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Vicenda Atam-Lfi: netta contrarietà dei gruppi dell’opposizione

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Vicenda Atam-Lfi: netta contrarietà dei gruppi dell’opposizione

AREZZO – I gruppi di opposizione An, Fi e Udc hanno espresso le loro valutazioni critiche in merito al progetto di fusione Atam-Lfi nel corso di una conferenza stampa durante la quale erano presenti: Stefano Baldi e Giuseppe Matteucci per Forza Italia, Paolo Enrico Ammirati per Alleanza Nazionale e Francesco Francini per l’Udc.
“Scelte diverse potevano essere adottate – ha esordito Giuseppe Mattuecci (Fi) – perché se un’azienda locale di trasporti non è certo fonte di ricchezza per un’amministrazione, regalarla come fa la Giunta Fanfani ci sembra una politica inopportuna. E per scelte diverse intendo: rendere efficiente l’officina, aumentare i chilometri di corsie preferenziali, adottate parcheggi scambiatori. Qui è stato pensato solo un fantomatico studio di cui non si conoscono neanche i risultati. L’unica cosa risaputa è che erano stati stanziati per lo stesso ben 50mila euro. Non si conosce invece il destino dei 118 dipendenti che passeranno dall’attuale contratto a quello dei dipendenti LFI, peggiorativo, avranno vita e abitudini sconvolte, visto che l’azienda Lfi serve i comuni di tutta la provincia di Arezzo e non solo. Di sicuro aumenteranno i biglietti: la presenza dei privati nel capitale LFI determinerà infatti scelte tariffarie inevitabilmente sulla scia di quanto già avvenuto per Nuove Acque”.
“I dati sono evidenti – ha aggiunto Paolo Enrico Ammirati (An) – la cessione di un ramo dell’azienda Atam è stato fatto per 9milioni di euro, una cifra risibile visto che in questa vengono compresi: il deposito, 54 mezzi, tra i quali i nuovi a metano, 2 mezzi Mercedes, i mezzi adatti ai portatori di handicap, i 12.300 metri quadrati di terreno circostante la sede, la palazzina presso la stazione e l’uso gratuito del capannone officina. Lfi si accollerà 1 milione e 800mila euro annui lordi di debiti di cui ben 600mila derivanti dalla sola gestione dell’officina. È mancata totalmente una strategia di salvataggio dell’Atam, è mancata una valutazione complessiva della convenienza dell’operazione. Noi avevamo pensato a una holding costituita da Atam parcheggi, Atam carburanti e Atam officina che desse luogo, ad esempio, alla metanizzazione del parcheggio del deposito, da adibire a sito di distribuzione carburanti per tutti, a garanzia di entrate certe. Non dobbiamo poi dimenticare che il Comune di Arezzo in LFI ha un misero 7% di azionariato: significa abdicare da ogni strategia di gestione della mobilità urbana le cui politiche verranno decise altrove. Senza considerare che già ora Arezzo ha il 20% in meno di contributi regionali per il trasporto pubblico rispetto alle altre città toscane, a conferma di un vuoto politico della città, sempre più satellite rispetto ad altre province dove politica ed economia a braccetto fanno ricadere ingenti flussi di denaro sul tessuto socio-economico. La riduzione dei salari dei dipendenti, infine, è sicura perché se il contratto nazionale è lo stesso, il secondo livello di contrattazione decentrata spesso determina dei gap salariali anche notevoli: è questo il caso e a rimetterci saranno i lavoratori dell’Atam”.
“Si perde un patrimonio storico che ha accompagnato la crescita di Arezzo – ha dichiarato Francesco Francini (Udc) – e questo genera in noi smarrimento e rabbia. Il centrosinistra smentisce in modo clamoroso se stesso e i suoi proclami: primo, non va certo incontro con la cessione dell’Atam agli interessi dei cittadini, specie di quelli più deboli; secondo, sbatte la porta di fronte ai sindacati che uniti avevano chiesto un incontro con la Giunta. È un ‘niet’ pronunciato alle categorie che il centrosinistra afferma di rappresentare, evidentemente solo a parole. Il caso in questione non è certo paragonabile alla vendita di Afm grazie alla quale abbiamo garantito servizi migliori, costi contenuti dei farmaci, mantenimento dei livelli contrattuali dei dipendenti e un spesa mirata degli introiti per il miglioramento della città che è sotto gli occhi di tutti”.
“Il trasporto pubblico locale – ha concluso Stefano Baldi (Fi) – è già al minimo, con questa svendita il centrosinistra pone Arezzo fuori dal tavolo dove verranno decise le scelte strategiche. Scelte, queste ultime, che saranno prese a Siena o altrove e che incideranno sui nostri concittadini che rischiano di essere privati di un servizio che si caratterizza anche per la sua valenza sociale”.