sono migliori della media nazionale: laureati più regolari, più assidui alle lezioni, che partecipano in misura maggiore a tirocini e stage, più soddisfatti dell’esperienza universitaria. E dopo la laurea? 77 su cento vogliono proseguire gli studi.

La condizione occupazionale dei laureati di primo livello dell’Ateneo di Siena
L’indagine è stata compiuta sui laureati di primo livello di tutto l’anno solare 2005.
A livello nazionale l’indagine ha coinvolto quasi 80mila laureati.
A Siena i laureati coinvolti nell’indagine sono 2.439; per la maggior parte (il 62%) si tratta di giovani che hanno iniziato e terminato gli studi con la laurea di primo livello introdotta dalla riforma. Chi invece, tra i laureati senesi di primo livello, è transitato dal vecchio al nuovo ordinamento rappresenta il 38%, più della media nazionale del 28%.

In premessa occorre ricordare che i laureati del nuovo ordinamento mostrano caratteristiche spesso profondamente diverse rispetto a quelle dei laureati provenienti dal vecchio ordinamento. Diversità che caratterizzano anche i laureati di primo livello al loro interno, perchè in questo collettivo convivono al momento due popolazioni molto diverse: chi ha cominciato e terminato gli studi nell’università riformata e chi invece proviene dalle vecchie lauree quadriennali ed è transitato nel nuovo ordinamento, e ha dunque una carriera accademica più irregolare. Tali differenze incidono, almeno in parte, sugli esiti occupazionali e formativi dei diversi collettivi.

Il lavoro dopo la laurea
A un anno dal conseguimento del titolo lavora il 60,3% dei laureati di Siena, una percentuale sensibilmente superiore alla media nazionale che è del 48,5%. Nella quota degli occupati, il 47,5% è dedito esclusivamente al lavoro (contro il 32% del complesso dei laureati), mentre il 12,8% lavora ma contemporaneamente è iscritto alla laurea specialistica (contro il 16,4% della media nazionale). Chi cerca lavoro è appena il 4,3%.
L’analisi sul tasso di occupazione, che è particolarmente favorevole nel caso di Siena, deve tenere conto di più di una variabile: il peso dei laureati nelle professioni sanitarie (924 su 2.439), in gran parte persone che già lavorano nella sanità e che si iscrivono alla laurea di primo livello per avere un titolo aggiuntivo; l’alta percentuale degli occupati che proseguono il lavoro iniziato prima della laurea (il 66% contro il 39,8% di tutti i laureati AlmaLaurea).

Nell’analisi della qualità del lavoro svolto, prevale di gran lunga chi ha un’occupazione stabile (il 68,5% contro il 43% della media nazionale). Il lavoro atipico coinvolge un quarto dei laureati senesi contro il 40% della media nazionale.
La stabilità del lavoro è determinata soprattutto da chi ha un contratto a tempo indeterminato (58,8%), mentre gli autonomi rappresentano solo il 9,7%. Chi è precario si divide quasi equamente tra chi ha un contratto a tempo determinato e chi vive di collaborazioni.
Rispetto al lavoro svolto la laurea è considerata molto efficace e efficace da 67 laureati dell’Università di Siena su cento, contro il 51% del complesso dei laureati.
Anche il guadagno – visto la maggiore percentuale di chi ha già un lavoro al momento della laurea – è superiore alla media. A un anno il guadagno mensile netto è di 1.258 euro contro i 1.142 euro della media nazionale. Chi concilia lo studio con il lavoro guadagna appena 885 euro, una cifra comunque superiore alla media nazionale (694 euro).

Chi continua la formazione
I laureati di Siena iscritti alla specialistica sono il 45,7% contro la media nazionale del 59,6%. In questa quota è presente anche quel 12,8% che studia e lavora.
Tra i motivi dell’iscrizione alla specialistica, prevale il desiderio di “completare e arricchire la propria formazione” (63,9%), ma ci sono anche 33 laureati su cento che considerano la scelta “quasi obbligata per accedere al mondo del lavoro”.
Come viene, infine, considerata la specialistica rispetto al percorso triennale appena concluso? Per 75 laureati su cento la specialistica viene considerata come il proseguimento naturale della laurea di primo livello; per il 21,6% dei laureati “rientra nel settore disciplinare del corso triennale”.

Il profilo dei laureati senesi nel 2006
Il IX Profilo AlmaLaurea ha coinvolto gli oltre 185mila laureati nel 2006 di 41 Atenei italiani tra i 49 aderenti al consorzio.
I laureati dell’Università di Siena coinvolti nell’indagine sono 3.509, così suddivisi:
– 2.554 laureati post-riforma (tra cui 2.116 di primo livello, 306 delle lauree specialistiche e 132 delle lauree a ciclo unico, ovvero le lauree in Farmacia, Medicina, Veterinaria, Odontoiatria );
955 laureati pre-riforma.

