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Ticket pronto soccorso: una tassa iniqua

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Ticket pronto soccorso: una tassa iniqua

ROMA – Con la stessa velocità con cui un fulmine attraversa il cielo la notizia dell'imposizione del balzello per il pronto soccorso per i codici bianchi è scomparsa dai quotidiani.
Una tassa iniqua e inefficace. Vediamo il perché.
– Inefficace: basterebbe analizzare i dati delle regioni (es. Emilia Romagna) che avevano già imposto la tassa. L'esperienza insegna che dopo un primo periodo di diminuzione, la quantità dei codici bianchi torna ai valori precedenti all'imposizione della tassa.
– Iniqua: i "ricchi" hanno un'assicurazione sanitaria che consente l'intervento di un medico 24 ore su 24. Per una influenza il "ricco" chiama il servizio assicurativo di assistenza che esamina il problema e, se del caso, invia un medico. Sono invece i "poveri" che devono ricorrere al pronto soccorso, anche per un codice bianco che, tra l'altro, non può che essere certificato dal personale sanitario. Il medico di base, al quale si dovrebbe rivolgere il "povero", in molti casi non è disponibile per una visita domiciliare, per cui non rimane che recarsi al pronto soccorso.
A nessuno piace frequentare un pronto soccorso e, se ci si reca, si presuppone che se ne valuti la necessità. Ovvio che i pronto soccorso dovrebbero esaminare i casi, appunto, da pronto soccorso. Si tratta allora di attivare dei filtri intermedi, quali i medici di base e la guardia medica. Un tempo il medico di base (di famiglia) divideva la giornata tra visite domiciliari e studio. Oggi non è più così. Occorre tornare al passato per guardare al futuro!
In Germania i medici di base vengono penalizzati economicamente se i propri assistiti ricorrono al pronto soccorso per un codice bianco. In Italia, invece, si preferisce penalizzare i pazienti bisognosi.

Articlolo scritto da: Aduc