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Legambiente: proposte per far fronte alla siccità

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Legambiente: proposte per far fronte alla siccità
Acqua

FIRENZE – Domani 15 maggio, il consiglio regionale si unirà per discutere la proposta di legge 180 “Norme per l’emergenza idrica e per la prevenzione della crisi idropotabile”, le cui linee guida principali sono state presentate oggi durante la Conferenza regionale sull’emergenza idrica “Il valore dell’acqua” che si è svolta all’auditorium del Consiglio regionale. L’emergenza è dichiarata dall’autorità di Ato. Compito dei gestori, che lavorano in sinergia con gli Ato, è la stesura dei Piani operativi di emergenza. Le province, qualora venga dichiarato lo stato di emergenza, intervengono per sospendere il rilascio di nuove concessioni e autorizzazioni al prelievo idrico per usi diversi da quello idropotabile e emanano provvedimenti di limitazione per gli stessi usi idrici. A tal proposito Federico Gasperini, responsabile acque di Legambiente Toscana afferma: “l’aspetto più importante è che nella relazione di accompagnamento alla legge si riconosca che la materia ha necessità di essere ridefinita e già si sta lavorando ad un testo ordinario di legge che riguardi il governo di tutte le acque. Legambiente è un po’ di anni che ne sostiene la necessità. Bisogna fare i conti con una situazione complessa anche soprattutto su scala globale, attraverso politiche adeguate è necessario arrestare i cambiamenti climatici in atto che hanno poi ripercussioni su scala locale, basta vedere la diminuzione delle portate dell’Arno: tradotto questo vuol dire che abbiamo e avremo meno acqua a disposizione, per tutti gli usi. In questo quadro è quindi necessario cambiare la politica di pianificazione della risorsa passando dalla politica della domanda a quella della gestione della risorsa disponibile, diminuendo i consumi e incrementando l’efficienza degli usi. A partire dal mondo agricolo: è necessario cambiare il modo di produrre riconvertendo verso colture meno idroesigenti, cambiando modalità e incrementando l’efficienza di irrigazione. Chi sceglie questa strada ovviamente va aiutato, ad esempio con strumenti di agevolazione fiscale. Altro aspetto poco trattato è il funzionamento della bonifica. Il reticolo della bonifica butta via in tempo reale milioni di metri cubi di acqua dolce, e poi per vari mesi l’anno si attinge alle falde per irrigare i campi, con enormi costi anche energetici, costi talvolta maggiori del valore del raccolto. Questo non è sostenibile”. Aggiunge Gasperini “sarebbe possibile invasare l’acqua nelle zone più basse delle pianure bonificate, diminuendo le idrovore, utilizzando di preferenza terreni demaniali che diventino aree a servizio della natura e dell’agricoltura. Ma non finisce qui c’e anche la pianificazione urbanistica, i piani strutturali dei comuni, prima di dare il via a nuove urbanizzazioni, di solito attuate per incrementare l’offerta turistica, dovrebbero tener conto della quantità di risorsa idrica che hanno a disposizione sul proprio territorio.Ci sarebbe poi da parlare di risalita del cuneo salino, di spiagge che spariscono: tutto è collegato. Anche l’industria deve fare la sua parte investendo in ricerca per chiudere i cicli ed utilizzare risorsa idrica di minor pregio. Bisogna impegnarsi affinché si adottino comportamenti atti a conseguire obiettivi di risparmio e tutela e un regolamento che dia linee di indirizzo per la diminuzione dei consumi. Usare comportamenti virtuosi, che rendono un servizio alla collettività e all’ambiente vanno premiati, mentre con il sistema attuale si rischia che i cittadini vedano aumentarsi le tariffe. Questo sistema non regge da qualunque parte lo si guardi ed è contrario ai principi base della sostenibilità:la risorsa idrica non può essere governata con logiche privatistiche. E poi a proposito di tariffe, il sistema va rivisto per tutti gli usi: sia nel settore delle acque minerali dove all’origine l’acqua è pagata troppo poco rispetto ai guadagni, sia nel settore agricolo dove l’acqua per irrigare non può essere venduta a forfait per poche lire, sia in altri settori produttivi dove conviene usare l’acqua pregiata di falda perché costa meno rispetto alle acque reflue depurate che andrebbero riutilizzate. Si deve pagare l’acqua che si utilizza, pagarla in modo adeguato al valore che ha oggi questa risorsa, introducendo un sistema di “premi” e penalità in base ai consumi e agli abusi. E le sanzioni? Il sistema sanzionatorio è giusto che ci sia e sia efficiente. Tutto il sistema dei controlli preventivi fatti dagli enti locali e dalle forze dell’ordine va migliorato fornendo risorse per personale e mezzi per espletare al meglio il servizio. Il recente report “Fiumi e legalità” di Legambiente e del Corpo forestale dello Stato ha dimostrato che la pratica del prelievo abusivo dai corsi d’acqua è molto diffuso tra l’altro la Toscana appare in questa classifica poco virtuosa”.Conclude lo stesso Gasperini: “l’ammodernamento delle reti di adduzione e distribuzione degli acquedotti è una grande opera pubblica necessaria deve essere riconosciuta come tale anche se da meno “visibilità politica” rispetto ad altre infrastrutture, e deve trovare le giuste risorse economiche (ad esempio in finanziaria o nei fondi strutturali) per potere essere realizzata in tempi certi”.

Articlolo scritto da: FONTE: Legambiente