Età alla laurea, fuori corso e frequenza delle lezioni
La Riforma, per effetto della riduzione della durata legale del percorso di studi, ha contribuito ad abbassare l’età media alla laurea: per i laureati di primo livello è di 25,8 anni contro i 28,8 anni dei laureati pre-riforma. Nel caso di Siena l’età alla laurea dei laureati di primo livello è più alta (27,6 anni), mentre i laureati pre-riforma raggiungono il traguardo in media a 28,8 anni, in linea con la media nazionale. Il dato si spiega con la presenza consistente dei laureati nelle professioni sanitarie (pari a quasi un quarto di tutti i laureati di primo livello), persone già al lavoro che si sono iscritte ai corsi di primo livello, dunque, in età più avanzata, e che completano il ciclo di studi oltre i 32 anni.

I laureati di primo livello dell’Ateneo di Siena sono più regolari negli studi rispetto alla media nazionale. Nel passaggio dal vecchio al nuovo ordinamento, i laureati in corso lievitano dal 2% (pre-riforma) al 59% di primo livello. La percentuale dei regolari di primo livello è notevolmente superiore rispetto alla media nazionale dei laureati in corso di primo livello (45%).

La riforma universitaria ha portato anche ad un aumento dei laureati che frequentano regolarmente le lezioni: l’assiduità alle lezioni coinvolge il 70% dei laureati di primo livello.

Origine sociale
I laureati dell’Università di Siena, nel loro complesso, vengono soprattutto da famiglie dove il titolo di istruzione superiore entra per la prima volta in casa: il 71,4% ha entrambi i genitori non laureati; una percentuale che sale al 73,7% per i laureati post-riforma, confermando ciò che la Riforma ha reso possibile, ovvero un allargamento dell’accesso agli studi universitari a fasce di popolazione meno avvantaggiate. Il fenomeno trova riscontro anche nell’aumento dei laureati senesi di primo livello con la Maturità tecnica (il 31,4% rispetto al 25,8% pre-riforma), che raggiungono quelli con il diploma scientifico (32,3%).

Stage, tirocini ed esperienze di studi all’estero
Nel passaggio dai laureati pre-riforma ai laureati di primo livello aumenta in modo consistente la quota di chi ha svolto tirocini e stage riconosciuti dal corso di studi: dal 18,9% al 64%. I laureati senesi di primo livello coinvolti in tali esperienze sono più della media nazionale, che è del 58%.

Un aspetto importante della formazione universitaria, che viene penalizzato nel passaggio dal vecchio al nuovo ordinamento, è rappresentato dalle esperienze di studio all’estero. Il fenomeno, dovuto alla riduzione della durata del percorso di studi, si riscontra nel complesso dei laureati AlmaLaurea e trova conferma, sostanzialmente con gli stessi valori, anche nei laureati senesi. La partecipazione a programmi di studio all’estero risulta infatti inferiore fra i laureati triennali rispetto ai colleghi pre-riforma. L’esperienza di studio all’estero coinvolge 15 laureati del vecchio ordinamento su cento (12 con programma Ue) e 8 laureati su cento di primo livello (6 con programma Ue), in linea con la media nazionale.

Il giudizio dei laureati sull’esperienza universitaria
Il 92% dei laureati dell’università di Siena, pre-riforma e triennali, si dichiara complessivamente soddisfatto del corso di studi, una percentuale ben superiore alla media nazionale. Con punte più elevate tra i “decisamente” soddisfatti: il 43,7% contro il 36,2% nei pre-riforma, il 45,3% contro il 35,2% nei laureati di primo livello.

I laureati di primo livello di Siena promuovono i rapporti con i docenti, le aule, le biblioteche (giudicate in modo positivo dall’87% dei senesi contro il 79% della media nazionale). Il 45% giudica invece in numero inadeguato le postazioni informatiche (ma la media nazionale è del 52%).
Alla domanda se si iscriverebbero di nuovo all’Università risponde “sì”, ed allo stesso corso dell’Ateneo, il 72% dei laureati pre-riforma (contro il 66% del complesso) e il 76% dei laureati di primo livello (contro il 68% del complesso). Una percentuale che aumenta considerando anche i laureati che si riscriverebbero all’Università di Siena, ma cambiando corso (rispettivamente il 12% e l’8%).

Le intenzioni dopo la laurea
Fra i laureati pre–riforma l’intenzione di proseguire gli studi riguarda 52 laureati su cento (11 con un master universitario). La percentuale lievita 77% nel collettivo dei laureati di primo livello (contro il 79,5% della media nazionale). La gran parte dei laureati triennali senesi che ha espresso queste aspirazioni formative punta ad una laurea specialistica: il 63%.