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Legno e arredo: il direttivo nazionale ad Arezzo

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AREZZO – Si è svolto lo scorso venerdì 15 giugno e ha avuto lo scopo di fare il punto sulla situazione del rinnovo del contratto di lavoro. Si tratta del Direttivo Nazionale della Federazione Legno e Arredo, che si è riunito per la prima volta ad Arezzo alla presenza dei rappresentanti di tutte le 20 regioni italiane e dei presidenti provinciali e regionali. A parlare del tema centrale della giornata, il rinnovo del contratto di lavoro e il programma degli incontri con le parti sindacali per definirne i termini entro il prossimo settembre, anche il Presidente Nazionale della Federazione Legno e Arredo Angelo Fantin e il Segretario Generale Guido Cesati.
‘Durante l’incontro con il Direttivo Nazionale è stato anche affrontato il delicato tema degli studi di settore che mettono in seria difficoltà le imprese artigiane – spiega Domenico Gambacci, Presidente della Federazione Legno e Arredo di Confartigianato Imprese Arezzo e Vice Presidente della Regione Toscana – Proprio in materia è stato predisposto un tavolo per proporre le varie modifiche da concertare con il Ministero.
E proprio nella trattativa per il rinnovo del contratto di lavoro dei lavoratori del comparto legno, si è registrata da parte della Federazione l'accoglimento di quasi tutte le richieste avanzate dai sindacati UIL, CISL, CGIL. Al tavolo della trattativa romana assieme al Presidente Nazionale Fantin ha partecipato anche Domenico Gambacci, Presidente della Federazione Legno e Arredo di Confartigianato Imprese Arezzo che spiega: “Abbiamo ritenuto legittime le richieste dei lavoratori che in questi anni hanno garantito una produttività e redditività aziendale grazie al proprio costante impegno ed adeguata professionalità e ci avviamo quindi a firmare il rinnovo senza particolari contrapposizioni “.
Grandi invece i malumori per gli attuali studi di settore giudicati dalla direzione nazionale del comparto altamente penalizzanti. “Gli studi di settore attuali sono stati costruiti senza il coinvolgimento delle Associazioni e per di più retroattivi all’anno 2006 e ciò è un fatto gravissimo che non era mai accaduto “ – continua Gambacci – Tra le principali incongruenze il fatto che non si tiene conto se l'imprenditore sia in pensione o meno e ciò come è facilmente intuibile porta a forti incongruenze nei fatturati. Inoltre uno dei principali fattori di verifica è il consumo di energia elettrica non tenendo conto del continuo adeguamento alle normative di sicurezza, è il caso per esempio di quello che accade per eliminare il problema delle polveri, le aziende hanno dovuto infatti impiantare impianti di aspirazione che consumano molta energia ma non migliorano sicuramente le perfomance produttive. Vogliamo poi parlare dei premi assicurativi ? Vengono fatte distinzioni tra assicurazioni obbligatorie e non è tutto questo è molto discutibile, in quanto le assicurazioni integrative sono una prassi ormai obbligatoria visti i notevoli rischi a cui è sottoposto l'imprenditore.
Ma la cosa che risulta essere tarata malissimo – conclude Gambacci è quello che riguarda il margine operativo lordo sulle vendite, i ricarichi imposti sono inapplicabili considerando l'aggressività di mercati emergenti e di un comparto maturo come quello del legno arredo. Gli studi di settore sono applicati alle aziende del comparto con fatturati inferiori ad 7,5 milioni di euro e ciò è fortemente penalizzante per le aziende artigiane che difficilmente riescono a raggiungere simili fatturati e perciò si preclude la possibilità di attuare politiche di mercato aggressive pena la non congruenza e coerenza e questo gioca a favore delle grandi industrie che non devono rispettare nessun limite. Perciò se non verranno eseguiti in tempi rapidi degli aggiustamenti ci troveremo tra pochi anni alla chiusura di tante piccole aziende con perdite di posti di lavoro, di tradizioni e di culture e forse questo che vuole una politica di governo come questa attuale? E’ quello che si chiedono gli artigiani del comparto..