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La Casa della Libertà su “Nuove Acque” e Nassirya

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La Casa della Libertà su “Nuove Acque” e Nassirya

AREZZO – In una conferenza stampa che si è svolta stamani, i gruppi di opposizione hanno presentato un atto di indirizzo sui “gravissimi problemi sorti con la privatizzazione del servizio idrico che annualmente colpisce i cittadini di Arezzo, con tariffe esose, ingiustificate e destinare ad aumentare”. L’occasione si è prestata anche a un’analisi della situazione politica conseguente alle polemiche Sindaco – Verdi sul monumento ai caduti di Nassirya.
“Vorrei dire due parole che esulano dal problema specifico – ha esordito Paolo Enrico Ammirati (An) – ma che coinvolgono l’attualità e confermano quanto questa sia una Giunta nella quale il pastore non riesce a tenere a bada le pecore. Con le presa di posizione di Tulli sull’inopportunità di un monumento alle vittime di Nassirya, siamo all’ennesimo esempio di dichiarazioni di esponenti di sinistra prese, evidentemente, senza una procedura di consultazione con gli alleati alle quali il Sindaco risponde facendo leva su uno strumento giuridico inesistente: la sospensione. Delle due l’una: o si procede alla revoca di deleghe a un assessore, certificando così la fine di un’esperienza politica, o non si fa nulla. In una maggioranza sgangherata come questa, quello che più preoccupa è la preponderanza della sinistra, una condizione che determina la paralisi della città e la politica degli annunci sul faremo senza che a questi segua la concretezza delle cose”.
“Il fatto che la maggioranza al Comune di Arezzo – ha proseguito Francesco Francini (Udc) – si perda dietro a fatti come la sospensione di un partito dalla coalizione, ci preoccupa perché si perdono di vista i veri problemi che pesano sulle tasche dei cittadini, e Nuove Acque ne è l’esempio più evidente. Nel nostro atto di indirizzo, facciamo la proposta di un gruppo tecnico che valuti la fattibilità della risoluzione contrattuale con il partner privato: è un percorso sul quale, se registriamo consensi di altre parti politiche, ben vengano”.
“Il dato politico che vogliamo evidenziare – ha sostenuto Gianni Cantaloni (Fi) – è che tutti i partiti della Casa della Libertà sono convenuti sul testo dell’atto di indirizzo che oggi presentiamo e che ha trovato l’avallo anche dei vertici regionali. La privatizzazione del servizio idrico ha portato a tariffe insostenibili: 355 euro per ogni famiglia di 3 persone con un aumento stimato di 7 euro ulteriori annuali. A Massa, per fare un confronto, se ne pagano 98. Gli aretini, dunque, si sobbarcano l’acqua più cara d’Italia. La nostra proposta è quella di invitare Sindaco e Giunta a nominare un pool di lavoro costituito da tecnici qualificati e legali che esaminino in tempi rapidi tutti gli aspetti giuridici, contrattuali ed economici per giungere alla rescissione del contratto con il socio privato. Entro il 30 aprile, infatti, il Comune può fare valere la propria opzione di riscatto, senza penali, per riappropriarsi del servizio. Inoltre, visto che sembra che questa parola d’ordine appartenga solo alla sinistra, vogliamo essere promotori di un coinvolgimento partecipativo degli aretini per il tramite di un referendum consultivo, a termini statutari, sulla gestione del servizio idrico”.
“Non ci siamo certo svegliati stamani – ha rilevato Giuseppe Matteucci (Fi) – su questo grave problema ma sono anni che combattiamo la scelta dell’allora Sindaco Ricci e lo faremo fino in fondo”.
“Anche in Regione – ha concluso Rossella Angiolini sempre per Forza Italia – abbiamo sollevato la questione presentando una mozione con la quale chiedevamo una valutazione complessiva dei problemi e dei costi sociali susseguenti a un’eventuale ripubblicizzazione del servizio idrico. Nel contempo, abbiamo votato con la maggioranza contro una mozione dei Rifondazione Comunista che chiedeva l’immediata ripubblicizzazione senza questa fase propedeutica di verifica da noi indicata come essenziale. Poi, però, la maggioranza ha affossato anche la nostra mozione nella quale, tra l’altro, chiedevamo una disamina dei costi tariffari complessivi, nonché singolarmente presi, che gravano in maniera così inadeguata sui cittadini. Indicavamo come elemento di immediata decurtabilità la quota fissa che chiunque deve pagare a ogni bolletta anche se lascia chiusi tutti i rubinetti di casa e che ammonta a ben 50 euro ma non ci fermavamo a questa auspicando uno studio attento di tutte le voci che vanno a comporre quei 355 euro di cui parlava Gianni Cantaloni. Certamente, una delle cause di un servizio così oneroso, è la quota di consulenza che il Comune sborsa al partner privato, un errore di fondo dal quale ci auguriamo che gli aretini siano dispensati in tempi brevi”.