Home Attualità Una firma per stoppare il falso Made in Italy

Una firma per stoppare il falso Made in Italy

0

AREZZO – Uniti per difendere il made in Italy. Coldiretti e Slow Food si alleano anche in terra aretina per chiedere un’etichettatura trasparente degli alimenti. Lo fanno invitando i consumatori a sottoscrivere l’appello lanciato insieme, a livello nazionale: un appello che rivendica i diritti in parte già acquisiti con la legge 204: conoscere la provenienza geografica di ciò che approda quotidianamente sulla tavola e poter scegliere il prodotto che meglio interpreta la tradizione e l’identità di un territorio, quello che, più degli altri, garantisce qualità, salute e benessere.
L’obiettivo quindi è difendere la legge ferma-frodi, che Coldiretti, a suo tempo, ha promosso, voluto e sostenuto con un milione e mezzo di firme, dagli attacchi dell’Unione Europea, decisa ad eliminare l’obbligo di apporre la dicitura “italiano” su alcuni prodotti tipici dell’agro-alimentare made in Italy.
In provincia di Arezzo, l’iniziativa volta a stoppare il “falso nel piatto” decolla in occasione del Mercatale, la vetrina che, in Toscana, è diventata il simbolo della tipicità locale e della filiera corta, dove a garantire al consumatore la qualità è il rapporto diretto con il produttore.
La prima occasione, sabato 12 maggio a Montevarchi in piazza Varchi, dalle 8 alle 13, dove sarà allestito uno stand per la raccolta delle firme
“I mercatali rappresentano un’ ottima occasione di incontro con i consumatori a cui chiediamo di sostenere con una firma l’appello rivolto da Coldiretti e Slow Food ai parlamentari italiani di tutti gli schieramenti, che invitiamo a difendere la legge sull’etichettatura trasparente e a farsi portavoce, in tutti i paesi dell’Ue, della valorizzazione dell’identità agro-alimentare”, spiega Tulio Marcelli, presidente dell’organizzazione agricola aretina, esprimendo viva soddisfazione per il primo obiettivo centrato: il recente decreto salva-olio. “Lo riteniamo un valido aiuto per combattere frodi e sofisticazioni. L’indicazione dell’origine in etichetta è una necessità per fornire una corretta informazione, ma anche per combattere l’omologazione degli alimenti, delle culture, dei saperi e la delocalizzazione delle attività produttive. E’ lo strumento con cui ogni popolo, che vuole tutelare le sue specificità, può rendere riconoscibili sui mercati internazionali i suoi prodotti e valorizzare il suo territorio. Non solo. E’ anche un mezzo efficace per recuperare il vasto mercato del falso made in Italy e per promuovere uno sviluppo diffuso, equilibrato e sostenibile”. “E’ incredibile che, mentre si lavora per migliorare la consapevolezza dei consumatori e da questi si alza una domanda sempre più forte di conoscenza, il legislatore risponda con provvedimenti che contribuiscono a creare confusione. Ognuno di noi ha diritto di sapere cosa compra, quali economie sta sostenendo con le sue scelte, quanti chilometri fanno i prodotti che mangerà”, aggiunge Luca Fabbri dello Slow Food.
Non è un caso quindi che il pressing sull’Ue sia partito dall’Italia, paese che vanta una leadership nella qualità alimentare. Come non è un caso che, proprio dalla Toscana, in passato sia arrivato una abbondante fetta di quel milione e mezzo di firme esibite per chiedere e ottenere la legge 204.
Nella nostra regione, allora, la provincia di Arezzo, dove sono state raccolte oltre diecimila firme, ha fatto la parte del gigante.
A distanza di poco più di tre anni i consumatori aretini, sollecitati da Coldiretti e Slow Food, tornano a mobilitarsi per difendere il loro prezioso forziere ricco di prodotti di qualità.