Home Attualità Economia La ripresa c’è ma ad Arezzo è arrivata più tardi

La ripresa c’è ma ad Arezzo è arrivata più tardi

0
La ripresa c’è ma ad Arezzo è arrivata più tardi

AREZZO – La ripresa c’è ma ad Arezzo è arrivata più tardi. “IL mese di svolta – commenta Mauro Patrussi, Presidente Cna Arezzo – può essere individuato in settembre ed il ritardo è imputabile ai problemi del settore orafo e alle difficoltà della piccola e media impresa. Il segnale positivo è arrivato l'ultimo trimestre del 2006 con un incremento produttivo del 4,4% che riguarda ogni settore e tutte le dimensioni aziendali e che consente di portare il consuntivo 2006 dell’industria manifatturiera vicino al pareggio (-0,7%)”.
I dati positivi sono legati specialmente all’export dei settori tradizionali: oreficeria e metalli preziosi, moda, meccanica. Nel settore artigiano continua una fase fortemente critica come dimostra nel 2006 il consistente calo del fatturato pari al 2,6% legato al manifatturiero, con una forte incidenza dell'oreficeria. Vanno meglio l’edilizia ed i servizi.
“Un aspetto interessante – sottolinea Patrussi – è rappresentato dalle trasformazioni della struttura produttiva. Diventano sempre più importanti le società di capitale, primo sintomo di irrobustimento organizzativo. Siamo quindi cautamente ottimisti di fronte ai risultati presentati nella recente Giornata dell’Economia. Emergono infatti i segnali di un'economia provata da lunghi anni di crisi ma anche proiettata con fiducia verso un possibile rilancio e comunque dotata di forte capacità di resistenza. In sostanza, pur attraversando un periodo delicato, le imprese hanno continuato a guardare avanti e ad investire”.
In questa fase i sistemi locali devono dare prova di capacità di alleanza e cooperazione, di saper "fare insieme" su obiettivi specifici superando i limiti della frammentazione e del particolarismo.
“Non sono quindi d’accordo – precisa il Presidente di Cna – con le analisi che addossano tutte le responsabilità alle imprese manifatturiere e alla specializzazione del sistema produttivo aretino. Occorre infatti superare la frammentazione del sistema coinvolgendo tutti i soggetti, a partire dalla Pubblica Amministrazione. Se un problema fondamentale è quello dell’innovazione, non dobbiamo commettere l’errore di pensare che questo possa realizzarsi solo in settori hi-tech. Inoltre non vanno dimenticati i problemi di “sistema”. E su questo punterei il dito sull’inefficienza delle utilities ma anche sulle infrastrutture e sulla Pubblica Amministrazione. La produttività, l’efficienza e la competitività sono il nodo dell’economia aretina, così come di quella nazionale. Noi imprenditori dobbiamo crescere, aggiornarci, modernizzarci, ma contiamo di vedere altrettanto impegno anche altrove”.
E Patrussi punta il dito verso il sistema politico: “abbiamo alle spalle anni di promesse e modernizzazioni mancate, d’incertezza normativa, di continui cambiamenti delle regole fiscali, di imposizioni e tassazioni che continuano a gravare sulle nostre aziende. Il sistema delle imprese dimostra forte voglia di fare, risultati, rischio, maturazione della mentalità imprenditoriale, anche nelle nuove generazioni. Le seconde e terze generazioni hanno ormai capito l’importanza di essere non solo imprenditori, ma anche manager illuminati e aperti. Ma non basta: occorrono le reti fisiche, cioè infrastrutture, reti virtuali e intellettuali. Un passo cruciale è legato ad una seria conclusione del federalismo fiscale. Sono convinto che le comunità locali possono fare molto per migliorare il clima e gli strumenti per lo sviluppo del territorio. Ma in un paese dove la quasi totalità delle risorse finanziarie continua ad essere gestita dal centro non restano molti spazi”.