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Tifoso ucciso a Arezzo: oggi l’autopsia

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Tifoso ucciso a Arezzo: oggi l’autopsia

AREZZO – E' prevista per oggi pomeriggio l'autopsia sul corpo di Gabriele Sandri, il tifoso laziale rimasto ucciso ieri da un colpo di pistola in un'area di servizio sull'A1 ad Arezzo dopo che un agente di Polizia aveva esploso due colpi per sedare un tafferuglio. Nell'arco della giornata proseguirà la ricostruzione della vicenda da parte degli investigatori, in attesa anche degli esiti delle perizie balistiche e dei rilievi svolti dalla polizia scientifica nell'area di servizio. Ieri l'agente di polizia era stato ascoltato per tutto il giorno dal pm che conduce le indagini, Giuseppe Ledda. Ascoltati anche i quattro tifosi laziali che si trovavano in auto con la vittima.

Intanto alcuni tifosi, in segno di cordoglio, hanno eretto un piccolo mausoleo sull'autostrada per ricordare il giovane ucciso ed essere così vicini alla famiglia: su un cartello che indicava l'area di sosta dell'autostrada che è stata teatro della tragedia, i compagni hanno voluto lasciare sciarpe e lettere indirizzate a Gabriele.

Nel frattempo, dal mondo politico e dalle istituzioni continuano ad arrivare commenti e prese di posizione. Dopo l'intervento del ministro Amato oggi è stato il turno del Presidente della Camera, Fausto Bertinotti, che ha invitato gli inquirenti a compiere indagini limpide: «In una vicenda come questa si farebbe malissimo a occultare la verità – ha detto Bertinotti -. Bisogna affermare la verità e quando ci sono delle responsabilità bisogna evitare che queste diventino memoria collettiva nei confronti delle forze dell'ordine, e vengano punite, così da ripristinare una credibilità ed una fiducia. In Italia la verità fa troppa fatica ad affermarsi. In una società violenta le forze dell'ordine devono essere elemento di garanzia assoluta che difende i cittadini, non un qualcosa di cui aver paura. Io non ho il minimo dubbio che la maggior parte degli operatori delle forze dell'ordine siano dedite e caratterizzate da una cultura democratica, ma quando accadono cose che sembrano dire il contrario bisogna intervenire». Dunque, sottolinea il presidente della Camera, «non c'é nessuna ragione per criminalizzare alcuno. Ci può essere tutta la condivisione dell'errore umano. Ma questo non può confondersi con l'oscuramento della responsabilità».

Articlolo scritto da: Giuseppe Orfino