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Le preoccupazioni del WWF sullo zuccherificio Sadam

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AREZZO – "Nei giorni scorsi si è occupata della riconversione dello zuccherificio ex-Sadam di Castiglion Fiorentino la Presidente nazionale del FAI G.M. Crespi, che risponde alle preoccupazioni del Sindaco, ma anche di gran parte dei cittadini, dando la benedizione all’operazione nel suo insieme, ma senza tuttavia esprimere il minimo dubbio, neanche sulla questione centrale della sua sostenibilità ambientale.
Invece noi di perplessità, e preoccupazioni, ne abbiamo molte, pur condividendo la necessità di trovare alternative economiche e rinnovabili al petrolio ed ai combustibili fossili in genere, una soluzione ormai urgente per fare fronte al riscaldamento globale. Potremmo essere d’accordo nel valutare che la sostituzione attenta e cauta delle coltivazioni agricole attuali, cariche di inquinanti chimici, con coltivazioni dedicate a biomasse a scopo energetico, a più basso uso di fertilizzanti e pesticidi, potrebbe rappresentare un miglioramento significativo per la qualità ambientale delle nostre campagne. Ma è risaputo che per rendere sostenibile, anche economicamente, un apparato di questo tipo, è necessario procurarsi la materia prima il più possibile vicino, per risparmiare sui costi anche ambientali del trasporto. E dunque, come fare fronte alle inaudite quantità di biomassa agroforestale richiesta da una centrale di quelle dimensioni, attingendo alle risorse presenti nel raggio di qualche decina di kilometri?
Stando alle informazioni diffuse dai proponenti, in questo modo si dovrebbe procurare la metà del fabbisogno previsto, l’altro 50 % dovrebbe provenire dall’olio vegetale di palma, importato da migliaia di km di distanza. Dal 2002, nell’Unione Europea, stimolate anche da sovvenzioni, le importazioni di olio di palma sono aumentate del 65%, si tratta di un combustibile relativamente abbondante, che costa solo 550 dollari a tonnellata e richiede poche modifiche agli impianti per poterlo utilizzare (Greenreport,02.04.07). Il prezzo estremamente basso e competitivo comporta un alto prezzo ambientale in Indonesia e Malesia, dove si disboscano paludi e torbiere per coltivare un quarto delle palme da olio del mondo. Questi disboscamenti, insieme agli incendi delle foreste pluviali comportano ogni anno 2 miliardi di tonnellate di CO2, la seconda causa di emissioni di gas serra dopo le emissioni da combustibili fossili! Dunque, per procurarci olio vegetale a basso costo e rendere ‘sostenibile’ il nostro consumo di energia, faremmo pagare un prezzo altissimo all’ecosistema mondiale: ma è vera sostenibilità, o una finzione da salotto?
In questi giorni poi una dalla relazione dalla commissione Onu Sustainable Energy mette in relazione l’accresciuta richiesta di olii vegetali con l’aumento a livello mondiale dei prezzi dei cibi. Lo stesso fa il FAO Food Outlook, secondo il quale la spesa per le importazioni alimentari è già in
aumento a livello globale proprio a causa dell’accresciuta domanda di biocarburanti.
Con la produzione globale di bioenergie in crescita, c’è il pericolo che risorse come acqua e terreni siano sottratte alla produzione alimentare e dirottate a quella dei biocombustibili.
Secondo gli esperti Onu, i rincari del mais registrati nel 2006 e 2007 sono dovuti a questo meccanismo: «Più aumenta la domanda di biocombustibili, maggiore è la quantità di risorse (terra, acqua, ecc.) destinate alla produzione di olii vegetali e tolte a quella alimentare, tanto maggiori saranno i rincari sui prezzi dei cibi».
A questo punto noi diciamo: cautela, e attenzione. L’Italia è tuttora una grande potenza economica, le conseguenze delle scelte che facciamo qua possono avere effetti tremendi in parti del mondo che non ci immaginiamo nemmeno, e tutti ne portiamo la responsabilità, come consumatori e come cittadini."

Articlolo scritto da: WWF AREZZO