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Per le donne in menopausa torna la Cimicifuga

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Per le donne in menopausa torna la Cimicifuga

FIRENZE – Dal mondo vegetale un dramma a lieto fine. Accusata d’improvviso di attentare alla salute e dunque messa immediatamente al bando, una pianta che le donne usano da sempre senza problemi per curare i disturbi della menopausa è stata pienamente riabilitata in questi giorni dal Ministero della Salute.
Si tratta della Cimicifuga, detta anche ‘erba delle indiane’, da mesi al centro di una battaglia convinta (e ora vinta) dell’Associazione nazionale dei medici fitoterapeuti (Anmfit), che fin da subito si è schierata contro un’autentica assurdità.
Lo scorso mese di luglio l’Agenzia del farmaco europea (EMEA) aveva infatti ufficialmente additato la Cimicifuga come potenziale veleno per il fegato. Al contrario, hanno dimostrato i medici fitoterapeuti, la pianta é stimabilissima, sempre molto ben tollerata dai pazienti e priva di significativi effetti collaterali: un solo caso di sospetta epatite in tutta Europa, attribuito alla pianta, in oltre dieci anni di uso continuativo, e peraltro senza alcuna certezza.
Paradossalmente, sottolineò l’Associazione, l’Emea dimenticava un farmaco clamorosamente epatossico come il Paracetamolo, noto antifebbrile, responsabile però annualmente di centinaia di casi di epatiti mortali, e venduto senza alcun problema.
Dunque un abbaglio macroscopico, ora rimediato da una circolare firmata da Silvio Borriello, direttore generale del Dipartimento per la sanità pubblica veterinaria, la nutrizione e la sicurezza degli alimenti.
“Valutati gli elementi disponibili e viste le posizioni assunte negli altri Paesi”, scrive Borriello a nome della speciale commissione ministeriale, “si concorda su una riammissione della Cimicifuga racemosa rizoma”. Unico avvertimento: non utilizzare la pianta in caso di malattie epatiche.
“Siamo soddisfatti di questa decisione”, commenta Fabio Firenzuoli, presidente dell’Anmit, “Purtroppo assistiamo spesso ad attacchi indiscriminati alle erbe medicinali con argomenti che hanno poco di scientifico, minano la credibilità e la serietà della disciplina, facendo volutamente, è il caso di dirlo, di ogni erba un fascio”.
C’è anche che spesso molti parlano a sproposito di rischi di adulterazione, di contaminazione, di pericolosità delle erbe per fegato e reni, o addirittura della loro inefficacia: “E’ gente incompetente”, spiega Firenzuoli, “capace solo di provocare più o meno volutamente terrorismo mediatico. Al contrario, oggi la fitoterapia è una branca della medicina, accettata dagli ordini dei medici ed insegnata all' Università. Firenze ne è un esempio. I rimedi vegetali sono dunque ampiamente sicuri, ovviamente purché usati in modo corretto”.

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